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Creato da LORISMANIA il 19/05/2012
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Post n°47 pubblicato il 29 Novembre 2013 da LORISMANIA
Un porcospino nelle incertezze della sua maturità si innamorò della criceta del cortile di fronte.
Fin qui tutto bene, perché la criceta lo ricambiava con dolce dedizione. Si trastullava il porcospino, uomo d’arte, in lunghe serate di madrigali all’indirizzo dell’amata, la quale tanto si deliziava che finiva col prorompere in eccitanti squittii di piacere.
E qui veniva il male, poiché il richiamo d’amore dei roditori suonava agli orecchi sensitivi del porcospino come un’insopportabile stridio, così che istintivamente rizzava il pelo nei consueti aculei della sua specie. La notte che le forze primordiali del suo cuore lo spinsero a farsi sotto e risolversi finalmente a baciare l’appetitosa criceta, egli era ben cosciente di come si sarebbero tragicamente messe le cose, e tentò in ogni modo di resistervi. Ma nulla valsero i suoi eroici sforzi. Quando, vinto dal fervore del bacio, la criceta diede fiato ai suoi "estatici" squitt squitt, inevitabilmente ella si trovò prigioniera di una terrificante palla di spine. Per lo spavento – com’é tipicamente della femmina – dalle sue viscere sgorgò uno scrosciante ruscelletto di urina. Il tepore del liquido pervase il corpo del porcospino come un’ondata di rasserenante dolcezza, così che il suo vello si distese e tornò ad ammorbidirsi. Da quella sera e per sempre la criceta si avviò agli appuntamenti d’amore senza mai scordare di tenersela ben stretta, anche a costo di patire un po’ lungo la strada…
Come riescono a stupirci gli animali… sempre e comunque!
Ma perché non riusciamo ad essere così spontanei anche noi in un qualunque gesto amoroso , quale quello di lasciare un semplice foglio di carta sotto il guanciale del nostro amore con su scritto : squitt squitt, per ricordargli/le quanto gli/le vogliamo bene e lo/la desideriamo ogni giorno di più.
Alla prossima favola.
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Post n°46 pubblicato il 23 Maggio 2013 da LORISMANIA
grande Marlon Brando… E chi non ricorda l’interprete straordinario di tantissimi film a volte anche scabrosi ma sempre di intensa e elevata qualità artistica dove l’attore trasmetteva la sua carica passionale per l’arte, la giustizia degli uomini in cui credeva, ma la cosa che più mi ha colpito è stata la lezione che ci ha lasciato che riguarda il grande pubblico ma che riveste un significato particolare per coloro che sono ammalati di "Indianite" come me. Marlon era un grande estimatore delle culture native americane, grande sino al punto di fare rilevanti scelte politiche concrete di sostegno alla causa. Insomma, si sporcò le mani, giocò seriamente a fare "l’indiano"; non come tanti, forse troppi, che scimiottano i nativi. Ai nativi americani serve sostegno politico e spesso economico. Questo ha fatto Marlon: dal rifiuto a ritirare il premio Oscar inviando una donna nativa: dall’acquisto di terre poi restituite agli stessi nativi; alla partecipazione alla grandiosa Marcia dei Trattati Infranti nel 1972; senza dimenticare le donazioni di introiti cinematografici.Marlon si rifiutò anche di celebrare a modo suo la presunta scoperta dell’America. "Cinema: Marlon Brando, via il mio nome da film su Colombo, testuali parole di un titolo tratto da una agenzia A.N.S.A. del 92: sì proprio l’anno della grande abbuffata celebrativa. Marlon nel 1992 chiederà che il suo nome sia rimosso dai titoli del film "Cristoforo Colombo: la scoperta". Motivo: il navigatore viene mostrato sotto una luce troppo positiva". In un’intervista l’attore fece un’analisi precisa: Cristoforo Colombo è stato direttamente responsabile della prima ondata di distruzione e genocidi delle popolazioni native del Nord America". Agli scettici potrà sembrare strano che l’attore figurasse nel cast di quel film. Brando si è sentito tradito dal produttore che gli aveva promesso che Colombo sarebbe stato presentato nel film "come l’essere veramente malvagio che era". Decisamente commerciale fu la risposta. Il produttore disse che che dal film era stata tolta, tra l’altro, una scena dove si mostrava una ragazza bruciata viva nell’olio bollente. "Non volevamo fare un film dell’orrore" spiegò il produttore. Forse non pensava o faceva finta di non sapere quale orrore iniziò con quel funesto 12 ottobre 1492. Il film con protagonista Tom Selleck destinato ai botteghini dell’autunno dell’epoca prevedeva un impegno di Brando per dieci giorni di lavorazione e nonostante il compenso elevato (5 milioni di dollari) l’eterno ribelle si impegnò a fondo per far togliere il suo nome dai titoli. Il messaggio è immediato