rune

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Già. Avete presente come potrebbe sentirsi un marinaio che si trova con le vele piatte in balìa solo delle correnti? Troppo lente e quasi sempre che tirano dalla parte opposta? Poi un’istante interminabile di silenzio. Di vuoto. La pressione aumenta accompagnata da un sibilo, tanto da far male alle orecchie. Quando si viene scossi e percossi dal boato delle vele che improvvisamente si gonfiano fino al limite dello strappo. Il balzo in vanti è incredibile. Un’accellerazione che ti sbatte a terra, a gambe in aria. Ma l’entusiasmo e la gioia sono tali da non farti sentire nemmeno il dolore della culata e nemmeno le lacrime che scendono dagli occhi. Una telefonata, un’occasione di movimentare nuovamente quelle acque divenute stagnanti. E l’aria fresca, gli spruzzi, il frastuono dell’acqua e del mondo che ha iniziato nuovamente ad agitarsi intorno a te, puliscono quella sensazione di sporco, di inutile. Via le ragnatele, finestre aperte, nuova tinta ai muri, scarpette da ginnastica e finalmente si corre ancora. Ancora un volta. F.