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Julius Evola traghettatore della Golden Dawn?

Post n°42 pubblicato il 15 Ottobre 2015 da carancini
Foto di carancini

Nell'ultimo numero di SÌ SÌ NO NO (Anno XLI, n. 16, 30 settembre 2015), c'è un articolo su Julius Evola ("Non si può essere evoliani e cattolici ma si può essere evoliani e modernisti") che, pur condivisibile in gran parte delle sue affermazioni, ha un paragrafo ("Coerenza di Evola nel dopoguerra") che inizia così:

«Bisogna, però, riconoscere, che Evola è stato uno dei pochi intellettuali di valore ... i quali dopo il crollo del regime fascista non si è riciclato passando sul carro del vincitore, come ha fatto la maggior parte degli intellettuali e politici ... Evola è rimasto fedele a se stesso (purtroppo nel male) semper idem, sino alla sua morte (11 giugno 1974)».

Mi sembra che l'articolo rechi lo stile inconfondibile di don Curzio Nitoglia.

Bisogna ricordare che lo stesso don Curzio, una ventina d'anni fa scrisse sempre su Evola un pregevole articolo su Sodalitium, intitolato "Julius Evola, uomo tradizionale o cabalista?", in cui faceva la seguente considerazione:

«Saper nascondere la coda [al modo del serpente biblico], come ha fatto Guénon, è un'arte che solamente i più alti tra gli iniziati conoscono, e non sembra essere l'arte di Evola ne l'Imperialismo ...» (Imperialismo pagano è una nota opera di Evola).

Io penso invece che Evola, almeno a partire dal dopoguerra, abbia saputo "nascondere la coda" davvero bene se ancora viene ritenuto, persino sulla stampa a lui ostile, come un individuo che, pur "coerente nel male" non è passato sul carro del vincitore.

Secondo un osservatore come Vincenzo Vinciguerra, profondo conoscitore della destra italiana, Evola ha invece avuto la funzione di fungere da copertura intellettuale al vero scopo della classe dirigente missina, e cioè quello di costituire un «"ponte" fra i militari che avevano aderito alla Repubblica sociale italiana e quelli che si erano schierati con il Regno del Sud»[1].

Così, in particolare, Vinciguerra giudica l'operato di Evola:

«Per Evola che si vantava di non aver voluto aderire alla Repubblica sociale italiana, l'unica autorità che contava e alla quale tutti di dovevano sottomettersi era quella dello Stato, anche uno Stato "vuoto" come questo».

Personalmente, concordo con questo giudizio ma vorrei aggiungere qualcosa di più: la mia impressione è che il ruolo di pontiere, di traghettatore, che uomini come Almirante e Michelini svolsero a livello politico e Junio Valerio Borghese svolse a livello militare, Evola lo svolse a livello esoterico.

È possibile cioè che Evola traghettò fascisti giovani e meno giovani dalle organizzazioni iniziatiche e/o tradizionaliste in auge nel ventennio a certe organizzazioni iniziatiche gradite ai paesi alleati?

Mi limito a porre questa impressione come ipotesi, in punta di domanda, ma è certo che i fatti in tal senso che si possono addurre fanno una certa impressione.

Provo ad elencarne qualcuno.

1.       Evola, nelle opere scritte nel dopoguerra, ha ripetutamente elogiato un satanista come Aleister Crowley (a cominciare da un libro come la "Metafisica del sesso")[2], qualificandolo addirittura, insieme al mago russo Gurdjieff, dell'appellativo di "maestro", quel Crowley che è poi risultato essere sul libro paga dei servizi inglesi (Fonte: Giorgio Galli, Intervista sul nazismo magico, Lindau 2010).

