MANO NELLA MANO NELLA NOTTE DI GIZA Splende il tuo sguardo mai quasi orficonella notte di nettare, stella fissa nel firmamento, non muore nel tramonto,non viene sciacquata via dall’alba,le ciglia battono ciclonicheportando repentini aggrappamenti e sulla tua bocca inzuppatadal sangue delle escoriazioni dei papaveri è nataoh si fremo è nata l’ultima avventurascala appoggiata al solee così dobbiam traballar per la gloria di qualcuno che non ci amama io L’ho buttata la al sole, voglio il solele corriamo incontro scherzando la seraaspettare era più folle del gesto che abbiamo fattocosì noi correvamo incontro alla sua alba dalla nottein bilico sul cratere dell’intimo tentativosudando antiche secrezioni rem.Dentro la corsa affannosa sentir la tua dispnea perché vuoi toccar il follefa vibrar le corde che ho attaccato alle stelleed essa sembra uscita dal mio sogno d’oro,troppo lontana che non lo riesco ad acchiapparehai già compiuto la magia del miraggio,allora tenterò anche il salto ancestrale del morir impaziente per veder Diocome slancio fra i germogli cascanti,e invecchia il tempo sui nostri sogni sempre vivi,ora sulla tua pelle scorre un fiume di acque incoscientiche vorticano nel mio ombelico,un gesto solo fra noi scrive un romanzo di mille e mille pagine,il silenzio in quel attimo sembra che stia zitto anche il respriroe in gemito morente viene partorito il “mai più”,no il tempo di muovere lo sguardo,siamo nell’infinito sensuale dove gli uccelli del paradiso sfrecciano via disorientati.Come svegli dentro il sogno di una notte di Persia,come far l’amore sotto la guerra mondiale dannata,saremo come la fine di una cascata,come la preghiera di un condannato a morte,satellite perduto nel cosmo dalla base sii forte,come l’innocenza di una lancia d’avorio per terra,come lui in coma che non può più dir ti voglio bene a chi ama,un orchestra di tutti suicida d’amore diretta da un eroe sedizioso dalla criniera biancache non verrà accolto ne da un Dio ne da un demone, saremo come l’inspiegabile disteso sinuoso sulla sponda opposta di un ruscello delle acque dei ghiacciai,saremo le urla di libertà portate dai venti oceanici ad alcatraz, come l’attesa che la gloria scenda su la storia del mattino,saremo come il drago albino portato con sé da un tornado sotto una pioggia di petali di iris,vivi più del primo assaggio della preda da un tigrotto,vivi più dell’universo e i fiumi stellati verranno a noie noi saremo come la richiamata del paradiso. Strillerò al tramonto della luna il nostro spasmo per le anime perdute per un bacio che non doveva assaporarsie i monti sfideranno le profondità degli oceanie il cielo sbatterà le sue immense ali,io e te abbiamo fatto naufragar i sensi dell’esistenzaper una cadutauna caduta dalla scala verso il solenei fiumi vergini solo per continuare a guardarci negli occhi,qualcuno dovrà considerarlo. ALESSANDRO IDISIUM
Innamorarsi e il creato che canta solo quello da sempre
MANO NELLA MANO NELLA NOTTE DI GIZA Splende il tuo sguardo mai quasi orficonella notte di nettare, stella fissa nel firmamento, non muore nel tramonto,non viene sciacquata via dall’alba,le ciglia battono ciclonicheportando repentini aggrappamenti e sulla tua bocca inzuppatadal sangue delle escoriazioni dei papaveri è nataoh si fremo è nata l’ultima avventurascala appoggiata al solee così dobbiam traballar per la gloria di qualcuno che non ci amama io L’ho buttata la al sole, voglio il solele corriamo incontro scherzando la seraaspettare era più folle del gesto che abbiamo fattocosì noi correvamo incontro alla sua alba dalla nottein bilico sul cratere dell’intimo tentativosudando antiche secrezioni rem.Dentro la corsa affannosa sentir la tua dispnea perché vuoi toccar il follefa vibrar le corde che ho attaccato alle stelleed essa sembra uscita dal mio sogno d’oro,troppo lontana che non lo riesco ad acchiapparehai già compiuto la magia del miraggio,allora tenterò anche il salto ancestrale del morir impaziente per veder Diocome slancio fra i germogli cascanti,e invecchia il tempo sui nostri sogni sempre vivi,ora sulla tua pelle scorre un fiume di acque incoscientiche vorticano nel mio ombelico,un gesto solo fra noi scrive un romanzo di mille e mille pagine,il silenzio in quel attimo sembra che stia zitto anche il respriroe in gemito morente viene partorito il “mai più”,no il tempo di muovere lo sguardo,siamo nell’infinito sensuale dove gli uccelli del paradiso sfrecciano via disorientati.Come svegli dentro il sogno di una notte di Persia,come far l’amore sotto la guerra mondiale dannata,saremo come la fine di una cascata,come la preghiera di un condannato a morte,satellite perduto nel cosmo dalla base sii forte,come l’innocenza di una lancia d’avorio per terra,come lui in coma che non può più dir ti voglio bene a chi ama,un orchestra di tutti suicida d’amore diretta da un eroe sedizioso dalla criniera biancache non verrà accolto ne da un Dio ne da un demone, saremo come l’inspiegabile disteso sinuoso sulla sponda opposta di un ruscello delle acque dei ghiacciai,saremo le urla di libertà portate dai venti oceanici ad alcatraz, come l’attesa che la gloria scenda su la storia del mattino,saremo come il drago albino portato con sé da un tornado sotto una pioggia di petali di iris,vivi più del primo assaggio della preda da un tigrotto,vivi più dell’universo e i fiumi stellati verranno a noie noi saremo come la richiamata del paradiso. Strillerò al tramonto della luna il nostro spasmo per le anime perdute per un bacio che non doveva assaporarsie i monti sfideranno le profondità degli oceanie il cielo sbatterà le sue immense ali,io e te abbiamo fatto naufragar i sensi dell’esistenzaper una cadutauna caduta dalla scala verso il solenei fiumi vergini solo per continuare a guardarci negli occhi,qualcuno dovrà considerarlo. ALESSANDRO IDISIUM