Vorrei ripubblicare qui alcuni studi di Gianluca Casseri, scrittore a cui sul mio blog ho dedicato diversi post, ma senza l’intenzione deprecatoria espressa a suo tempo sul blog “La Repubblica dei Pomodori” http://larepubblicadeipomodori.blogspot.it/2011/12/casapound-censura-gli-scritti-di.html Solo per ricordare la figura di un vero scrittore, sulla cui morte ritengo di condividere i dubbi e le perplessità espresse a suo tempo da studiosi come Paolo Ferraro, Franco Cardini e Aldo Giannuli. La non condivisione dell’intenzione deprecatoria, naturalmente, è limitata solo alla memoria di Casseri, non a chi successivamente ha ritenuto di doverne far sparire gli scritti dal web. Cominciamo con l’interessante – ed erudito – articolo dedicato a Tex Willer. TEX E IL FANTASTICO di Gianluca Casseri, 22 ottobre 2011https://web.archive.org/web/20111027154212/http://www.ideodromocasapound.org/?p=871Il fantastico è frequente nei fumetti di Tex[1]. G. L. Bonelli afferma in una intervista: "Per me le avventure fantastiche [...] hanno rappresentato una specie di 'vacanza' che mi permetteva di uscire dai meccanismi inevitabilmente ripetitivi del Western tradizionale. Ho ragione di credere che i lettori abbiano accettato queste 'divagazioni' con lo stesso mio spirito!"[2]. In effetti quel tipo di storie sono tra le più amate dai suoi lettori[3], merito anche delle capacità di Bonelli, che sapeva coniugare ad un'ambientazione western, generi come la fantascienza e l'orrore che pure potevano apparirle estranei[4].È interessante indagare quale sia il ruolo che il fantastico e la magia svolgono nelle avventure di Tex, e quale l'atteggiamento tenuto dal ranger di fronte ai fenomeni inspiegabili.Sul primo punto è illuminante quanto scrive Silvia Tomasi: "Ecco quindi nell'epopea laica della Colt riaffiorare il volto numinoso del sacro, ma con l'etichetta nera, e questa irruzione deve offrire un panico sconosciuto, deve costituire una minaccia che rompe la stabilità delle leggi in un mondo noto."[5]. È evidente, in queste parole, il riferimento alla concezione dello studioso francese Roger Caillois che vede nel fantastico "una lacerazione, una irruzione insolita, quasi insopportabile nel mondo reale."[6] e afferma che "nel fantastico il soprannaturale si manifesta come rottura della coerenza universale."[7] Non c'è alcun dubbio che il mondo in cui si muove Tex sia il nostro mondo, vale a dire una realtà in cui la magia ed il sovrannaturale non esistono, o non dovrebbero esistere, e che quindi, qualora si manifestino, generano una crisi e destabilizzano le nostre consolidate certezze, provocando il "conseguente sconvolgimento dell'esistenza del singolo e della collettività."[8] Questa crisi, questo sconvolgimento, sfociano immancabilmente nella paura, come nota ancora Silvia Tomasi: "Le avventure gotiche dei quattro pards [Tex e i suoi tre compagni abituali. - N. d. R.] procurano agli increduli lettori il terrore voluttuoso delle storie di magia."[9] Ma, si badi bene, la paura è riservata agli "increduli lettori" che sprofondati in poltrona con l'albo tra le mani, si godono la commistione tra paura e incredulità. Tutto ciò non vale per Tex: al contrario dei lettori, il protagonista delle storie non appare né spaventato né incredulo.Che il ranger non sia terrorizzato dal sovrannaturale è unanimemente constatato. Silvia Tomasi afferma che "nessun aspetto dell'orrore magico inibisce o spaventa Tex"[10]. Sulla stessa posizione Ermanno Detti, secondo il quale l'eroe "combatte più volte dure e difficili battaglie contro i sortilegi del terribile Mefisto e di suo figlio Yama senza conoscere la paura"[11]. Infine, Piero Di Castro conferma che "questa presenza quotidiana del soprannaturale non inibisce Tex e non lo spaventa [...] non è impressionato da incubi, succubi, fantasmi, vampiri, licantropi e poltergeist."