L'Informatore

Scuola


SCUOLA – LE BUGIE DELLA SINISTRA. L’IMPEGNO DELLA LEGA.La Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva giovedì 9 ottobre  il decreto legge in materia di scuola e università, che ora passerà al vaglio del Senato. Per la Lega Nord è un provvedimento importante dal punto di vista sociale e pedagogico. Si reintroduce lo studio dell’educazione civica nelle scuole, che è la base per formare cittadini consapevoli e rispettosi delle regole; si ritorna al voto espresso in numeri e non più in giudizi, che restituirà chiarezza sul rendimento scolastico a studenti e famiglie; viene reintrodotto il voto in condotta, perché si riaffermi una cultura dei diritti ma anche dei doveri, perché i nostri giovani capiscano fin dalla scuola che esistono delle regole che devono essere rispettate; su proposta della Lega viene contenuto il costo dei libri di testo, spesa che incide pesantemente sulle famiglie.Decreto scuolaIl decreto Gelmini consta di otto articoli. Questi i più importanti (e contestati):L’articolo 1 introduce l’insegnamento della “Cittadinanza e Costituzione” nel primo e secondo ciclo dell’istruzione e nella scuola dell’Infanzia. Non è una novità assoluta, perché l’insegnamento esiste già. La preoccupazione è che gli insegnanti di sinistra utilizzino politicamente lo studio della Costituzione. Per questo la Lega Nord ha chiesto e ottenuto che, al fianco della Costituzione, vengano studiati gli Statuti regionali (e quelli provinciali e comunali), vere Carte Costituzionali dei nostri popoli. L’articolo 2 prevede la reintroduzione del voto in condotta, a nostro avviso positivo affinché si riaffermi una cultura dei diritti ma anche dei doveri, perché i nostri giovani capiscano fin dalla scuola che esistono delle regole che devono essere rispettate. E’ questa una prima risposta – anche se non esaustiva – al fenomeno del bullismo nelle scuole. In sede di discussione in Commissione, abbiamo però chiesto regole chiare all’interno del Regolamento che il Ministero dovrà approvare per fissare i criteri: il voto in condotta non dovrà infatti trasformarsi in uno strumento per sanzionare idee, magari politiche, ma solo ed esclusivamente comportamenti.L’articolo 3 contiene la reintroduzione del voto espresso in decimi, in tutte le scuole. La Lega Nord ha presentato un emendamento affinché nelle scuole elementari la bocciatura di un allievo sia prevista solo in casi gravissimi e con decisione assunta all’unanimità dai docenti (la norma letterariamente prevede che sia bocciato l’allievo che, anche nelle elementari, non ottenga la sufficienza anche in una sola materia) e, alle medie, assunta dalla maggioranza dei docenti. L’articolo 4 è il nodo del contendere e prevede la reintroduzione del maestro unico (o prevalente) nella scuola elementare. La Lega Nord ha subordinato il suo voto favorevole al decreto a condizione che ci fossero precise garanzie sul mantenimento del tempo pieno, che, come è noto, è più utilizzato al Nord, dove entrambi i genitori lavorano. Il governo ha assicurato che il tempo unico non si tocca e che, anzi, eliminando la compresenza degli insegnanti, verrà implementato di oltre il 50 per cento, senza ovviamente oneri a carico degli Enti Locali. Restano gli insegnanti di inglese, musica e religione. Le famiglie potranno scegliere tra le 24, le 27, le 30 e le 40 ore. Se è vero, come dice la sinistra, che con la scuola a moduli la nostra elementare è all’8° posto nelle graduatorie europee, è pur vero che quando vi era il maestro unico eravamo al 2° posto dopo la Finlandia. Il maestro unico, infine, restituirà ai nostri bimbi un’unica figura di riferimento, così importante anche dal punto di vista pedagogico e di autorevolezza. L’articolo 5 – fortemente voluto dalla Lega Nord in Consiglio dei Ministri – riguarda infine il contenimento dei costi dei libri di testo, che rappresentano una voce importante nel bilancio familiare delle famiglie. L’articolo prevede che si debbano adottare i libri il cui editore si impegna a mantenere il testo invariato per 5 anni. Proprio grazie a una battaglia della Lega Nord, infine, nel maxiemendamento al decreto Gelmini le graduatorie per le scuole elementari sono tornate su base provinciale e non nazionale, come inizialmente previsto dal governo. Tagli alla scuola.Il decreto 112, convertito nella legge n.133 del 6 agosto 2008, e i provvedimenti ad esso collegati ,hanno apportato