Colonnello Kurtz

Uomini da rivalutare


Fiorenzo Bava BeccarisUna provocazione, certo. Ma anche una riflessione seria. L'Italia, per numerose e complesse motivazioni di ordine storico e culturale che affondano le radici nella storia medievale e rinascimentale, è un paese strutturato in conventicole, categorie, lobby, corporazioni. Ognuna di esse porta sulla scena pubblica rivendicazioni particolaristiche che, nel loro insieme, impediscono lo sviluppo del paese e ne deprimono le potenzialità. La politica, specialmente quella di destra, ha favorito lo sviluppo degli interessi particolaristici e gioca con il fuoco delle proteste di categoria, fottendosene di ogni interesse di carattere più generale del paese. Accade così che manifestazioni di tassisti, convocate e gestite al di fuori di ogni legalità, blocchino per giorni il centro di Roma; che un tentativo di riforma di un'impresa di metronotte parastatale si trasformi in un assalto al Parlamento; che uno sciopero per il rinnovamento del contratto degli autotrasportatori paralizzi l'Italia impedendo di trovare nei supermercati persino il latte per i bambini. La scena che mi ha fatto più incazzare però è stata quella delle ambulanze bloccate per ore in coda per fare benzina nei pochissimi distributori rimasti aperti. Una scena, peraltro, vista più di una volta. Alla politica manca completamente quell'idea di società come "sistema" formato da componenti interconnesse e reciprocamente dipendenti, i sottosistemi, in cui la modifica degli equilibri si riverbera - talvolta con esiti catastrofici - sull'intera società. Il diritto di sciopero è sacrosanto, ma qui siamo ben oltre. E' la consapevolezza delle relazioni sistemiche di dipendenza, unita ad un alto senso di irresponsabilità a consentire situazioni come quelle degli ultimi giorni. Un paese come il nostro non può permettersi più il lusso di vivere nel costante ricatto delle rivendicazioni particolaristiche e corporative. Ora basta.