Creato da allosanfan il 24/02/2008
dedicato al "forse" di Leopardi Giacomo
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DI ME
girovago con fare stanco per boschi e praterie, mi delizio con miele e salmoni. A volte mi ritiro nella mia caverna, lasciandomi cullare dall' inconscio. Altre volte la mia attenzione è rapita da meravigliose margherite, da misteriose peonie, da affascinanti rose, da gioiosi oleandri e da conturbanti gelsomini. Se desideri entrare getta un sasso nello stagno e pronucia la parola magica
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Arrivavano direttamente da Napoli, a bordo di pescherecci o a dorso di muli, portando con se cavalletti, tavolozze e pennelli. Chi era accompagnato dalla moglie, chi dalla moglie e dai bambini, chi dall'amante: a Sorrento nella villa LA ROTA c'era posto per tutti. Bastava essere pittori ed appartenere alla celebre scuola di Posillipo per vedersene spalancare le porte. Da Sinceri mecenati, i fratelli Alfredo e Pompeo Correale, conti di Terranova erano sempre felici di ospitare per settimane ed anche per mesi, nella seconda metà dell'ottocento Giacinto Gigante, ed Achille Vianelli, Gabriele Smargiassi e Teodoro Duclère, genero, quest'utlimo di Anton Plitoo. Non pochi capolavori del vedutismo napoletano, specie quelli dedicati al paesaggio sorrentino, nacquero o furono concepiti nella terrazza della Rota, all'ombra di aranci e al cospetto del golfo. Ai Piani di Sorrento in Piazza Cota si trova il ristorante pizzeria LE TRE ARCATE (https://www.facebook.com/pages/LE-TRE-ARCATE/140397400256) e se lo scegliete non sbagliate: i cavatelli fatti a mano con sugo di pesce spada e melanzane, i tagliolini con calamari e provolone del monaco e poi pesce azzurro a volontà. La gente que me gusta.
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Pisticci, in Basilicata, sembra sorgere come una città mitologica dalle impressionanti "infernali" concrezioni argillose che la circondano. Quando le colline sono in fiore, è bello arrampicarsi fin lassù, a Pisticci. Siamo nella Basilicata "triste, solenne, povera" anche se niente sembra farlo presagire. Niente, fino a quando l'asfalto non comicnia qua e là a mostrare crepe. Fino a che dall'altro lato della strada, dove si estende la valle del Basento, non appaiono nella roccia orride rude come putrefazioni nella carne "LA MALEDIZIONE DEI CALANCHI". Le case aggrappate l'una all'altra come per proteggersi da una minaccia. I paesi-presepe, vengono chiamati così i piccoli borghi aggrappati alla collina che si vedono dalla strada basentana, la 407, che scende fino a Potenza: simili uno all'altro, con un campanile alto nel cielo o coin un rudere di un castello. Così sfilano, come in una sequenza cinematografica Bernalda, Pisticci e Ferradina; poco più in là Stigliano mangiata dalle frane e Craco nello spettrale silenzio del suo abbandono. A Bernalda presso il ristorante "La Locandiera" potete osservare, grazie alla cucina a vista i tanti piatti della tradizione locale (https://www.facebook.com/pages/La-Locandiera-Trattoria-degli-antichi-sapori-lucani/131110556968811) i ferricelli al ragù di braciole, la crapiata e le polpette di pane tante per citarne alcuni.