tagli alla scuola (7,8 miliardi di euro da realizzare nel periodo 2009/2012) nell’ottica di razionalizzazione e riqualificazione della spesa pubblica. Il 30 per cento dei risparmi – è la linea del governo – dovranno servire ad aumentare gli stipendi premiando chi fa formazione e raggiunge i risultati: meno insegnanti ma più preparati. Si prevede una riduzione di 87 mila insegnanti e 44 mila posti di personale Ata (amministrativo, tecnico, ausiliario) in tre anni. Occorre precisare che i tagli li ha iniziati a fare il governo Prodi, disponendo il taglio di 47 mila posti e riducendo di 500 milioni di euro le spese di  funzionamento della scuola, a riprova che, se non si interviene, il sistema scuola è al collasso. Basti pensare che il bilancio del Ministero della Pubblica Istruzione è oggi di 42,5 miliardi di euro, contro i 32 miliardi del 99: in meno di dieci anni le spese sono cioè cresciute del 30 per cento. E’ chiaro quindi che occorreva intervenire. E’ bene precisare che non ci sarà alcun licenziamento: il taglio di cattedre e di personale Ata avverrà non immettendo più nuovo personale in ruolo, non sostituendo chi va in pensione e riconvertendo alcuni esuberi in altri settori dell’amministrazione. Del resto, in questi anni, proprio a causa della miope politica della sinistra e dei sindacati, la scuola è diventata un vero e proprio ammortizzatore sociale, a discapito del merito e della qualità, sommando sprechi e inefficienze. In Italia si spende molto in questo settore (il 3,5 per cento del prodotto interno lordo, in linea con la media dei paesi Ocse) ma si spende male. Basti pensare che noi spendiamo 5710 euro a studente contro i 4623 della media Ocse. La realtà è che abbiamo troppo personale e mal pagato. In Italia ci sono più bidelli (167 mila) che Carabinieri (118 mila) eppure le pulizie sono appaltate ad aziende esterne, con un notevole aggravio di costi. I nostri insegnanti – 200 mila più che in Germania che pure ha una popolazione di 20 milioni di persone superiore alla nostra – sono i peggio pagati d’Europa (30 mila euro all’anno contro i 50.000 della Germania) e i più demotivati, scivolati lungo la scala della mobilità sociale. Questo è il risultato della mentalità comunista del “lavorare meno per lavorare tutti”, che ha trasformato la nostra scuola in un vero e proprio stipendificio. Sino ad oggi la scuola non è stata fatta a misura degli studenti, ma a misura dei suoi operatori. La media italiana è di 1 insegnante ogni 9 alunni, contro 1 ogni 12 della media europea. Noi vogliamo invece che la scuola torni a essere incentrata sugli studenti. Oggi il 97 per cento delle risorse a disposizione della scuola è utilizzato per pagare gli stipendi contro l’81 per cento della media europea. Per l’edilizia scolastica, le biblioteche, le palestre, i laboratori didattici restano solo le briciole. Come la Lega Nord dice da tempo, la soluzione esiste e si chiama federalismo fiscale. Quando le Regioni potranno trattenere una quota delle tasse prodotte dal lavoro della gente rispondendo direttamente ai cittadini del loro utilizzo, la scuola disporrà di maggiori risorse, che potranno essere usate a seconda delle reali esigenze del territorio. Meno sprechi equivarranno a più servizi. Strumentalizzazione della sinistra.La sinistra e, con essa, i sindacati, stanno strumentalizzando la scuola come strumento di lotta al governo, cavalcando la polemica per bieca propaganda politica e dimostrando ancora una volta di aver perso la sintonia con gli elettori e con le reali esigenze del nostro paese. I cittadini hanno mostrato di apprezzare le novità introdotte. Lo stesso presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha sostenuto nei giorni scorsi l’esigenza di evitare, su questo tema, la contrapposizione politica e la necessità di contenere la spesa per la scuola che deve puntare a un miglioramento della qualità. Vergognosa appare, inoltre, la strumentalizzazione dei bambini: è inaccettabile che alcuni insegnanti, alcuni rappresentanti sindacali, anche alcuni Sindaci, abbiano scelto di attuare la loro protesta al provvedimento utilizzando i bambini e terrorizzando le loro famiglie. Occorre che i dirigenti scolastici sanzionino questo tipo di comportamento, restituendo serenità a studenti e famiglie. Le bugie della sinistra:Si sarà bocciati con il 7 in condotta. FALSO. Si può essere bocciati con il 5.Si cancella il tempo