2.       È noto come la casa di Evola a Roma, a Corso Vittorio Emanuele, sia stata nel dopoguerra meta di pellegrinaggio per tanti neofascisti, soprattutto giovani; tra questi, negli anni '60, troviamo Gianfranco De Turris e Sebastiano Fusco: ebbene, ritroveremo proprio costoro, qualche lustro più avanti, nelle vesti di curatori dell'edizione italiana del corpus dottrinale completo (almeno, a livello ufficiale) della Golden Dawn[3]. Ora, come ho già detto altrove, non è pensabile che un'organizzazione iniziatica elitaria (e fanatica) come la Golden Dawn affidi la cura dei propri testi dottrinali a dei meri profani, che non abbiano "qualifiche iniziatiche" o, almeno, che non condividano la visione del mondo di tale sodalizio.

3.       Ritroviamo i medesimi De Turris e Fusco quali curatori del "romanzo iniziatico" La figlia della luna del predetto Crowley, e tutto ciò per le edizioni Arktos del conte Oggero di Carmagnola[4].

4.       Attualmente, Gianfranco De Turris riveste le cariche di consulente delle (massoniche) Edizioni Mediterranee di Roma, nonché di segretario della Fondazione Evola[5].

5.       Va attentamente soppesato il ruolo di Evola quale "maestro segreto" del '68 (la definizione è proprio di Gianfranco De Turris)[6]. Nel 1969 recensisce entusiasticamente, sulla rivista L'Italiano (di Pino Romualdi) il libro Sesso e civiltà del sociologo Luigi De Marchi[7]. Sempre in quegli anni, esce una sua lunga intervista sull'erotismo sulla rivista "per soli uomini" Playmen (l'intervista è a cura di uno dei giornalisti italiani dell'epoca più interni ai servizi segreti: Enrico De Boccard)[8]. Sempre sulla medesima rivista, fa pubblicare lunghi estratti del suo libro Cavalcare la tigre (nel quale suggerisce, addirittura, sia pure a certe condizioni, l'utilizzo di certe droghe[9]).

6.       È curioso come questi interventi di Evola avvengano con una tempistica perfetta rispetto al varo della "Operazione Caos" della Cia in Europa, che aveva come scopo non solo l'infiltrazione dei movimenti pacifisti o comunque di opposizione all'ordine americano ma anche la loro neutralizzazione mediante la diffusione delle droghe e di stili di vita "dissolventi"[10].

Due considerazioni a margine di quanto detto: ricordiamo che la predetta Golden Dawn ha un ordine interno (Mons. Ernest Jouin avrebbe detto: la "retrologgia"), denominato "Ordine della Rosa Rossa e della Croce d'Oro", che, secondo l'avvocato Paolo Franceschetti, noto studioso di massoneria, è responsabile di un numero impressionante di omicidi. Franceschetti ha recentemente pubblicato tre volumi sui suoi studi al riguardo[11], ed è stato anche ospitato in Senato[12].

Il conte Giovanni Oggero di Carmagnola, defunto[13] animatore delle Edizioni Arktos, è conosciuto anche come il caposcuola italiano del cosiddetto "islamo-fascismo". Questo non gli ha impedito di pubblicare testi da cui traspare la sua simpatia per l'occultismo anglosassone. Che anche l'islamo-fascismo italiano abbia una (occulta) origine anglosassone, come il più noto estremismo salafita (origine più volte evidenziata dai più avveduti osservatori)[14]?

Da ultimo, non posso fare a meno di notare un'altra cosa, parimenti non notata di Evola: il suo tipico mix, fatto di nichilismo morale e conservatorismo politico, non è anche il mix di certi celebri filosofi neoconservatori americani, a cominciare da Leo Strauss? In altre parole, il titolo del vecchio articolo di Don Nitoglia, Julius Evola, uomo tradizionale o cabalista, pur non scorretto, non andrebbe forse precisato in Julius Evola, filosofo tradizionalista o neoconservatore?