e provocatorio, tipico di Brando. A Denver, nel 2005, in un corteo di nativi a cui seguirono molti arresti, campeggiava un enorme striscione molto chiaro: " Christofer Columbus. The America’s first terrorist". Ma le azioni dell’attore partono da lontano. Marlon Brando era amico di Clyde Warrior, uno dei progenitori del movimento "Red Power" che diede il via al National Indian Youth Council. Marlon Brando, inoltre diede forte sostegno all’occupazione di Alcatraz. Dal 20 novembre 1969 all’11 giugno i nativi americani trasformarono l’isola di Alcatraz nel crogiuolo del movimento per i diritti degli indigeni. Creò una generazione di attivisti, tra loro Richard Oakes, Wilma Mankiller e John Trudell. Brando, con altre celebrità, fornì appoggio materiale e visitò l’isola in uno show di solidarietà. Ho avuto la fortuna di conoscere personalmente John Trudell nel gennaio del 2006. Un fiero capo sioux Lakota. Venne appunto a Torino per una sua unica esibizione accompagnato dai suoi fedelissimi "Bad dog", John è un musicista straordinario e riesce a comunicare tutta la sua essenza di uomo che ha ritrovato la pace dopo quella immane tragedia che lo ha visto protagonista e che lo accompagna fin dal momento che perse in un incendio ( pare doloso e compiuto indovinate da chi?) la moglie, la suocera e i suoi tre figlioletti. Nonostante questo tremendo dolore che avrebbe lacerato qualsiasi essere umano trasformandolo in una maschera di odio e di vendetta , John Trudell perseguì invece un percorso costellato di musica, poesia, di scrittore sensibile e attento tanto da meritarsi la stima e l’ammirazione di straordinari musicisti come Bob Dylan e tanti altri. Quella sera ho ascoltato non solo un’artista della fiera e gloriosa tribù Lakota, che ci deliziava con un folk-blues straordinario, ma un testimone e portatore di pace che riusciva a far scendere nel nostro animo la saggezza che tanto lo distingueva e la sofferenza sua si riuniva in un unico abbraccio che il pubblico presente ha colto all’unisono. Ritornando a Brando credo che mai nessun attore fu impegnato nella difesa dei diritti indigeni. Sostenendo il movimento degli anni sessanta e settanta contribuì a consegnare alla storia quelle incredibili pagine di rivolta. Grazie, Marlon..ovunque tu sia.
(tratto da Hunkapi) |
Post n°45 pubblicato il 13 Maggio 2013 da LORISMANIA
L’amore che vorrei è quello per me stesso, una solida autostima che mi convinca, una volta per tutte, che quello che dico, penso e faccio ha valore di per sé, anche se non ho una donna accanto. L’amore che vorrei? Rivedere il mio primo e unico amore di quarant’anni fa. Ho paura di morire e di non rivederla mai più. Sono patetico? L’amore che vorrei è quello dei miei genitori. Di mia madre e di mio padre, che purtroppo non ci sono più. E’ una donna di circa cinquanta/sessant’anni, perché deve aver cantato le mie stesse canzoni; è curiosa della vita, bella dentro e non orribile fuori, mi piace e le piaccio; sa sorridere anche con gli occhi, è ironica e non sarcastica. Che cosa voglio ancora? Incontrarla per caso al cinema, in un negozio, a teatro, a passeggio, in libreria, a una cena, o appena svoltato l’angolo di casa, oppure al mercato mentre si fa la spesa. L’importante è riconoscerci. L’amore di cui avrò bisogno è tantissimo. E ho anche bisogno che sia amore forte e paziente, per vincere la stanchezza. Che sia previdente e saggio, contro la fretta. Allegro, contro lo scoraggiamento. E anche attento, per non fare ingiustizie. L’amore che vorremmo? Quello di A………, oltre a un disperato bisogno di fargli sentire il nostro, da quando nove mesi fa, il destino ha deciso di portarcelo via. Ma l’amore no, quello nessuno potrà mai nostro cuore. E quello che gli gridiamo ogni giorno quando, il mattino,risveglia i nostri cuori feriti. E’ quello che gli mandiamo la sera quando cerchiamo, nel mondo onirico, un po’ di tregua al nostro dolore. E’ quello che gli daremo per sempre, perché lui vive, vive in ognuno di noi. E’ quella della mia migliore amica. Non glielo dico perché temo di rovinare tutto, di perdere la complicità che ora ci lega. E sono geloso se sento che lei condivide qualcosa con qualcun altro. Forse continuerò a non dirglielo, anche se non so se è giusto mendicare l’affetto che ora mi dà, e che magari è solo un’illusione, ma bellissima. L’amore che vorrei si chiama F…….. . Lei continua a dire che io al massimo posso essere il suo migliore amico. Io le sono veramente amico ma – gliel’ho sempre detto - sono sinceramente innamorato di lei. Anche se, occorre dirlo, io e lei non siamo fidanzati. E probabilmente non lo saremo mai. Ma sapete cosa vi dico? L’amore che vorrei è comunque l’amore che ho. L’amore che mi spinge tutti i giorni a starle vicino.