[12]Quando però si arriva ad indicare i motivi per cui Tex non prova sgomento di fronte a spettri e magie, le opinioni dei critici divergono. Piero Di Castro, ricorrendo a Freud, riscontra che nel ranger è presente "un altro registro, più nascosto e arcaico, che entra in attività di fronte alla provocazione dell'ignoto [...] emerge, senza strappi né conflitti il suo tipo narcisistico"[13], dopo di ché, nonostante nel medesimo articolo escluda di voler sottoporre Tex ad una indagine psicoanalitica, si addentra in una disamina del tipo Tex con ampie citazioni freudiane. Pasquale Iozzino, dopo aver constatato che "perfino il potente Mefisto è sconcertato dall'incredibile coraggio del ranger che irride le sue manifestazioni di magia nera", conclude: "Uomo pratico, dalle azioni sempre ispirate dal raziocinio, Tex ha un atteggiamento fondamentalmente scettico riguardo ogni cosa che esula dalla normalità, dal quotidiano"[14]. Su una posizione diametralmente opposta alla precedente è Silvia Tomasi che definisce Tex "un ostinato credulone" e, certa che "Willer sa che la quotidianità è ambigua, esiste sempre qualche faglia temporale dove ci si può perdere [...]. Quando la civiltà, appollaiata in cima alla propria idea di realtà vacilla e crolla su se stessa, ecco che tornano alla luce tutti i mostri dimenticati e prende il sopravvento il lato oscuro della vita", conclude: "In fondo non è importante che non creda, ma che non tremi"[15]. Ermanno Detti rileva nel comportamento di Tex un'apparente illogicità: "Il nostro insomma non mette in dubbio l'esistenza di forze misteriose [...] ma anche di fronte alle più terribili forze sovrannaturali si comporta come se il nemico fosse uno qualunque [...] senza paura e senza perdere la speranza di combatterle e di vincerle. È quasi curioso vedere un eroe che, pur in difficoltà di fronte a forze misteriose e occulte, mantiene il suo comportamento e la fiducia nelle proprie forze materiali (pugni e colt)."[16]Se queste opinioni discordanti ci rendono frastornati, ci soccorre Roger Caillois quando, parlando del racconto fantastico che genera paura nel lettore, nota: "Esso non poteva emergere che dopo il trionfo della concezione scientifica di un ordine razionale e necessario dei fenomeni, dopo il riconoscimento di un determinismo rigoroso nella concatenazione delle cause e degli effetti. In breve, nasce nel momento in cui nessuno crede più alla possibilità del miracolo. Se ormai il prodigio fa paura è perché la scienza lo bandisce e noi lo riteniamo inammissibile, terrificante. [mio il corsivo]"[17]. Dunque le manifestazioni del fantastico e del sovrannaturale atterriscono solo chi non ci crede, mentre chi è disposto ad accettarle, ammettendo che possa esistere qualcos'altro oltre al mondo che ci circonda, sfugge alla morsa del terrore, e trova proprio nella sua accettazione la forza di reagire alla minaccia dell'ignoto. Questa è esattamente la reazione di Tex: la magia di Mefisto, i fenomeni sovrannaturali, i fatti che la scienza non può spiegare, non lo impressionano più di tanto, perché è disposto ad accettarli. Quindi tutt'altro che "scettico" o "credulone", la sua mente non si fossilizza sulle verità imposte dal razionalismo, invece mantiene un'elasticità di giudizio che, lungi da farne un bevifrottole, gli permette di estendere il confine del reale oltre il limite stabilito dai nostri cinque sensi.