Per non dimenticare

Tre giorni a Pasqua


I tre giorni che precedono la Pasqua, Giovedì Santo, Venerdì Santo e Sabato Santo, hanno il nome, nella liturgia cattolica, di Triduo Pasquale. Essi costituiscono come un’unica grande celebrazione che si articola in tre distinti momenti su tre giorni solari, da tramonto a tramonto, secondo la tradizione ebraica.
Il Giovedì è destinato alla memoria dell’Ultima Cena ed è anche l’annuncio globale degli eventi pasquali e della loro finalità.Momenti importanti della celebrazione, il cui nome latino è Missa in Coena Domini, sono naturalmente la memoria e celebrazione della istituzione dell'Eucarestia e la lavanda dei piedi, atto di umiliazione e di servizio attraverso il quale Gesù insegnò anche la necessità di presentarsi mondi alla presenza di Dio.
Il Venerdì Santo non celebra il funerale di Gesù! Il colore delle vesti del celebrante non è quello viola a lutto, ma è rosso, segno della regalità e della vittoria. La chiesa fino al XII secolo amava rappresentare Gesù in croce vivo, con gli occhi aperti, con la tunica bianca del risorto o rossa del re, e sovente anche con una corona regale sul capo. La lettura della passione non è quindi una specie di elogio funebre, ma il racconto del sacrificio che porterà alla vittoria sulla morte.
Nel Sabato Santo, durante la giornata, non ci sono celebrazioni liturgiche. Nelle chiese sono allestiti i cosiddetti "sepolcri", per la meditazione della permanenza di Cristo tra i morti, a Gerusalemme, nel momento in cui anche ai suoi discepoli sembrava che la speranza del mondo fosse morta.La celebrazione si sposta alla notte, con la Veglia pasquale, vertice del Triduo. La continuità fra le tre giornate è sottolineata dal fatto che dalla messa del Giovedì fino alla conclusione della Veglia pasquale il celebrante non pronuncia l’abituale congedo dell’assemblea: i fedeli rimangono come sospesi, in attesa degli eventi che si susseguono.