capitelli sia vuoti

PAROLE SUL FIRMAMENTO


LUNA CHE BRILLI DAI SOGNI Dolce luna che trascini la notte verso il paradiso, illumina il nostro pellegrinaggio donandogli l’incanto che il nostro amore deve avere, fallo vedere alla stella più lontana.Oh luna inchina il mondo alle volontà del cielo, salvaci!Gigante giglio porto ai sogni impossibili che ingombrano i prati notturni,dicci che i nostri sogni hanno vinto le tenebre, salva questo figlio, io so che puoi, non posso dimenticare come invadesti l’inferno in furore per salvare gli amanti, tu che a nemmeno un figlio non hai narrato della salvezza,ti accosti a noi come una gatta innamorata dalle magiche proprietà, fedele compagna degli eroismi. Le farfalle mi hanno confidato che tu puoi fare miracoli rapendo l’anima nella beltà, tu luna che ci fai vedere i miracoli come parte del creato,salvami luna, oh luna carillon delle musiche delle nostre più care smanie, oh luna parlaci di chi ti benedì dandoti la proprietà dei misteri, mi vedi luna in questo mistero di dolore a cercare solo amore da rifar esplodere negli incubi,in questo dolore che vuole solo sacrificarsi come un angelo per l’impossibile, tu che non sfiguri contro il sole, dimmi il segreto per questo prodigio, forse assaporare un sogno vale quanto la verità sovrana del sole, forse il sogno toccato viene dalla misteriosa ubicazione del paradiso, come se avessimo la verità che c’è in un sogno sotto le tue mute strilla luna, oh luna salvami, ributtami nel sogno tu che puoi. ALESSANDRO IDISIUM 
    ODE ALLA CROCE DEL SUD Oggi 14 aprile,ventosulla costanotte e vento,nottecupae vento,si sconvolse l’ombra,s’inalberò il cipressodelle stelle,le foglie della notterovesciaronopolvere mortanello spazioe tutto restò tersoe tremolante.Alberodi spadefreddefu l’ombrastellata,chiomadell’universo,mietituradi platino,tuttoardevanelle altesolitudinimarine,su Isla negra,mentre camminavosottobracciocon l’amata,ed essaalloralevò un braccio appenasommersonell’oscuritàe come un raggio d’ambrarivoltodalla terra al cielomi mostròquattro stelle:la Croce del Sud immobilesulle nostre teste.In un istantesi spensero tuttigli occhidella nottee solo vidi inchiodatenel cielo solitarioquattro pietre azzurre,quattro pietre gelate.E dissi,prendendola mia liradi poetadavanti al ventooceanico, fra le dentatedell’onda:CroceDel Sud, derelittanavedella mia patria,spillasul pettodella turgida notte,costellazione marina,lucedelle case povere,errante lucerna, rombodi pioggia e di velluto,capriata dell’altezza,farfalla,posa le quattro labbrasulla mia frontee portaminel tuo notturnosognoe tragittoalle isole del cielo,agli spioventidell’acqua della notte,alla rocciamagnetica,madre delle stelle,al tumultodel sole, al vecchio carrodell’auroracoperto di limoni.E non mi risposeLa Croce del Sud:proseguì, proseguì il suo viaggiospazzatadal vento.Lasciai la lira allorada una parte,sulla strada,e abbracciai la mia amata;e mentre avvicinavoi miei occhi ai suoi occhi,vidi in essi,nel loro cielo,quattro puntedi diamante infuocato.La notte e la sua navenel suo amorepalpitavanoe baciai ad una ad unale sue stelle. PABLO NERUDA 
 Tristezze della luna Nei suoi sogni la luna è più pigra, stasera:come una bella donna su guanciali profondi,che carezzi con mano disattenta e leggera prima d'addormentarsi i suoi seni rotondi,lei su un serico dorso di molli aeree nevimoribonda s'estenua in perduti languori,con gli occhi seguitando la apparizioni lieviche sbocciano nel cielo come candidi fiori.Quando a volte dai torpidi suoi ozi una segretalacrima sfugge e cade sulla terra, un poetanottambulo raccatta con mistico fervorenel cavo della mano quella pallida lacrimairidescente come scheggia d'opale.e, per sottrarla al sole, se la nasconde in cuore.CHARLES BAUDELAIRE