Per non dimenticare

La grotta


Nei Vangeli non si fa menzione della grotta. E’ san Giustino che ne parla per la prima volta. Però sappiamo che fin dal IV secolo la grotta di Betlemme era profondamente venerata dai pellegrini (una basilica era stata costruita sopra di essa). Sant'Ireneo vede nella grotta della Natività una prefigurazione della discesa del Cristo agli inferi, dopo la sua morte e prima della Resurrezione, per strapparne i patriarchi dell'Antico Testamento.La grotta di Betlemme, la grotta che si trova sotto la croce nelle icone della Crocifissione, e gli inferi ricordano dunque tutte una medesima realtà: “La valle d'ombra e di morte” (Sal 23, 4), cioè il peccato e la morte sui quali Dio trionfa.È proprio su questo sfondo oscuro che costituisce lo sfondo della Natività su cui si staglia il bambino che giace nella mangiatoia. Questo bambino su uno sfondo d'oscurità ricorda il prologo di san Giovanni:“In lui era la vitae la vita era la luce degli uomini;la luce splende nelle tenebre,ma le tenebre non l'hanno accolta” (Gv 1, 4-5).