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Ci sono azioni che intraprendi e non sai nemmeno il perchè, le senti, senti che le devi fare, agisci d'impulso, l'istinto ti guida; non ti chiedi se sia la cosa giusta o sbagliata......agisci e nulla più
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ATTIMI
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VITA
come legno di quercia cresciuto fra mille stagioni, ora squarciato da saette di mille candele, sferzato da venti trainati da mille buoi, donerai ancora i tuoi colori all'autunno, la tua speranza all'inverno, i tuoi profumi alla primavera e la tua fresca ombra all'estate, ma il dono più grande il tuo intenso calore al fuoco che scalderà i cuori (Giacomo)Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
NOI
noi come nuvole a volte lievi e leggere altre cupe e minacciose noi come nuvole sempre diverse mai uguali appoggiate sulle cime delle montagne adagiate sull'orizzonte degli oceani noi come nuvole indifese sospinte, spezzate o unite dai venti senza traccia del nostro passaggio incerte del nostro moto futuro noi come nuvole (Giacomo)
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Nessun uomo libero sarà arrestato, imprigionato, spossessato delle sue terre o della libertà o delle libere usanze, o messo fuori legge, esiliato, o molestato in qualsiasi modo, ne' metteremo ne' faremo mettere la mano su di lui, se non in virtù di un giudizio legale dei suoi pari e secondo la legge del paese
(Enrico III)
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Ma, se nei secoli passati mancanza di cultura era spesso sinonimo di analfabetismo e totale mancanza di consapevolezza di sè e del mondo circostante; oggi, si assiste, invece ad una ignoranza diffusa e serpeggiante, a forme di analfabetismo di ritorno, tanto più pericolose prechè striscianti.
La scolarizzazione di massa e la penetrazione dei mass-media, diffondendo forme superficiali di conoscenze ed informazioni, hanno determinato la nascita di una nuova forma di ignoranza, che consiste nella mancanza dell'autonomia di giudizio e nell'accettazione passiva, supina ed acritica dei messaggi ricevuti che configura, sostanzialmente, una mancanza di libertà.
Oggi pertanto il compito della cultura deve consistere nell'educazione a capire, selezionare e filtrare, dalla congerie di notizie che perviene, l'autentica essenza, evitando che le masse assumano e facciano propri i giudizi preconfezionati.
La cultura, quindi, ha oggi il difficile compito della formazione e della preparazione dell'uomo che, soltanto si provvisto di un solido bagaglio umanistico, unito alle competenze specifiche necessarie nel mondo del lavoro e nella complessità della vita quotidiana, può definirsi realmente e completamente libero.
(Francesco Sirimarco)
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Fin dall'epoca dell'illuminismo la cultura e la libertà sono state considerate fattori strettamente connessi, indipendentemente dalle valenze e dai contenuti diversi che esse abbiano potuto assumere nei diversi momenti storici.
Agli albori del pensiero illuministico il concetto di cultura consisteva essenzialmente nella presa di coscienza, da parte dei popoli, dell'innata eguaglianza degli uomini e della fondamentale ingiustizia di strutture politiche quali la monarchia per diritto divino o i privilegi della nobiltà.
Occorre però sottolineare come, essendo l'illuminismo un movimento elitario, l'idea di popolo si identificasse concretamente solo con la borghesia.
I lumi della ragione diffusi dagli intellettuali dovevano essere finalizzati alla lotta contro le superstizioni e l'oscurantismo. Quando il romanticismo si sovrappose all'illuminismo e progressivamente lo sostituì, mutando il concetto di libertà in senso nazionalistico, la cultura ebbe il compito di favorire la nascita di una coscienza nazionale che consentisse la rivendicazione e l'esercizio dei diritti civili. Come si vede anche nella corrente romantica, cultura e libertà sono interdipendenti, nonostante alcuni intellettuali si ponessero il problema del risveglio dei popoli alla cultura, temendo la fragilità di esigenze indotte dall'alto e non autonomamente ridestate. Nella società di oggi, ancor più che in quella di ieri, comunque è evidente come solo l'individuo preparato e consapevole possa essere in grado di autodeteminarsi ed assumere un atteggiamento critico e costruttivo nei confronti della collettività e della struttura statale.
(Francesco Sirimarco)
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Inviato da: Anonimo
il 30/03/2008 alle 20:13
Inviato da: Anonimo
il 23/03/2008 alle 22:00