È da notare come i successori di G. L. Bonelli non abbiano saputo recepire questo aspetto della personalità di Tex. Si prenda come esempio la storia La miniera del terrore, scritta da Claudio Nizzi e pubblicata su Tex Gigante nn. 336-338. Il ranger indaga su misteriosi fatti avvenuti in una miniera d'oro, che si dice sia infestata da una sorta di Dio Serpente che assumerebbe forma semi umana. Gli stessi minatori dichiarano a Tex di aver visto l'essere nel suo aspetto umanoide. Alla fine si scoprirà che si tratta di una mistificazione (un uomo agghindato con testa e coda in finta pelle) messa in atto da alcuni loschi individui che vogliono allontanare i minatori per poter avere lo sfruttamento esclusivo della miniera. La cosa che non quadra nella trama è l'atteggiamento assolutamente scettico assunto da Tex, che in una vignetta esclama: "Sa il cielo se ne ho viste di cose strane in vita mia, ma questa, per Giove, le batte tutte!" (T.G. n. 336, p. 49). Sarà bene ricordare a questo punto alcune delle "cose strane" che Tex ha visto in vita sua: 1) ha assistito alla smaterializzazione di una mummia vivente di cui aveva constatato personalmente la materialità (T.G. n. 50, p.74); 2) ha tranquillamente conversato con due persone che poi si sono rivelate essere fantasmi tornati dall'oltretomba per reclamare vendetta (T.G. n. 116, p. 9-32); 3) ha ucciso un negro, solo per sentirsi dire subito dopo da un medico, che quell'uomo era evidentemente morto già da alcune ore (T.G. n. 126, pp. 111-112, e T.G. n.127, pp. 5-6); 4) si è scontrato con un uomo semi trasformato in belva, e per ucciderlo ha dovuto letteralmente riempirlo di piombo (si contano quindici spari di fucile a distanza ravvicinata), dopo che lo stesso aveva piantate in corpo una decina di frecce ed un pugnale (T.G. n. 136, pp. 80-81). In nessuna di queste circostanze Tex ha mostrato il minimo segno di stupore o incredulità. È evidente che, nel caso del Dio Serpente, lo sceneggiatore voleva presentarci un Tex razionalista in mezzo a dei creduloni, ma il personaggio creato da Gian Luigi Bonelli non avrebbe mai tenuto quel comportamento, invece considerato che più volte ha constatato personalmente e senza ombra di dubbio che i fenomeni sovrannaturali esistono, avrebbe preso per un dato di fatto le dichiarazioni dei minatori, poi, senza farsi impressionare avrebbe affrontato il presunto essere mostruoso, pronto ad accettare qualunque verità si fosse rivelata. Questa incomprensione è stata accompagnata dalla rarefazione delle storie fantastiche e dal loro netto peggioramento qualitativo che è culminato con l'ultimo ritorno di Mefisto in una storia sempre scritta da Nizzi che è stata definita "una collezione di ingenuità, leggerezze, occasioni perdute"[18].Per concludere possiamo chiederci [se] i frequenti scontri tra il ranger e le forze occulte si inquadrino nello schema dell'eterna lotta bene/male, Dio/Satana, a cui ci hanno abituato un'infinità di romanzi, film e fumetti. È evidente che certi poteri di cui si ammantano gli avversari magici di Tex sono di origine diabolica, almeno come la possiamo intendere nell'odierna cultura occidentale. Ma se Mefisto & C. fanno largo impiego di questi poteri, appaiono invece molto più restii a chiedere l'intervento diretto delle entità che ne costituiscono la fonte[19]. Come rilevano Peter e Caterina Kolosimo, Mefisto "evoca soltanto in scarse occasioni le potenze infernali, e lo fa, più che altro, per autosuggestionarsi e aumentare in tal modo i propri poteri."[20] D'altra parte, se le supreme forze del male si intravedono appena, quelle del bene sono assolutamente latitanti, né Tex si sognerebbe mai di evocarle, fiducioso com'è "nei contro-poteri apotropaici della Colt."[21] Dunque, nell'universo che fa da sfondo a queste avventure, l'entità suprema che incarna il bene, al pari di quella che incarna il male, è praticamente assente: è una sorta di deus otiosus[22], che si è ritirato dal mondo abbandonando dietro di sé una frazione dei propri poteri, e lasciando gli uomini a sbrigarsela da soli, come fosse infastidito dalle nostre beghe.In questo mondo privo di senso del sacro (inteso senza differenziazione tra bene e male), in cui il fantastico è un'eccezione che infrange le regole e quindi porta con sé un inevitabile terrore, si muove Tex Willer. Forte delle sue incertezze, pronto a confrontarsi con quelle infrazioni che accetta, consapevole che una realtà possa essere altra, ma non per questo è meno reale. [1] Sul sovrannaturale