pieno. FALSO. Le famiglie potranno scegliere tra le 24, 27, 30 e 40 ore settimanali. Come si è detto, con l’eliminazione delle compresenze il tempo pieno sarà aumentato.Con il maestro unico si perde in qualità. FALSO. Innanzitutto il maestro non sarà solo, perché verranno comunque mantenuti gli insegnati di religione ed inglese. Spariranno – quelli si – i moduli, cioè i 3 insegnanti che ruotano su 2 classi o i 4 che ruotano su 3. Il sistema a moduli è un’anomalia tutta nostra, nata in un momento di calo della natalità e del numero degli scolari, visto che nella maggior parte d’Europa vige il sistema del maestro unico. Se già allora si fosse proceduto con un disegno razionale, si sarebbero dovuti convertire molti insegnanti. Una delle principali obiezioni è che un solo insegnante non può conoscere bene tutte le materie: peccato che gli insegnanti elementari afferiscano a un’unica classe di concorso, che li abilita in tutte le materie, senza ruolo specifico. Non si capisce, quindi, perché la sinistra continui a dire che il maestro unico non può insegnare tutte le materie.Verranno tagliati gli insegnanti di sostegno. FALSO. Né il decreto, né il piano programmatico del Ministero parlano di riduzione degli insegnanti di sostegno.Utilizzo del decreto legge non suffragato dall’urgenza. FALSO. L’urgenza è data dalla necessità di porre un freno al degrado in cui versa la scuola e agli episodi di bullismo.Verranno chiuse le scuole di montagna. FALSO. Il piano programmatico, che peraltro non è ancora stato approvato, prevede “il progressivo superamento delle attuali situazioni relative a plessi e a sezioni staccate con meno di 50 alunni” ma specifica che ciò riguarda “territori non ubicati nelle comunità montane o nelle piccole isole”, e quindi non riguarda, come ha affermato demagogicamente nei giorni scorsi la presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso, le scuole collocate nei territori montani. Inoltre, i criteri per decidere i tagli relativi all’anno 2009/2010 saranno fissati, così come prevede il decreto 112, in piena intesa con la Conferenza Unificata Stato-Regioni, al fine di adottare un metodo condiviso che tenga conto delle diverse realtà geografiche.Il governo non pensa ai precari. FALSO. Con un emendamento al disegno di legge, il governo ha deciso di riaprire le graduatorie di insegnamento anche per il 9° ciclo delle Ssis (Scuole di specializzazione per l’insegnamento alle superiori), che invece il governo Prodi aveva escluso, discriminando pesantemente alcuni specializzandi. Le proposte della Lega Nord in materia di scuolaAl di là del decreto in questione, la Lega Nord ha individuato due priorità. Il reclutamento regionale degli insegnanti, che non dovrà più essere a livello nazionale ma a livello regionale e prevederà che nell’assegnazione delle cattedre dovrà essere data assoluta priorità ai residenti nella regione. Troppo spesso infatti docenti ma anche dirigenti di altre regioni accettano incarichi in una regione per poi chiedere il trasferimento magari dopo pochissimo tempo. Questo non garantisce la continuità didattica agli allievi e provoca grandi problemi organizzativi, senza contare che gli insegnanti che risiedono in una regione non possono che essere più preparati sulla storia locale, sull’identità e sulle specificità del territorio. E poi affronteremo con serietà il problema della forte crescita di bambini stranieri nelle nostre classi, presenza che ancora più marcata al Nord. In Piemonte, Lombardia, Veneto, la media degli studenti stranieri è di circa il 10 per cento, mentre al sud non arriva al 2 per cento. I bimbi stranieri, che spesso non conoscono affatto la nostra lingua, rallentano l’apprendimento dei nostri allievi. E’ un problema che va affrontato con serietà: secondo una recente indagine del Censis, due insegnanti su tre si dichiarano impreparati ad affrontare la presenza di bimbi stranieri. La Lega Nord propone test di ingresso per i bimbi stranieri, che valuti il grado di conoscenza della lingua, e poi classi ponte, che permetteranno agli stranieri di arrivare a un livello di conoscenza accettabile. Infine, il gruppo parlamentare alla Camera ha presentato una proposta di legge per introdurre nelle scuole l’insegnamento delle specificità culturali, linguistiche e geografico-storiche delle comunità territoriali e regionali.Torino, 12 ottobre 2008On. Elena MaccantiVII Commissione Cultura e Istruzione