PER MANGIAR AMMAZZI?

COME E' AMARA LA GIUSTIZIA DELL'ASTICE


COME E' AMARA LA GIUSTIZIA DELL'ASTICELIBERO16 OTTOBRE 2007 Com'e amara la giustizia all'astice LUIGI SANTAMBROGIO Questa è la storia di una ragazzina diciassettenne, S. C. (le iniziali sono d'obbligo data la sua minore età), di un giudice del Tribunale dei minori (dottoressa Poli, il nome si può fare perchi sicuramente maggiorenne) e di quattro astici (il nome scientifico è homarus vulgaris ). Ecco come i tre si incrociano in una storia che si può definire assurda per come è andata a finire. Vediamola. I quattro astici e la ragazzina si incontrano in un supermercato di via Olona a Milano: S. C. è un'animalista militante, si ispira alle dottrine e alle azioni dirette dell'organizzazione Alf ( Animal Liberation Front ). Qualche giorno fa decide di salvare dalla pentola i crostacei, entra nel supermercato, si accerta che siano vivi e finge di comprarli. Poi tenta la fuga senza passare dalla cassa. Bloccata dai commessi e consegnata ai carabinieri, viene arrestata per rapina (il reato scatta quando il furto supera i 100 euro) e rinchiusa nel carcere minorile Beccaria. Nel verbale sta scritto che il reato è stato commesso +allo scopo di salvaguardare la vita degli astici e restituirli a una condizione di libertà;. S. C. resta in cella per 48 ore, in attesa che il gip decida che fare. Ed ecco entrare in scena la dottoressa Poli, giudice ( delle indagini preliminari del Tribunale dei minori. E la signora decide: la ragazzina non è pentita dell'azione, resta ferma nelle sue convinzioni animaliste estreme. E allora, in attesa del propcesso, viene messa agli arresti domiciliari. Non può lasciare l'abitazione nemmeno per scendere nel cortile dove far passeggiare i suoi due cani. E neppure ricevere visite di amici se non vuole tornare dentro. Il tutto in attesa del processo che probabilmente si farà non prima della primavera 2008. Detto così il provvedimento appare eccessivo e controproducente: si condanna la ragazzina a un isolamento completo, costringendo i genitori (lavorano entrambi), al ruolo impossibile di secondini. Perchi tanto rigore? Perchi S. C., dice il gip, non s'è affatto pentita del gesto e potrebbe reiterare il reato. Giusto, la legge è legge. E quella ragazzina ha certamente bisogno di riflettere sulla gravità dell'azione compiuta e sulle sue conseguenze. Qualche giorno in casa, sola con se stessa, non può che farle bene. C'è da dubitare, però, che mesi di isolamento possano far cambiare idea alla giovane animalista. E allora, non sarebbe più efficace un provvedimento che la obblighi, ad esempio, a prestare opera gratuita in qualche iniziativa sociale? Servire a una mensa dei poveri o fare la spesa per gli anziani del quartiere? Crediamo che anche il giudice del Tribunale la pensi così e avrà modo, ne siamo certi, di rivedere il provvedimento concedendo a S. C. dei permessi in tal senso. Ps. Nello stesso giorno in cui S. C. veniva condannata agli arresti domiciliari, dal carcere del Beccaria usciva il giovane valtellinese reo confesso di aver travolto con la moto e ammazzato il piccolo Renzo, il bimbo di tre anni. Nel consegnarlo ai genitori, il giudice lo obbligava a frequentare la scuola e si raccomandava che non venisse lasciato solo. Il ragazzo è stato accolto dagli amici con una festa. Giusto anche questo, tutti devono avere una seconda chance. Ma chi ammazza ha più diritti di chi ruba quattro astici?