e il fantastico nelle storie di Tex vedi: Peter e Caterina Kolosimo, Introduzione al volume a fumetti Tex contro Mefisto, Mondadori, Milano, 1995 (I ed. 1978); Antonio Tettamanti, Tex e il fantastico, in Giulio Cesare Cuccolini (a cura), Un editore un'avventura, numero speciale de Il Fumetto, A.N.A.F., Roma, 1984; Anonimo, Il fantastico in Tex, in Fumo di China n. 5 (32) speciale 40 anni di Tex, Alessandro Distribuzioni, Bologna, luglio 1984; Silvia Tomasi, Tex: è vero ma non ci credo, in Roberto Barbolini e Silvia Tomasi (a cura), Paper hell - Carte infernali, Transeuropa, Ancona - Bologna, 1991; Daniele Bevilacqua, Le incursioni nel fantastico di un western ortodosso, in P. Iozzino e D. Bevilacqua, Tex Horror... cit. [2] Intervista pubblicata sul volume a cura di Raffaele De Falco e Pino di Genua Tex. Tra la leggenda e il mito, Ed. Tornado Press, Marano di Napoli (NA), 1994. Citazione ripresa da D. Bevilacqua, Le incursioni... cit.[3] Lo conferma Sergio Bonelli allorché, parlando delle storie fantastiche di Tex, dichiara che "i lettori ne restavano immancabilmente conquistati." in Sergio Bonelli Tex Willer, o l'arte della fuga, presentazione al volume a fumetti Tex e i figli della notte, Oscar Mondadori, Milano, 1997.[4] Ma vedi su questo punto le convincenti considerazioni di Daniele Bevilacqua nel suo articolo Le incursioni... op. cit. in particolare pp. 11-12.[5] S. Tomasi, Tex, è vero... cit.[6] Roger Caillois, Dalla fiaba alla fantascienza, Theoria, Roma - Napoli, 1991, p. 19.[7] Caillois, Dalla fiaba... cit., p. 21. Per una analisi critica della concezione di Caillois che ne rileva i limiti e che, ampliando il significato del termine "fantastico" e stabilendo un legame indissolubile tra lo stesso ed il Mito, la supera, pur senza contraddirla totalmente, vedi: Alex Voglino Neosimbolismo. Elementi per una esegesi della letteratura fantastica, in AA.VV. Dal mito alla fantasia - Atti del I Convegno Nazionale di Narrativa Fantasy e dell'Immaginario - Chieti 20-21 giugno 1981, Solfanelli Editore, Chieti,1983, in particolare pp. 10-12. Su posizione analoga, ma che limita la critica a Caillois a un piano sostanzialmente terminologico, Gianfranco de Turris, Il genio dell'incubo, in Abstracta, n. 1, Stile Regina Editrice, Roma, gennaio 1986.[8] G. de Turris, Il genio... cit.[9] S. Tomasi, Tex, è vero... cit.[10] S. Tomasi, Tex, è vero... cit[11] Ermanno Detti, Tex, filosofia e religione, in P. Iozzino e D. Bevilacqua (a c.), Tex horror... cit.[12] Piero Di Castro, Tex, T. - Rex, Text, Tex Libris e altre evocazioni magiche, in Mauro Paganelli e Sergio Valzania (a cura) Gianluigi Bonelli - Aurelio Galleppini, Editori del Grifo, Montepulciano (SI), 1982.[13] P. Di Castro, Tex... cit.[14] Pasquale Iozzino, Tex, l'intrepido, in P. Iozzino e D. Bevilacqua (a c.) Tex horror... cit.[15] S. Tomasi, Tex, è vero... cit[16] E. Detti, Tex, filosofia... cit.[17] R. Caillois, Dalla fiaba... cit., pp. 21-22.[18] Gianluca Casseri, Postille al ritorno di Mefisto, nel periodico La Soglia n. 4, aprile 2003. L'articolo critica pesantemente la storia. Per altre forti critiche vedi Franco Spiritelli, Il triste ritorno di Mefisto, nel periodico Fumo di China n. 107, marzo 2003[19] Questa regola sarà infranta nell'ultima storia che oppone Tex a Yama. Il fatto che ciò avvenga quando ci troviamo già in piena decadenza narrativa, non ne costituisce una contraddizione, ma anzi una conferma.[20] P. e C. Kolosimo, Introduzione... cit., p.10.[21] Gianni Canova, Tex Willer, un milanese nel Far-West, citazione ripresa da S. Tomasi, Tex, è vero... cit.[22] Il concetto di deus otiosus è stato espresso dallo storico delle religioni Mircea Eliade in varie opere. Tra le altre vedi: Mircea Eliade, Mito e realtà, Borla, Torino-Leumann, 1966, pp. 124-129. Vedi anche Mircea Eliade, Trattato di storia delle religioni, Bollati Boringhieri, Torino, 1999, pp. 45 e segg.
