Per non dimenticare

1 gennaio - centralità della donna


Solennità di Maria Madre di Dio
"Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna" (Gal 4,4). Ora: sappiamo che la storia comincia così.Sappiamo anche che questo brano della lettera ai Galati di Paolo è più antico dei Vangeli. Era forse quello che si leggeva tra le prime comunità il giorno in cui si ricordava il Natale (che non era ancora il 25 dicembre, perché tra i Galati, certo, la festa del Solis Invictus, festa romana, non aveva molto significato e certo non tanto da doverla trasformare soprapponendovi un memento cristiano.Qundi si cominciava così, con questa frase forte, con questa DONNA centrale nella storia. Quella che amo chiamare "la storia delle storie del mondo".E' bella anche questa immagine di Giotto. Una giovane donna bionda, con le trecce legate sulla testa, il mantello fatto scivolare sulle spalle dal gesto di mettere il bambino nella culla. Nessun velo, nessun gioiello, nessun soggolo a fasciare, a nascondere, a coprire, a ricacciare nella terra dei pericolosi e degli obliati questa DONNA, la donna.Una donna giovane, bella, forte. Un profilo netto e deciso. Una consapevolezza della propria persona e del proprio ruolo.Una giovane veneta, forse (questi affreschi sono a Padova), della bellezza bionda delle donne padane. Un presepe vero, pochi anni dopo l'invenzione da parte di San Francesco. Un bue e un asino squadrati, geometrici, veri, girati curiosi e placidi verso il loro compito, la culla.Una fantesca: impensabile in una società patriarcale come quella di Giotto essere soli. Si nasce in un gruppo, la giovane madre trova aiuto, chi le insegna, chi la solleva dai compiti immediati, dalla paura, dalla solitudine.Il fantolino stretto stretto nelle fasce solleva la testa, robusto e consapevole, cerca lo sguardo delal madre. I due si guardano.Lo sguardo è drammatico, non lascia spazio altro che a briciole di tenerezza. Presto, troppo presto, la DONNA deporrà il Figlio. Non più in una culla. Ma in un sepolcro.Quegli sguardi sanno.