Arte...e dintorni

Lettere e giorni - Lavoro


Uh...che bell'argomento!A me piacerebbe molto averne uno a tempo indeterminato, ma a quanto pare la mia generazione farà fatica ad avere un simile privilegio. E di pensioni manco a parlarne...Sono nata in anni sbagliati. In anni in cui insegnare è utopico...e viene pure considerato un mestiere del piffero. I nuovi fanciullini a cui dovresti insegnare sono sempre più complicati, come più complicata è la vita di oggi. Ragazzi con problemi di affettività, con famiglie distrutte, con l'incapacità di affrontare problemi piccoli e che finiscono per essere sopraffatti. Ragazzi che si rifugiano in una protesta continua, in lotta perenne verso gli adulti che rappresentano l'autorità, che si tuffano in mode alquanto bizzarre dettate dai tempi altrettanto mutevoli.Ma alla fine per me il problema "ragazzi" è sempre limitato. Non sono mai loro il grosso scoglio, piuttosto la convivenza con altri sclerotici e stanchi colleghi.Non scrivo del mestiere dello storico dell’arte che quello è sempre stato un miraggio, un’impresa titanica. Impresa che, una volta ottenuta, ti rinfranca perché è quello che vuoi e ti affossa per gli aspetti burocratici infiniti, fatti di giri di parole e non solo.Il problema è che in questo precariato perenne, si finisce con l’avere la sindrome di Calimero. Con contratti che vanno e vengono, che possono anche non esserci affatto, come puoi prevedere un tuo futuro? Come puoi progettare, o anche solo pensare, ad una famiglia con prole?Io poi che non voglio il figlio unico è davvero impensabile allo stato attuale.Prima facendo sacrifici riuscivi a mettere anche da parte un gruzzoletto e a investire i tuoi risparmi…oggi se arrivi a fine mese è grassa. Cerco di non pensarci, ma il senso di sopraffazione mi attanaglia…