Gianluca Casseri: Tex e il fantastico
Vorrei ripubblicare qui alcuni studi di Gianluca Casseri, scrittore a cui sul mio blog ho dedicato diversi post, ma senza l’intenzione deprecatoria espressa a suo tempo sul blog “La Repubblica dei Pomodori” http://larepubblicadeipomodori.blogspot.it/2011/12/casapound-censura-gli-scritti-di.html Solo per ricordare la figura di un vero scrittore, sulla cui morte ritengo di condividere i dubbi e le perplessità espresse a suo tempo da studiosi come Paolo Ferraro, Franco Cardini e Aldo Giannuli. La non condivisione dell’intenzione deprecatoria, naturalmente, è limitata solo alla memoria di Casseri, non a chi successivamente ha ritenuto di doverne far sparire gli scritti dal web. Cominciamo con l’interessante – ed erudito – articolo dedicato a Tex Willer. TEX E IL FANTASTICO di Gianluca Casseri, 22 ottobre 2011https://web.archive.org/web/20111027154212/http://www.ideodromocasapound.org/?p=871Il fantastico è frequente nei fumetti di Tex[1]. G. L. Bonelli afferma in una intervista: "Per me le avventure fantastiche [...] hanno rappresentato una specie di 'vacanza' che mi permetteva di uscire dai meccanismi inevitabilmente ripetitivi del Western tradizionale. Ho ragione di credere che i lettori abbiano accettato queste 'divagazioni' con lo stesso mio spirito!"[2]. In effetti quel tipo di storie sono tra le più amate dai suoi lettori[3], merito anche delle capacità di Bonelli, che sapeva coniugare ad un'ambientazione western, generi come la fantascienza e l'orrore che pure potevano apparirle estranei[4].È interessante indagare quale sia il ruolo che il fantastico e la magia svolgono nelle avventure di Tex, e quale l'atteggiamento tenuto dal ranger di fronte ai fenomeni inspiegabili.Sul primo punto è illuminante quanto scrive Silvia Tomasi: "Ecco quindi nell'epopea laica della Colt riaffiorare il volto numinoso del sacro, ma con l'etichetta nera, e questa irruzione deve offrire un panico sconosciuto, deve costituire una minaccia che rompe la stabilità delle leggi in un mondo noto."[5]. È evidente, in queste parole, il riferimento alla concezione dello studioso francese Roger Caillois che vede nel fantastico "una lacerazione, una irruzione insolita, quasi insopportabile nel mondo reale."[6] e afferma che "nel fantastico il soprannaturale si manifesta come rottura della coerenza universale."[7] Non c'è alcun dubbio che il mondo in cui si muove Tex sia il nostro mondo, vale a dire una realtà in cui la magia ed il sovrannaturale non esistono, o non dovrebbero esistere, e che quindi, qualora si manifestino, generano una crisi e destabilizzano le nostre consolidate certezze, provocando il "conseguente sconvolgimento dell'esistenza del singolo e della collettività."[8] Questa crisi, questo sconvolgimento, sfociano immancabilmente nella paura, come nota ancora Silvia Tomasi: "Le avventure gotiche dei quattro pards [Tex e i suoi tre compagni abituali. - N. d. R.] procurano agli increduli lettori il terrore voluttuoso delle storie di magia."[9] Ma, si badi bene, la paura è riservata agli "increduli lettori" che sprofondati in poltrona con l'albo tra le mani, si godono la commistione tra paura e incredulità. Tutto ciò non vale per Tex: al contrario dei lettori, il protagonista delle storie non appare né spaventato né incredulo.Che il ranger non sia terrorizzato dal sovrannaturale è unanimemente constatato. Silvia Tomasi afferma che "nessun aspetto dell'orrore magico inibisce o spaventa Tex"[10]. Sulla stessa posizione Ermanno Detti, secondo il quale l'eroe "combatte più volte dure e difficili battaglie contro i sortilegi del terribile Mefisto e di suo figlio Yama senza conoscere la paura"[11]. Infine, Piero Di Castro conferma che "questa presenza quotidiana del soprannaturale non inibisce Tex e non lo spaventa [...] non è impressionato da incubi, succubi, fantasmi, vampiri, licantropi e poltergeist."