 

 


[1] Vincenzo Vinciguerra, L'equivoco, articolo apparso in rete all'indirizzo: http://www.archivioguerrapolitica.org/?p=5763

[2] Ma vedi anche "Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo". La recensione in proposito di Marco Iacona:

«Il filosofo ha una buona opinione del "mago" britannico (buona quasi quanto quella che egli stesso nutre per il "maestro" Guénon), ed interpreta in modo positivo l'uso, sacro e magico, che Crowley fa del sesso e delle droghe, contrapponendolo a quello scevro da significati "alti" (e per nulla a carattere iniziatico) dei giovani contemporanei» (http://www.juliusevola.it/risorse/template.asp?cod=698&cat=RECE&page=1 ).

[3] https://books.google.it/books?id=jMOmDkY4a68C&pg=PA4&lpg=PA4&dq=golden+dawn+de+turris&source=bl&ots=LjVRfcAKUz&sig=Qv4UobrU4_IDJGsdOxi31R5Cg4g&hl=it&sa=X&redir_esc=y#v=onepage&q=golden%20dawn%20de%20turris&f=false

[4] http://www.aseq.it/figlia-della-luna-la.html

[5] https://it.wikipedia.org/wiki/Gianfranco_De_Turris

[6] Luciano Lanna, Il fascista libertario, Milano 2011, p. 85. La citazione completa è: «insieme con altri autori, anche Evola nel '68 veniva visto come "una specie di maestro segreto di quel moto ribellistico giovanile"».

[7] Ivi, p. 70.

[8] Ivi, p. 69.

[9] Per Evola, le droghe possono essere un mezzo di apertura per il "sovrasensibile". Vedi l'edizione del libro si Evola disponibile su internet: https://books.google.it/books?id=LpTLCQAAQBAJ&pg=PT90&lpg=PT90&dq=cavalcare+la+tigre+droghe&source=bl&ots=eaJOk9nXrH&sig=KpyFeWjz3-D9Bn399iln9nkKYn0&hl=it&sa=X&redir_esc=y#v=onepage&q=cavalcare%20la%20tigre%20droghe&f=false

[10] https://it.wikipedia.org/wiki/Operazione_Chaos

[11] http://paolofranceschetti.blogspot.it/2013/03/in-libreria-sistema-massonico-e-ordine.html

[12] http://paolofranceschetti.blogspot.it/2014/06/video-del-convegno-in-senato.html

[13] Vedi l'articolo di Ugo Tassinari, È morto Oggero, editore islamo-massonico. In rete: http://www.fascinazione.info/2010/10/emorto-oggero-editore-islamo-massonico.html

[14] Non ultimo, Ettore Bernabei, nel suo libro-intervista con Giorgio Dell'Arti L'uomo di fiducia, Milano 1999, p. 85.

 

 
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Quei fan che non ti aspetteresti di Edgardo Sogno

Post n°39 pubblicato il 20 Maggio 2015 da carancini
Foto di carancini

Poche righe per annotare un fatto curioso: nel suo ultimo libro sulla Resistenza, il giornalista del Corriere della Sera Aldo Cazzullo dedica un capitolo - naturalmente elogiativo - al "partigiano bianco" Edgardo Sogno.

Edgardo Sogno: quello noto anche per il tentato golpe - parimenti "bianco" - dell'agosto 1974.

A coronamento del capitolo, viene riportato il giudizio - altrettanto elogiativo - di Umberto Eco (cito a memoria: "Il reazionario Edgardo Sogno: è stato l'eroe della mia infanzia").

Giudizio curioso, davvero, visto che Eco da una vita si accredita come impietoso fustigatore dei reazionari (a tal punto che in una delle radiofoniche - e ormai storiche - Interviste impossibili trovò il modo di bollare come fascista persino ... Muzio Scevola!).

A me, questa vicinanza tra Eco e Sogno ne ricorda un'altra: quella tra il partigiano "comunista" Renato Mieli e i neofascisti presenti al famoso convegno dell'Istituto Pollio sulla guerra non ortodossa del 1965 (tra i quali Stefano Delle Chiaie, Guido Giannettini e Pino Rauti)[1].

