Colonnello Kurtz

Acquaintance. Felice di conoscerla


Gli amici dei miei amici sono davvero miei amici? A volersi guardare attorno qualche dubbio è legittimo averlo, specie se ancora pensiamo che ci sia differenza tra ciò che avviene nel cosiddetto “mondo virtuale” e nella realtà, nella vita di tutti i giorni. Confesso: anch’io ho un profilo su Facebook, l’ho aperto pensando che poteva essere un buon sistema per tenermi in contatto con persone con cui condivido amicizie a distanza o interessi professionali, per poterci parlare senza avere sempre dietro agendine, rubriche di posta elettronica o roba del genere. Tuttavia, sono una persona a suo modo abbastanza riservata, e non mi piace più di tanto raccontare di me cose troppo personali a persone sconosciute. Mi ritrovo oggi a riflettere su chi siano davvero i miei amici, ondine ed offline. Sono sempre più infastidito dai colleghi di lavoro che usano FB per ficcanasare nei tuoi fatti personali, che se cambi lo stato in “impegnato in una relazione” ti inviano un messaggio per chiederti chi sia la fortunata, da chi tira fuori le foto delle gite scolastiche di venticinque anni fa e tagga tutti a tutto spiano, che ti chiede “amicizia” senza averti mai conosciuto (a me è arrivata una richiesta da un cubano che ha messo nel profilo una sua foto davanti ad una conga). Soprattutto, mi fa un po’ senso l’eterno ritorno del passato remoto. Persone con cui venti o più anni fa non ti prendevi e non ti capivi, alle quali sentivi di non avere nulla da dire e nemmeno la voglia di starle a sentire. E che oggi ti chiamano, ti cercano, ti invitano a rimpatriate. Gente che nel tempo ha elargito a piene mani giudizi non richiesti, alimentato pettegolezzi al limite dell’indecenza, utilizzato qualsiasi occasione per mettersi in mostra, persino la scomparsa di qualcuno a cui avevi voluto bene. E oggi, dopo averli affidati tranquillamente alla corrente della vita, ritornano a bussarti alla porta. “Hai una nuova richiesta di amicizia”, “Tizio ti ha invitato a fare il test “quello che le donne vogliono davvero” (e io sono senza dubbio un uomo). E altre amenità. C’è solo un modo per salvarsi: ignora, ignora, ignora.