[12]Quando però si arriva ad indicare i motivi per cui Tex non prova sgomento di fronte a spettri e magie, le opinioni dei critici divergono. Piero Di Castro, ricorrendo a Freud, riscontra che nel ranger è presente "un altro registro, più nascosto e arcaico, che entra in attività di fronte alla provocazione dell'ignoto [...] emerge, senza strappi né conflitti il suo tipo narcisistico"[13], dopo di ché, nonostante nel medesimo articolo escluda di voler sottoporre Tex ad una indagine psicoanalitica, si addentra in una disamina del tipo Tex con ampie citazioni freudiane. Pasquale Iozzino, dopo aver constatato che "perfino il potente Mefisto è sconcertato dall'incredibile coraggio del ranger che irride le sue manifestazioni di magia nera", conclude: "Uomo pratico, dalle azioni sempre ispirate dal raziocinio, Tex ha un atteggiamento fondamentalmente scettico riguardo ogni cosa che esula dalla normalità, dal quotidiano"[14]. Su una posizione diametralmente opposta alla precedente è Silvia Tomasi che definisce Tex "un ostinato credulone" e, certa che "Willer sa che la quotidianità è ambigua, esiste sempre qualche faglia temporale dove ci si può perdere [...]. Quando la civiltà, appollaiata in cima alla propria idea di realtà vacilla e crolla su se stessa, ecco che tornano alla luce tutti i mostri dimenticati e prende il sopravvento il lato oscuro della vita", conclude: "In fondo non è importante che non creda, ma che non tremi"[15]. Ermanno Detti rileva nel comportamento di Tex un'apparente illogicità: "Il nostro insomma non mette in dubbio l'esistenza di forze misteriose [...] ma anche di fronte alle più terribili forze sovrannaturali si comporta come se il nemico fosse uno qualunque [...] senza paura e senza perdere la speranza di combatterle e di vincerle. È quasi curioso vedere un eroe che, pur in difficoltà di fronte a forze misteriose e occulte, mantiene il suo comportamento e la fiducia nelle proprie forze materiali (pugni e colt)."[16]Se queste opinioni discordanti ci rendono frastornati, ci soccorre Roger Caillois quando, parlando del racconto fantastico che genera paura nel lettore, nota: "Esso non poteva emergere che dopo il trionfo della concezione scientifica di un ordine razionale e necessario dei fenomeni, dopo il riconoscimento di un determinismo rigoroso nella concatenazione delle cause e degli effetti. In breve, nasce nel momento in cui nessuno crede più alla possibilità del miracolo. Se ormai il prodigio fa paura è perché la scienza lo bandisce e noi lo riteniamo inammissibile, terrificante. [mio il corsivo]"[17]. Dunque le manifestazioni del fantastico e del sovrannaturale atterriscono solo chi non ci crede, mentre chi è disposto ad accettarle, ammettendo che possa esistere qualcos'altro oltre al mondo che ci circonda, sfugge alla morsa del terrore, e trova proprio nella sua accettazione la forza di reagire alla minaccia dell'ignoto. Questa è esattamente la reazione di Tex: la magia di Mefisto, i fenomeni sovrannaturali, i fatti che la scienza non può spiegare, non lo impressionano più di tanto, perché è disposto ad accettarli. Quindi tutt'altro che "scettico" o "credulone", la sua mente non si fossilizza sulle verità imposte dal razionalismo, invece mantiene un'elasticità di giudizio che, lungi da farne un bevifrottole, gli permette di estendere il confine del reale oltre il limite stabilito dai nostri cinque sensi.