Colonnello Kurtz

Mobilia & suppellettili d’arredo


Nell’ultimo anno e mezzo ho traslocato già due volte. La prima, perché andavo a convivere. La seconda perché non ne potevo veramente più di convivere. La prima volta al padrone io e la mia ex gli abbiamo rifatto casa. Quando l’abbiamo vista, senza balcone e senza ascensore, col balcone dei dirimpettai a un metro, abbiamo capito che c’era ben di che rimboccarsi le maniche. Per togliere quell’orribile ed osceno color nocciola sbiadito, le sfoglie di vernice nel bagno, per stuccare i punti dove l’intonaco cadeva a pezzi c’è voluto un mese. Di puro e semplice farsi il culo, prima e dopo il lavoro. Una roba da pazzi. Alla fine però era venuta carina e gradevole, finché è durata. Da febbraio invece la convivenza è finita e mi sono trasferito qui, 31.4mq + terrazzo, zona giorno e zona notte attaccati come lo yin e lo yang. Piccola ma confortevole. Quasi un sogno se si pensa ai fetidi e costosi tuguri che avevo visto prima (e prima o poi sul blog ci sarà qualcosa sul terrificante mercato degli immobili a Roma). Quando ho deciso di venire qui, da solo, volevo solo due cose. Sbrigarmi a renderla abitabile e vivibile, anzitutto, e poi farne un posto carino, pulito e sempre pronto ad accogliere chi volesse passare a trovarmi. Ma siccome sei in affitto, non hai budget alla Briatore per arredare una casa che tra l’altro non è nemmeno tua, e in ultima analisi non sai nemmeno quanto tempo ci starai ad abitare, già sai di dover fare i conti con estenuanti giri a Mondo Convenienza, Casa Mercato, e soprattutto all’Ikea. E siccome ti è venuta bene, senza nemmeno sapere come, ti ritrovi a fare il consulente d’arredo anche per conto terzi. Mi sono rimaste delle cose dalla casa precedente, ma ho dovuto comprare un bel po’ di cose: una cassettiera, delle lampade, dei mobili e una libreria, un televisore da 20”, tappeti, tende e bastoni per tende, copriletto, lenzuola e cuscini, contenitori e soprattutto il favoloso divano rosso da cui vi scrivo. Ho speso poco alla fine, ma il risultato  non mi dispiace affatto. Andare in questi posti, ma soprattutto da Ikea è un’esperienza tutta particolare. Se ci vai il sabato o la domenica trovi una fiumana di gente, quasi tutte coppie, che vanno a scegliersi il letto piuttosto che l’armadio. Coppie che stanno mettendo su casa. Molte di queste coppiette sono terribili. Lei che camminando a larghi passi esplora l’esposizione bocciando qualsiasi proposta del partner, completamente privo di qualsiasi autorità nelle scelte, ridotto a puro e semplice ammennicolo, protesi del loro smisurato ego. Alcune di loro portano con sé la madre a vedere stì mobili, e lì sono cazzi, davvero. Il loro occhio poco avvezzo all’estetica indugia e ammicca continuamente a paretine attrezzate in ciliegio e fòrmica color panna, cucine in massello stile arte povera (bisognerebbe dire piuttosto arte dell’orrido), osceni letti in ferro battuto “anticati” o verniciati pastello che già solo a guardarli promettono inequivocabili cigolii ogni volta che provi a farci l’amore sopra. Impiallacciati bianchi, finti bubinga, finti wenge, legni fotografati… La turpitudine umana non conosce limiti in questa discesa agli inferi. Jingle fastidiosi sparati ogni cinque minuti dagli altoparlanti, culone truccatissime che si rivolgono costantemente all’amato bene con gli appellativi di “amò”, “tesò”… Miele caramelloso nelle parole e perfide occhiate di fuoco se solo, dico solo, provano ad incrociare lo sguardo di qualche single venuta a dare un’occhiata ai mobiletti. All’Ikea, se vogliamo, le cose sono un po’ diverse. Cambia un po’ lo stile delle persone, ci sono tanti e tante single, coppie di gay o di lesbiche, qualcuno ritrovatosi evidentemente divorziato da un giorno all’altro, studenti fuori sede, signore di una certa che vengono a cercare qualcosina per la casa al mare. C’è più scelta all’Ikea, anche nei tipi umani che la frequentano. Continuo ad essere sconvolto dalla quantità di cazzatielle che tutti, me compreso,  mettono nelle borsone blu. Portavasi, tazzine, decorazioni di ogni tipo, bottigliette, insalatiere, lampade da tavolo, bambù con annessa provetta d’acqua. C’è chi compra sacchi di candeline. Una volta ci ho visto un prete che ne aveva prese un carrello pieno. E si che ogni busta ne contiene cento…In questi ultimi sette mesi ci sarò stato una decina di volte. Piano piano nuovi pezzi si sono aggiunti alla mia collezione.