Ma, adesso che ci penso, che dire del rapporto di amicizia tra il defunto presidente del Gruppo Editoriale l'Espresso, Carlo Caracciolo, e il prefetto Federico Umberto D'Amato (quello a suo tempo definito da Vincenzo Vinciguerra come il "capo dell'Ufficio bombe del Viminale")[2]?

Come si spiegano queste relazioni tra soggetti così (apparentemente) incongrui?

Voglio dire, tra noti esponenti della cultura e della politica italiana e notori "impresentabili"?

Dimenticavo: anche Furio Colombo nei giorni scorsi, recensendo il libro di Cazzullo sul Fatto Quotidiano, ha condiviso gli elogi per Sogno.

Ecco, come si spiega che due celebri "democratici" come i vecchi amici Eco e Colombo abbiano in simpatia un personaggio come Sogno, descritto a suo tempo da studiosi - peraltro di diverso orientamento ideologico - quali Maurizio Blondet[3], Mario José Cereghino e Giovanni Fasanella[4] come uno dei burattinai del terrorismo italiano, sia "rosso" che "nero"?

Va bene che in questi ultimi lustri Sogno è stato ampiamente sdoganato dal regime che ci governa (al pari del suo compare di golpe Randolfo Pacciardi[5]) ma, per parafrasare un celebre detto, coloro che non ricordano il passato ci condannano a ripeterlo.

 


[1] Vedi gli atti del convegno: http://stragi.it/la_guerra_rivoluzionaria/index.htm

[2] Sul rapporto di amicizia tra Caracciolo e D'Amato, vedi l'articolo di Pino Nicotri, Caracciolo: io l'ho conosciuto

http://www.giornalettismo.com/archives/13593/caracciolo-io-lho-conosciuto/

[3] In: Massoneria: troppo alte ramificazioni

http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_jcs&view=jcs&layout=form&Itemid=150&aid=9478

[4] Nel libro Il golpe inglese, Milano 2011. Vedi, in particolare, il capitolo Passare all'azione. Borghese, Sogno .. e le Br.

[5] http://www.novefebbraio.it/avvisi/commemorazione-di-randolfo-pacciardi

 

 
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"Le carte di Moro", sentenza storica: assolti i due giornalisti Arlati e Magosso

Post n°38 pubblicato il 13 Maggio 2015 da carancini
Foto di carancini

Dal sito dell'Ordine dei giornalisti:

http://www.odg.it/content/le-carte-di-moro-sentenza-storica-assolti-i-due-giornalisti-arlati-e-magosso

Le carte di Moro", sentenza storica: assolti i due giornalisti Arlati e Magosso

08/05/2015 - Primo piano

Per la prima volta a 37 anni dalla tragedia di Aldo Moro, la magistratura ha stabilito con una sentenza  che le carte di Moro (manoscritti e dattiloscritti dei suoi interrogatori durante i 55 giorni del suo sequestro) sono state notevolmente "assottigliate" e fatte sparire prima che potessero essere acquisite e valutate  dai magistrati inquirenti.

Avvenne durante l'operazione che smantellò il primo ottobre 1978 in via Monte Nevoso, a Milano, il covo-archivio delle Brigate Rosse. La sparizione di questi documenti di rilevante importanza politica e sociale è stata sancita e messa nero su bianco pochi giorni fa dalla Seconda sezione civile della Corte d'appello del Tribunale di Milano con una sentenza che assume un rilievo storico per comprendere fino in fondo che cosa è veramente successo anche dopo l'assassinio dello statista democristiano per mettere il silenziatore sulle sue rivelazioni durante la prigionia.