È da notare come i successori di G. L. Bonelli non abbiano saputo recepire questo aspetto della personalità di Tex. Si prenda come esempio la storia La miniera del terrore, scritta da Claudio Nizzi e pubblicata su Tex Gigante nn. 336-338. Il ranger indaga su misteriosi fatti avvenuti in una miniera d'oro, che si dice sia infestata da una sorta di Dio Serpente che assumerebbe forma semi umana. Gli stessi minatori dichiarano a Tex di aver visto l'essere nel suo aspetto umanoide. Alla fine si scoprirà che si tratta di una mistificazione (un uomo agghindato con testa e coda in finta pelle) messa in atto da alcuni loschi individui che vogliono allontanare i minatori per poter avere lo sfruttamento esclusivo della miniera. La cosa che non quadra nella trama è l'atteggiamento assolutamente scettico assunto da Tex, che in una vignetta esclama: "Sa il cielo se ne ho viste di cose strane in vita mia, ma questa, per Giove, le batte tutte!" (T.G. n. 336, p. 49). Sarà bene ricordare a questo punto alcune delle "cose strane" che Tex ha visto in vita sua: 1) ha assistito alla smaterializzazione di una mummia vivente di cui aveva constatato personalmente la materialità (T.G. n. 50, p.74); 2) ha tranquillamente conversato con due persone che poi si sono rivelate essere fantasmi tornati dall'oltretomba per reclamare vendetta (T.G. n. 116, p. 9-32); 3) ha ucciso un negro, solo per sentirsi dire subito dopo da un medico, che quell'uomo era evidentemente morto già da alcune ore (T.G. n. 126, pp. 111-112, e T.G. n.127, pp. 5-6); 4) si è scontrato con un uomo semi trasformato in belva, e per ucciderlo ha dovuto letteralmente riempirlo di piombo (si contano quindici spari di fucile a distanza ravvicinata), dopo che lo stesso aveva piantate in corpo una decina di frecce ed un pugnale (T.G. n. 136, pp. 80-81). In nessuna di queste circostanze Tex ha mostrato il minimo segno di stupore o incredulità. È evidente che, nel caso del Dio Serpente, lo sceneggiatore voleva presentarci un Tex razionalista in mezzo a dei creduloni, ma il personaggio creato da Gian Luigi Bonelli non avrebbe mai tenuto quel comportamento, invece considerato che più volte ha constatato personalmente e senza ombra di dubbio che i fenomeni sovrannaturali esistono, avrebbe preso per un dato di fatto le dichiarazioni dei minatori, poi, senza farsi impressionare avrebbe affrontato il presunto essere mostruoso, pronto ad accettare qualunque verità si fosse rivelata. Questa incomprensione è stata accompagnata dalla rarefazione delle storie fantastiche e dal loro netto peggioramento qualitativo che è culminato con l'ultimo ritorno di Mefisto in una storia sempre scritta da Nizzi che è stata definita "una collezione di ingenuità, leggerezze, occasioni perdute"[18].Per concludere possiamo chiederci [se] i frequenti scontri tra il ranger e le forze occulte si inquadrino nello schema dell'eterna lotta bene/male, Dio/Satana, a cui ci hanno abituato un'infinità di romanzi, film e fumetti. È evidente che certi poteri di cui si ammantano gli avversari magici di Tex sono di origine diabolica, almeno come la possiamo intendere nell'odierna cultura occidentale. Ma se Mefisto & C. fanno largo impiego di questi poteri, appaiono invece molto più restii a chiedere l'intervento diretto delle entità che ne costituiscono la fonte[19]. Come rilevano Peter e Caterina Kolosimo, Mefisto "evoca soltanto in scarse occasioni le potenze infernali, e lo fa, più che altro, per autosuggestionarsi e aumentare in tal modo i propri poteri."[20] D'altra parte, se le supreme forze del male si intravedono appena, quelle del bene sono assolutamente latitanti, né Tex si sognerebbe mai di evocarle, fiducioso com'è "nei contro-poteri apotropaici della Colt."[21] Dunque, nell'universo che fa da sfondo a queste avventure, l'entità suprema che incarna il bene, al pari di quella che incarna il male, è praticamente assente: è una sorta di deus otiosus[22], che si è ritirato dal mondo abbandonando dietro di sé una frazione dei propri poteri, e lasciando gli uomini a sbrigarsela da soli, come fosse infastidito dalle nostre beghe.In questo mondo privo di senso del sacro (inteso senza differenziazione tra bene e male), in cui il fantastico è un'eccezione che infrange le regole e quindi porta con sé un inevitabile terrore, si muove Tex Willer. Forte delle sue incertezze, pronto a confrontarsi con quelle infrazioni che accetta, consapevole che una realtà possa essere altra, ma non per questo è meno reale. [1] Sul