Per non dimenticare

La madre (e le zie) di Jane Eyre


Nate da genitori con una gran passione per la letteratura, Charlotte (21 aprile 1816), Emily (1818) e Anne (1820) Brontė sono tre di sei fratelli, figli di un rigoroso pastore anglicano dello Yorkshire. La loro madre muore quando Anne ha solo un anno. Le sorelle maggiori, Maria ( 1813) e Elizabeth (1815), muoiono presto, in collegio, di tubercolosi. Gli orrori di queste scuole per poveri, dure e malsane, saranno descritti da Charlotte in “ Jane Eyre”.Branwell (1817), l'unico maschio, viene creduto a lungo dalla famiglia dotato per la pittura, mandato a Londra alla Royal Academy e poi a Bradford: ma si rivela ben presto un fallito e si rovina con l'oppio e l'alcool. Le tre sorelle si guadagnano da vivere mettendo a frutto la buona cultura che il padre ha comunque fornito loro, lavorando come istitutrici presso famiglie benestanti.Ma fin da piccole, insieme al fratello, si sono dilettate di scrivere creando saghe di fantasia e mondi alternativi letterari.Una volta diventate adulte Emily e Anne sono assai ritrose a dare alle stampe la loro produzione, ma tra alterne vicende, spesso sotto pseudonimi, pubblicano alcuni dei romanzi che iniziano a scardinare la societą vittoriana."Cime Tempestose" di Emily; "Agnes Grey" e "L'affittuaria di Wildfell Hall" di Anne; "Jane Eyre" di Charlotte."Cime Tempestose" viene giudicato "perverso", "Jane Eyre" eccessivamente passionale e anticonformista. Recensioni incredibili per le timorate, timide, oppresse signorine Brontė, verso le quali la vita č stata cosģ avara. Muiono infatti tutte e tre giovani. La sola Charlotte avrą anche una breve esperienza matrimoniale, con Arthur Bell Nicholls, il curato del reverendo Brontė, che la corteggiava da tempo. L'unione sembra serena ma dura poco. Il 31 marzo 1855 Charlotte muore per le complicazioni di una gravidanza.Ancora oggi la migliore recensione di "Jane Eyre" resta quella datane da Virginia Woolf: «La scrittrice ci tiene per mano ben stretti, ci fa vedere quello che lei vede, non ci lascia neppure un istante. Alla fine, siamo pieni del genio, della veemenza, dell’indignazione di Charlotte Brontė».