Vale la pena riportare il brano centrale della sentenza di Milano: "L'appello proposto da Agata Bonaventura non è fondato. La parte del libro che tratta del ritrovamento delle "carte di Moro" ha ad oggetto fatti realmente accaduti, dà conto di un episodio realmente accertato, consistente nell'asportazione del fascicolo dall'appartamento di via Monte Nevoso prima della numerazione dei fogli cui era composto, espone poi i ricordi, le impressioni ed i giudizi dei protagonisti della vicenda, il capitano Roberto Arlati, che vengono riportati in modo corretto, dando conto infine della diversa ricostruzione operata da Umberto Bonaventura quando ascoltato il 23.5.2000 dalla Commissione parlamentare  d'inchiesta sul Terrorismo e le Stragi".

Questa sentenza ha finalmente dato ragione al libro Le carte di Moro di Renzo Magosso e Roberto Arlati ma ci sono voluti 10 anni di dura competizione a base di carte bollate per dimostrare che venne scritta una vicenda vera, realmente accaduta.

Nel frattempo, sul libro "le carte di Moro" pubblicato nel 2004 è stato messo il silenziatore  proprio a causa di una querela per diffamazione intentata dalla sorella del generale Umberto Bonaventura (scomparso nel 2003 mentre era il responsabile dell'ufficio Sisde dei carabinieri). Il volume era scomparso subito dagli scaffali delle librerie. Non avevano ottenuto questo risultato le numerose interrogazioni parlamentari presentate su questo libro da rappresentanti di più partiti politici, le inchieste mandate in onda dalle televisioni, in particolare da "La storia siamo noi" di Giovanni Minoli, e le testimonianze raccolte dalla "Commissione parlamentare sulle stragi" condotta da Luigi Pellegrino, le denunce in parlamento dell'on Gero Grassi membro autorevole della attuale "Commissione Moro".

Va detto, per comprendere fino in fondo l'entità dell'"assottigliamento", che furono 76 i fogli alla fine protocollati (dopo essere state fotocopiate nella casera dei CC di via Moscova e solo in parte restituiti);  poi, più tardi, quando nel 1990, in via Monte Nevoso, l'appartamento venne venduto e smantellato si ritrovarono dietro un pannello di gesso altri 400 fogli ma, stando alle analisi del professor Armando Biscione, consulente della Commissione stragi, anche in questo ritrovamento si può evidenziare la mancanza di alcune carte.

 
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Mons. Williamson: Broadstairs eliotiano

Post n°37 pubblicato il 12 Maggio 2015 da carancini
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Da Mons. Williamson ricevo e pubblico il Commento Eleison n°406[1]:

Questioni di cultura!

Venite ad ascoltare il Dr White, se vi è ancora possibile,

Per mettere in relazione reale la vera Fede con l'uomo moderno.

Da Venerdì sera, 1° maggio, a Domenica a mezzogiorno, 3 maggio, nella Casa Regina dei Martiri a Broadstairs, si terrà un altro seminario dal Dr. David White; come l'anno scorso si è parlato di Charles Dickens, così quest'anno si parlerà di T S Eliot (1888-1965), un altro gigante della letteratura inglese in diretta connessione con quest'angolo d'Inghilterra. Fu in un padiglione all'aperto che guarda sulla spiaggia di Margate, a circa cinque miglia a nord di Broadstairs, che tra ottobre e novembre del 1921 il poeta anglo-americano famoso in tutto mondo, scartabellò i suoi appunti e compose circa 50 versi della terza delle cinque parti della più autorevole poema del XX secolo, sempre in lingua inglese, The Wasteland (1922).

Il poema è un brillante ritratto del venir meno dei cuori e delle menti degli uomini a seguito della Prima Guerra Mondiale (1914-1918). Nel The Wasteland, Eliot forgiò un nuovo modo frammentario di scrivere la poesia che ha colto il cedimento della condizione spirituale dell'uomo moderno. Con la sua ampia e profonda comprensione dei capolavori artistici del passato, in particolare di Dante e Shakespeare, Eliot fu in grado di dare forma alla povertà spirituale odierna. Per esempio nei sei versi del poema che sono chiaramente connessi a Margate, una di tre ragazze della classe operaia racconta come cedette il suo onore, per niente, e per evidenziar questo vuoto della vita di tutte e tre le fanciulle, le loro parole sono incorniciate all'interno di frammenti tratti dal canto delle tre Figlie del Reno che apre e chiude la visione cosmica dell'epico Anello dei Nibelunghi di Wagner.

