Per non dimenticare

Acqua e Roma


(un po' per le piogge dei giorni scorsi, un po' per esaudire la richiesta di "casalinga per caso")Una delle caratteristiche della psicologia romana fu senza dubbio la preoccupazione per le norme igieniche allo scopo di formare buoni soldati e proteggere la salute di tutti i cittadini: fin dai tempi della repubblica iniziò la costruzione di acquedotti, bagni e piscine, si presero provvedimenti atti a risanare luoghi malsani, si fecero studi per scegliere i luoghi dove costruire insediamenti urbani, vennero emanate vere e proprie ingiunzioni legali al fine di moderare l'alimentazione e di evitare malattie. Già gli Etruschi iniziarono il risanamento di alcune zone malariche attraverso canali di drenaggio che favorivano lo scolo delle acque stagnanti, e cunicoli muniti di lastre di piombo bucherellate per filtrare e depurare l'acqua. I Romani proseguirono queste opere di bonifica iniziando con la costruzione della Cloaca Massima all'epoca di Tarquinio Prisco e con la canalizzazione delle acque stagnanti nel Tevere. Fu Anco Marzio a portare per la prima volta l'acqua verso Roma, ma il primo vero e proprio acquedotto (che misurava 11 miglia romane) fu costruito da Appio Claudio nel 312 a.C.. Con il passare degli anni nella sola città di Roma si arrivò al numero di 14 acquedotti per un totale di 600 Km con una portata di ben 1,5 milioni di metri cubi giornalieri, e tantissimi altri ne furono costruiti in tutte le città più importanti dell'impero.Gli acquedotti erano in parte sotterranei e in parte scorrevano sopra strutture composte da arcate.  Altro segno della cultura romana e della sua attenzione all'igiene pubblica sono le terme, costruzioni di cui l'Urbe fu ricchissima, tanto che nell'epoca di maggior splendore se ne contavano circa 800 nella sola città. Anche se in seguito sarebbero state probabilmente una tra le cause della decadenza della civiltà romana a causa dell'uso smodato che si finì per farne, il principio che le aveva ispirate era senza dubbio positivo. I romani erano soliti bagnarsi nel Tevere già fin dai primi tempi dopo la fondazione della città; poi cominciarono ad essere costruite piscine artificiali, pubbliche e private . I lavaggi quotidiani si limitavano alle braccia e alle gambe, mentre ogni nove giorni veniva lavato tutto il corpo.Vitruvio codificò il sistema architettonico delle terme romane: l'orientamento della struttura doveva essere tale da poter ricevere il sole in certe ore piuttosto che in altre e che si doveva tenere nella giusta considerazione anche l'esposizione ai venti. I tre elementi essenziali erano le vasche di acqua tiepida, calda e fredda, ovvero il tepidarium, il calidarium e il frigidarium e quelli accessori, il laconicum (la sauna) e gli apodicteria (gli spogliatoi). Poi, a seconda della maggiore o minore lussuosità, si potevano aggiungere anche altri ambienti totalmente estranei, come la biblioteca, lo stadio o la palestra.Le donne potevano accedere alle terme di mattina, gli uomini invece da mezzogiorno fino a dopo il tramonto; gli ammalati potevano entrare anche prima dell'orario di apertura. Solitamente il trattamento iniziava con esercizi fisici, bagni di sole e massaggi; poi si passava nella vasca calda, in quella tiepida, e per ultimo in quella fredda. Infine la seduta alle terme prevedeva un ulteriore massaggio, l'unzione con balsami ed oli profumati. Numeroso era il personale che lavorava alle terme: vi erano parecchi schiavi addetti a vari servizi come l' arcarius (guardarobiere), il capsarius (cassiere), l'unctor (untore), il tractator (massaggiatore), l'alipiles (depilatore).