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Post n°44 pubblicato il 11 Aprile 2013 da LORISMANIA
Un balbuziente decide di andare a scuola di dizione. Un mese dopo incontra un amico che gli chiede:
La mela porta vitamine,
Colloquio di lavoro
Un dietologo prescrive ad una signora una cura dimagrante avvertendola che nasconde qualche effetto collaterale. Dopo qualche giorno la donna si ripresenta nel suo studio:
Un'anziana coppia di coniugi va dal medico di famiglia.
Un carcerato riceve la visita del suo avvocato, il quale gli dice:
Due anziani coniugi sono seduti davanti al televisore e stanno guardando il programma di un famoso guaritore. A un certo punto dello spettacolo, viene tentato un esperimento di guarigione a distanza.
E' Natale, un bambino torinese riceve in regalo un bell'orologio ed un bambino siciliano, abitante anch'egli a Torino, riceve invece in regalo una piccola doppietta con le canne mozze. Trascorse le vacanze natalizie i due bambini si ritrovano a scuola e naturalmente parlano dei regali ricevuti. Ognuno si innamora del regalo dell'altro e decidono così di scambiarseli. Il bambino siciliano torna a casa dal padre tutto contento e gli fa:
Due carabinieri sono in macchina, uno di loro scende, chiude la portiera e s'accorge di essere rimasto chiuso fuori. Non sapendo come fare chiede aiuto ad un carrozziere, il quale gli dice di non aver tempo, e se comunque avesse almeno lasciato uno spiraglio di finestrino aperto.
Un poveretto, da tempo, non riesce ad arrivare all'orgasmo e a soddisfare pienamente la propria moglie. Lui, cedendo alle insistenze di lei, accetta di farsi prescrivere il viagra. Di ritorno dalla farmacia, l'uomo inghiotte la pillola miracolosa e in un attimo si ritrova rigido e pronto a tutto.
Tra mafiosi: "Jonny, lo hai fatto quel lavoretto poi?"
un sorriso a chi legge |
Post n°43 pubblicato il 07 Aprile 2013 da LORISMANIA
Quindi essere belli non basta. Aiuta, pensano molti (specialmente i brutti). Ma di per sé non è sufficiente a fare breccia nel cuore delle donne. Cosa le attrae davvero? Qualcuno dice il fascino, la ricchezza, il sex appeal. Io preferisco parlare di energia vitale. Le donne, di qualsiasi carattere e a qualunque età, sono attratte dai maschi che manifestano passione. Nel loro modo di comportarsi, di camminare, di parlare. Non devono essere per forza estroversi. E nemmeno brutali, come invece sostengono tanti uomini rifiutati, che le accusano di preferire i farabutti ai romantici. In realtà preferiscono gli energici. Che poi i farabutti abbiano spesso più energia dei romantici è un aspetto della questione di cui le innamorate hanno modo di accorgersi, e di pentirsi, soltanto in seguito. All’inizio l’istinto le porta a provare attrazione per il maschio vitale. Non deve trattarsi necessariamente di un playboy. Può benissimo essere un timido che esprime la sua energia nella dolcezza dello sguardo. L’importante è che questa “carica” gli esca da qualche parte. Ma se io non la posseggo, cosa posso fare? Ho una splendida notizia da dare a tutti: l’energia giusta la possediamo anche noi, ognuno di noi. Adesso però ne ho una un po’ meno buona: non uscirà mai fuori se noi non lavoreremo su noi stessi per stanarla. Come? Potrei intontirvi con mille ragionamenti e forse arriverei a persuadervi. Ma non vi schiodereste di un millimetro dai vostri comportamenti attuali, perché fra il pensiero e l’azione si allarga un fossato. Ritengo più efficace ricorrere alle parole che mi disse un vecchio professore di ginnastica, quando mi vide tremebondo davanti al famigerato “cavallo con maniglie” da saltare. “Se vuoi sostituire la paura con il coraggio, devi abituarti a fare le cose di cui hai più paura”. Semplice, vero? Al limite della banalità. Ma funziona. Prenditi dei rischi, tuffati nell’acqua fredda delle emozioni rattrappite, mettile alla prova. C’è un solo modo per smettere di essere timido: diventare appassionato. Quando incontri una ragazza che ti piace, non smarrirti dietro a strategie cerebrali. Cerca piuttosto di trasmetterle il fuoco che hai dentro. Con gli sguardi, i gesti, le parole. Trasferisci la comunicazione dalla testa al cuore. E non abbatterti di fronte ai primi, inevitabili insuccessi. Il tuo problema adesso non è vincere, ma cominciare finalmente a giocare. |
Inviato da: oranginella
il 09/07/2017 alle 21:13
Inviato da: LORISMANIA
il 29/11/2016 alle 00:26
Inviato da: soltanto_unsogno
il 28/11/2016 alle 19:31
Inviato da: LORISMANIA
il 17/11/2016 alle 22:31
Inviato da: accoglienza.virtuale
il 16/11/2016 alle 08:55