Vuoto e nulla. Perché mai i cattolici dovrebbero preoccuparsi di tali autori deprimenti? La salvezza è in Nostro Signore Gesù Cristo, non nella cultura, soprattutto non nella cultura nichilista. Una risposta particolare è legata a T S Eliot. Una risposta generale è relativa ad ogni "cultura", comprendente quelle storie, immagini e musica con le quali gli uomini di tutti i tempi necessariamente formano ed arricchiscono o impoveriscono i loro cuori e le loro menti.

Quanto a T S Eliot, egli stesso mise presto da parte The Wasteland in quanto "ritmica lamentosa", e pochi anni dopo divenne membro della Chiesa Anglicana. Aveva espresso brillantemente il nulla moderno, ma non sguazzava in esso. Continuò a scrivere parecchi pezzi de teatro e specialmente il lungo poema dei Quattro Quartetti, nient'affatto nichilisti, e di questi il Dr. White, che ama molto Eliot, parlerà a Broadstairs tra pochi giorni. Dopo aver affrontato onestamente il problema, Eliot assunse nessuna soluzione a mo' di struzzo, come fecero innumerevoli cattolici ingannati dal Vaticano II.

In effetti, la cultura in generale sta alla religione (o all'irreligione), come la periferia di una città sta al suo centro. E proprio come un generale con il compito di difendere una città sarebbe molto sciocco se lasciasse che le periferie venissero occupate dal nemico, così un qualsiasi cattolico che tiene alla sua religione non può essere indifferente alle storie, alle immagini e alla musica che compongono il contesto per le anime intorno a lui. Naturalmente, la religione (o l'irreligione) è fondamentale per la vita dell'uomo, mentre al suo confronto la "cultura" è accessoria, perché la cultura dell'uomo è in fondo un contorno del suo rapporto con Dio. Tuttavia cultura e religione interagiscono. Ad esempio, quanti cattolici sarebbero caduti così facilmente a causa del Vaticano II, se non avessero subito l'effetto per esempio del "The Sound of Music"? ugualmente, se gli attuali capi della Fraternità San Pio X avessero colto tutta la profondità del problema moderno, opponendo la cultura cattolica all'anti-cultura moderna, sarebbero oggi così decisi a tornare sotto i cattivi fautori del Vaticano II? Le questioni di cultura possono importare come il Paradiso e l'Inferno!

Kyrie eleison.

 


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Black bloc e Militia: opposta fazione o medesima funzione?

Post n°36 pubblicato il 11 Maggio 2015 da carancini
Foto di carancini

I (presunti) anarchici denominati "black bloc" e i negazionisti di Militia: realtà che di solito non vengono associate ma forse un collegamento c'è.

Nel senso che, seppur con profili e in ambiti diversi, hanno la stessa funzione: quella degli intossicatori.

La regola è: sovrapporsi per oscurare.

Sovrapporsi, con le provocazioni e la violenza, agli argomenti di chi si vuole oscurare.

Nel caso dei "black bloc", quelli dell'antagonismo politico.

Nel caso di Militia, quelli del revisionismo olocaustico (ma anche, a volte, quelli dell'antagonismo politico).

La differenza è che, mentre nel primo caso la funzione degli intossicatori è diventata nota a una parte non trascurabile dell'opinione pubblica, nel secondo è rimasta praticamente inavvertita.

Il perché non è difficile da capire: mentre nel primo caso vi sono ancora diversi giornalisti e studiosi disposti a riconoscere la serietà degli argomenti dei manifestanti, nel secondo è assai più difficile trovare qualcuno che sia disposto a riconoscere la serietà degli argomenti dei revisionisti.