sovrannaturale e il fantastico nelle storie di Tex vedi: Peter e Caterina Kolosimo, Introduzione al volume a fumetti Tex contro Mefisto, Mondadori, Milano, 1995 (I ed. 1978); Antonio Tettamanti, Tex e il fantastico, in Giulio Cesare Cuccolini (a cura), Un editore un'avventura, numero speciale de Il Fumetto, A.N.A.F., Roma, 1984; Anonimo, Il fantastico in Tex, in Fumo di China n. 5 (32) speciale 40 anni di Tex, Alessandro Distribuzioni, Bologna, luglio 1984; Silvia Tomasi, Tex: è vero ma non ci credo, in Roberto Barbolini e Silvia Tomasi (a cura), Paper hell - Carte infernali, Transeuropa, Ancona - Bologna, 1991; Daniele Bevilacqua, Le incursioni nel fantastico di un western ortodosso, in P. Iozzino e D. Bevilacqua, Tex Horror... cit. [2] Intervista pubblicata sul volume a cura di Raffaele De Falco e Pino di Genua Tex. Tra la leggenda e il mito, Ed. Tornado Press, Marano di Napoli (NA), 1994. Citazione ripresa da D. Bevilacqua, Le incursioni... cit.[3] Lo conferma Sergio Bonelli allorché, parlando delle storie fantastiche di Tex, dichiara che "i lettori ne restavano immancabilmente conquistati." in Sergio Bonelli Tex Willer, o l'arte della fuga, presentazione al volume a fumetti Tex e i figli della notte, Oscar Mondadori, Milano, 1997.[4] Ma vedi su questo punto le convincenti considerazioni di Daniele Bevilacqua nel suo articolo Le incursioni... op. cit. in particolare pp. 11-12.[5] S. Tomasi, Tex, è vero... cit.[6] Roger Caillois, Dalla fiaba alla fantascienza, Theoria, Roma - Napoli, 1991, p. 19.[7] Caillois, Dalla fiaba... cit., p. 21. Per una analisi critica della concezione di Caillois che ne rileva i limiti e che, ampliando il significato del termine "fantastico" e stabilendo un legame indissolubile tra lo stesso ed il Mito, la supera, pur senza contraddirla totalmente, vedi: Alex Voglino Neosimbolismo. Elementi per una esegesi della letteratura fantastica, in AA.VV. Dal mito alla fantasia - Atti del I Convegno Nazionale di Narrativa Fantasy e dell'Immaginario - Chieti 20-21 giugno 1981, Solfanelli Editore, Chieti,1983, in particolare pp. 10-12. Su posizione analoga, ma che limita la critica a Caillois a un piano sostanzialmente terminologico, Gianfranco de Turris, Il genio dell'incubo, in Abstracta, n. 1, Stile Regina Editrice, Roma, gennaio 1986.[8] G. de Turris, Il genio... cit.[9] S. Tomasi, Tex, è vero... cit.[10] S. Tomasi, Tex, è vero... cit[11] Ermanno Detti, Tex, filosofia e religione, in P. Iozzino e D. Bevilacqua (a c.), Tex horror... cit.[12] Piero Di Castro, Tex, T. - Rex, Text, Tex Libris e altre evocazioni magiche, in Mauro Paganelli e Sergio Valzania (a cura) Gianluigi Bonelli - Aurelio Galleppini, Editori del Grifo, Montepulciano (SI), 1982.[13] P. Di Castro, Tex... cit.[14] Pasquale Iozzino, Tex, l'intrepido, in P. Iozzino e D. Bevilacqua (a c.) Tex horror... cit.[15] S. Tomasi, Tex, è vero... cit[16] E. Detti, Tex, filosofia... cit.[17] R. Caillois, Dalla fiaba... cit., pp. 21-22.[18] Gianluca Casseri, Postille al ritorno di Mefisto, nel periodico La Soglia n. 4, aprile 2003. L'articolo critica pesantemente la storia. Per altre forti critiche vedi Franco Spiritelli, Il triste ritorno di Mefisto, nel periodico Fumo di China n. 107, marzo 2003[19] Questa regola sarà infranta nell'ultima storia che oppone Tex a Yama. Il fatto che ciò avvenga quando ci troviamo già in piena decadenza narrativa, non ne costituisce una contraddizione, ma anzi una conferma.[20] P. e C. Kolosimo, Introduzione... cit., p.10.[21] Gianni Canova, Tex Willer, un milanese nel Far-West, citazione ripresa da S. Tomasi, Tex, è vero... cit.[22] Il concetto di deus otiosus è stato espresso dallo storico delle religioni Mircea Eliade in varie opere. Tra le altre vedi: Mircea Eliade, Mito e realtà, Borla, Torino-Leumann, 1966, pp. 124-129. Vedi anche Mircea Eliade, Trattato di storia delle religioni, Bollati Boringhieri, Torino, 1999, pp. 45 e segg.