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« NOTTE STELLATAAMORI INCONSOLABILI »

PAROLE SUL FIRMAMENTO

Post n°17 pubblicato il 21 Gennaio 2010 da purceddduzzzi

LUNA CHE BRILLI DAI SOGNI

 

Dolce luna che trascini la notte verso il paradiso,

illumina il nostro pellegrinaggio donandogli l’incanto

che il nostro amore deve avere, fallo vedere alla stella più lontana.

Oh luna inchina il mondo alle volontà del cielo, salvaci!

Gigante giglio porto ai sogni impossibili che ingombrano i prati notturni,

dicci che i nostri sogni hanno vinto le tenebre,

salva questo figlio, io so che puoi,

non posso dimenticare come invadesti l’inferno in furore per salvare gli amanti,

tu che a nemmeno un figlio non hai narrato della salvezza,

ti accosti a noi come una gatta innamorata dalle magiche proprietà,

fedele compagna degli eroismi.

Le farfalle mi hanno confidato che tu puoi fare miracoli

rapendo l’anima nella beltà,

tu luna che ci fai vedere i miracoli come parte del creato,

salvami luna, oh luna carillon delle musiche delle nostre più care smanie,

oh luna parlaci di chi ti benedì dandoti la proprietà dei misteri,

mi vedi luna in questo mistero di dolore a cercare solo amore da rifar esplodere negli incubi,

in questo dolore che vuole solo sacrificarsi come un angelo per l’impossibile,

tu che non sfiguri contro il sole, dimmi il segreto per questo prodigio,

forse assaporare un sogno vale quanto la verità sovrana del sole,

forse il sogno toccato viene dalla misteriosa ubicazione del paradiso,

come se avessimo la verità che c’è in un sogno sotto le tue mute strilla luna,

oh luna salvami, ributtami nel sogno tu che puoi.

 

ALESSANDRO IDISIUM

 

 

 

 

 

ODE ALLA CROCE DEL SUD

 

Oggi 14 aprile,
vento
sulla costa
notte e vento,
notte
cupa
e vento,
si sconvolse l’ombra,
s’inalberò il cipresso
delle stelle,
le foglie della notte
rovesciarono
polvere morta
nello spazio
e tutto restò terso
e tremolante.

Albero
di spade
fredde
fu l’ombra
stellata,
chioma
dell’universo,
mietitura
di platino,
tutto
ardeva
nelle alte
solitudini
marine,
su Isla negra,
mentre camminavo
sottobraccio
con l’amata,
ed essa
allora
levò un braccio appena
sommerso
nell’oscurità
e come un raggio d’ambra
rivolto
dalla terra al cielo
mi mostrò
quattro stelle:
la Croce del Sud immobile
sulle nostre teste.

In un istante
si spensero tutti
gli occhi
della notte
e solo vidi inchiodate
nel cielo solitario
quattro pietre azzurre,
quattro pietre gelate.

E dissi,
prendendo
la mia lira
di poeta
davanti al vento
oceanico, fra le dentate
dell’onda:
Croce
Del Sud, derelitta
nave
della mia patria,
spilla
sul petto
della turgida notte,
costellazione marina,
luce
delle case povere,
errante lucerna, rombo
di pioggia e di velluto,
capriata dell’altezza,
farfalla,
posa le quattro labbra
sulla mia fronte
e portami
nel tuo notturno
sogno
e tragitto
alle isole del cielo,
agli spioventi
dell’acqua della notte,
alla roccia
magnetica,
madre delle stelle,
al tumulto
del sole, al vecchio carro
dell’aurora
coperto di limoni.

E non mi rispose
La Croce del Sud:
proseguì, proseguì il suo viaggio
spazzata
dal vento.
Lasciai la lira allora
da una parte,
sulla strada,
e abbracciai la mia amata;
e mentre avvicinavo
i miei occhi ai suoi occhi,
vidi in essi,
nel loro cielo,
quattro punte
di diamante infuocato.

La notte e la sua nave
nel suo amore
palpitavano
e baciai ad una ad una
le sue stelle.

PABLO NERUDA

 

 

Tristezze della luna

Nei suoi sogni la luna è più pigra, stasera:
come una bella donna su guanciali profondi,
che carezzi con mano disattenta e leggera
prima d'addormentarsi i suoi seni rotondi,

lei su un serico dorso di molli aeree nevi
moribonda s'estenua in perduti languori,
con gli occhi seguitando la apparizioni lievi
che sbocciano nel cielo come candidi fiori.

Quando a volte dai torpidi suoi ozi una segreta
lacrima sfugge e cade sulla terra, un poeta
nottambulo raccatta con mistico fervore

nel cavo della mano quella pallida lacrima
iridescente come scheggia d'opale.
e, per sottrarla al sole, se la nasconde in cuore.

CHARLES BAUDELAIRE

 

 
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