E così i regimi che ci governano hanno buon gioco nell'associare all'estremismo politico e alla violenza ogni discorso alternativo ai poteri costituiti.

Immagino che a questo punto qualcuno potrebbe obbiettare: un conto è affiggere striscioni, sia pure di contenuto provocatorio, e un conto è fracassare vetrine e incendiare vetture.

In realtà, quanto a violenza, alcuni noti esponenti di Militia hanno un lungo curriculum di intossicatori negli ambienti del tifo calcistico.

Al riguardo, si vedano almeno i seguenti articoli:

  1. L'INFILTRAZIONE NEOFASCISTA DELLE CURVE - I parte: 1995-2000 (articolo di Tassinari)

http://www.carmillaonline.com/2007/02/05/linfiltrazione-neofascista-delle-curve-i-parte-19952000/

  1. Il fascismo che viene dallo Stadio: da Boccacci a Marione, da Castellino, cognato di Morsello a Fiore

https://lamentelibera.wordpress.com/2009/09/22/il-fascismo-che-viene-dallo-stadio-da-boccacci-a-marione-da-castellino-cognato-di-morsello-a-fiore/

Preciso che il primo articolo è di Ugo Tassinari, osservatore non certo malevolo nei confronti dell'"area", e tuttavia i fatti, anche se non tutti ovviamente riferiti ai soli "miliziani", sono innegabilmente gravi (come quando si parla di "lesioni gravissime").

Dal secondo articolo, mi sembra degno di nota il seguente passaggio:

 "Gli stessi disordini avvenuti durante la partita Brescia-Roma nel 1994, videro la partecipazione di tifosi appartenenti sia al gruppo romanista "Opposta Fazione" che a quello laziale degli "Irriducibili" (entrambi di non celata fede politica di destra), fattore che fa pensare ad una matrice politica dell'accaduto e al contempo mette in luce la convergenza di alcuni gruppi delle due diverse tifoserie intorno a questioni che di sportivo hanno gran poco".

Si tratta di fatti di 20 anni fa, quando i "black bloc" ancora non c'erano, ma non mi sembra che oggi il quadro sia molto diverso.

Violenza nei cortei, violenza negli stadi. Entrambe sostanzialmente indisturbate.

Perché?

La risposta l'ha data giorni fa Diego Abatantuono in un'intervista concessa al Fatto Quotidiano, eloquente fin dal titolo:

"Non fermano i violenti perché non vogliono"[1].

È proprio l'attore milanese a fare il collegamento tra i due scenari:

" ... Se non li fermano c'è la volontà di non fermarli. Questo vale per tutti gli eventi pubblici, dalle manifestazioni e cortei di protesta agli spalti degli stadi".

E aggiunge:

"Basterebbe applicare la legge e garantire la certezza della pena, ma davvero per tutti. C'è gente ora che passa giornate intere in palestra per allenarsi a tirar pugni, li vedo allo stadio ed è pazzesco: un pugno può ammazzare, è tentato omicidio non rissa. Dunque bruci un negozio? Anche quello è tentato omicidio non danneggiamento. Pene esemplari, specifiche, chiare ma non per quelli che sono stati coinvolti, ma per quelli che coinvolgono".

Ecco, secondo voi, Maurizio Boccacci, il leader storico di Militia - e noto istruttore di boxe[2] - è di quelli coinvolti o che coinvolgono?

E, infine, che cosa centra il revisionismo con tutto ciò? 

 


[1] In il Fatto Quotidiano, martedì 5 maggio 2015, p. 9.

[2] Vedi il dossier DOPPIO GIOCO Come i fascisti di

casa pound si infiltrano nel mondo sportivo, p. 12: http://antispefa.noblogs.org/files/2014/07/CPI_e_lo_sport_2014.pdf

 

 
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