Quando, un paio di settimane fa, ho postato una canzone di Francesco Guccini, ho approfittato per sentirmi qualche altro pezzo in... prospettiva. Uno di quelli che ho ascoltato era la traccia di apertura dell'album "D'amore di morte e di altre sciocchezze" dal titolo "Lettera" un grande pezzo del cantautore tosco-emiliano in un grande album. Chiaramente, parlando di Guccini, non si può non evidenziare il solito testo, come dire.... bello corposo. Forse nemmeno facilissimo da cantare con diverse parole "difficili" ma comunque uno dei miei preferiti dell'ultima parte della discografia del Guccio. Ed eccola la lettera di Francesco. Buon martedì e buon ascolto!Lettera (Francesco Guccini)In giardino il ciliegio è fiorito agli scoppi del nuovo soleil quartiere si è presto riempito di neve di pioppi e di paroleall'una in punto si sente il suono acciottolante che fanno i piattile TV sono un rombo di tuono per l'indifferenza scostante dei gattiCome vedi tutto è normale in questa inutile sarabandama nell'intreccio di vita uguale soffia il libeccio di una domandapunge il rovaio d'un dubbio eternoun formicaio di cose andatedi chi aspetta sempre l'inverno per desiderare una nuova estateSon tornate a sbocciare le strade ideali ricami del mondoci girano tronfie la figlia e la madre nel viso uguali e del culo tondoin testa identiche senza storiasfidando tutto senza confinifrantumano un attimo quella boria grida di rondini e ragazziniCome vedi tutto è consueto in questo ingorgo di vita e mortema mi rattristo io sono lieto di questa pista di voglia e sortedi questa rete troppo smagliata di queste mete lì da sognaredi questa sete mai appagatadi chi starnazza e non vuol volareAppassiscono piano le rosespuntano a grappi i frutti del melole nuvole in alto van silenziose negli strappi cobalto del cieloio sdraiato sull'erba verde fantastico piano sul mio passatoma l'età all'improvviso disperde quel che credevo e non sono statoCome senti tutto va liscio in questo mondo senza patemiin questa vita presa di strisciodi svolgimento corretto ai temidei miei entusiasmi durati poco dei tanti chiasmi filosofantidi storie tragiche nate per giocotroppo vicine o troppo distantiMa il tempo il tempo chi me lo rende? Chi mi dà indietro quelle stagionidi vetro e sabbia chi mi riprende la rabbia e il gesto donne e canzonigli amici persi i libri mangiati la gioia piana degli appetitil'arsura sana degli assetatila fede cieca in poveri miti?Come vedi tutto è usualesolo che il tempo stringe la borsae c'è il sospetto che sia triviale l'affanno e l'ansimo dopo una corsal'ansia volgare del giorno dopo la fine triste della partitail lento scorrere senza uno scopo di questa cosa... che chiami... vita...
La lettera di Francesco
Quando, un paio di settimane fa, ho postato una canzone di Francesco Guccini, ho approfittato per sentirmi qualche altro pezzo in... prospettiva. Uno di quelli che ho ascoltato era la traccia di apertura dell'album "D'amore di morte e di altre sciocchezze" dal titolo "Lettera" un grande pezzo del cantautore tosco-emiliano in un grande album. Chiaramente, parlando di Guccini, non si può non evidenziare il solito testo, come dire.... bello corposo. Forse nemmeno facilissimo da cantare con diverse parole "difficili" ma comunque uno dei miei preferiti dell'ultima parte della discografia del Guccio. Ed eccola la lettera di Francesco. Buon martedì e buon ascolto!Lettera (Francesco Guccini)In giardino il ciliegio è fiorito agli scoppi del nuovo soleil quartiere si è presto riempito di neve di pioppi e di paroleall'una in punto si sente il suono acciottolante che fanno i piattile TV sono un rombo di tuono per l'indifferenza scostante dei gattiCome vedi tutto è normale in questa inutile sarabandama nell'intreccio di vita uguale soffia il libeccio di una domandapunge il rovaio d'un dubbio eternoun formicaio di cose andatedi chi aspetta sempre l'inverno per desiderare una nuova estateSon tornate a sbocciare le strade ideali ricami del mondoci girano tronfie la figlia e la madre nel viso uguali e del culo tondoin testa identiche senza storiasfidando tutto senza confinifrantumano un attimo quella boria grida di rondini e ragazziniCome vedi tutto è consueto in questo ingorgo di vita e mortema mi rattristo io sono lieto di questa pista di voglia e sortedi questa rete troppo smagliata di queste mete lì da sognaredi questa sete mai appagatadi chi starnazza e non vuol volareAppassiscono piano le rosespuntano a grappi i frutti del melole nuvole in alto van silenziose negli strappi cobalto del cieloio sdraiato sull'erba verde fantastico piano sul mio passatoma l'età all'improvviso disperde quel che credevo e non sono statoCome senti tutto va liscio in questo mondo senza patemiin questa vita presa di strisciodi svolgimento corretto ai temidei miei entusiasmi durati poco dei tanti chiasmi filosofantidi storie tragiche nate per giocotroppo vicine o troppo distantiMa il tempo il tempo chi me lo rende? Chi mi dà indietro quelle stagionidi vetro e sabbia chi mi riprende la rabbia e il gesto donne e canzonigli amici persi i libri mangiati la gioia piana degli appetitil'arsura sana degli assetatila fede cieca in poveri miti?Come vedi tutto è usualesolo che il tempo stringe la borsae c'è il sospetto che sia triviale l'affanno e l'ansimo dopo una corsal'ansia volgare del giorno dopo la fine triste della partitail lento scorrere senza uno scopo di questa cosa... che chiami... vita...