la vita è1 abbraccio

Un libro per piacere.


L’ultima “ predica inutile “ del nostro amato presidente invita a recuperare il piacere della lettura e si rivolge ai registi di film e spot pubblicitari perché mettano più libri nelle mani dei loro personaggi. Iniziativa lodevole: Hugh Grant che in “Notting Hill” legge un romanzo con la testa di Julia Roberts appoggiata sulle ginocchia scosse le certezze di fierissimi analfabeti di ritorno. Ma il primo posto dove i libri dovrebbero diventare un piacere non è la tv. E’ la scuola. Che invece li associa allo studio e alle interrogazioni, cioè al lavoro. I librai raccontano di bambini piccoli che si aggirano curiosi fra gli scaffali, quasi fossero in visita a un castello dei divertimenti. Ma basta qualche anno perché si presentino in libreria come dal dentista: immusoniti, ostili, trascinati dai genitori. E’ sui banchi di scuola, nonostante l’entusiasmo di tanti insegnanti sottopagati, che comincia quella funzione tipicamente italiana del libro come medicina: utile ma amara, e da assumere soltanto in caso di necessità.Lo svago è il disco, il videogioco, il sito, il film. Il libro è fatica. Ma lo è anche la palestra.Eppure chi ci va sa benissimo che, se non facesse mai ginnastica, sarebbe meno attraente nel fisico e meno resistente nel praticare gli sport che ama. La lettura serve ad allenare un altro muscolo fondamentale: quello della fantasia, che solo la parola scritta e l’immagine evocata ma non vista riescono ad alimentare. E senza fantasia le emozioni della vita perdono sale e diventano noia.