I passi della luna.

Io le conosco quelle notti


 Io le conosco quelle notti troppo lunghe, quelle notti in cui arrivi perfino a dubitare che il sole possa sorgere di nuovo, quei passaggi bui in cui tutto ciò che desideri è un giorno spoglio di parole, di ricordi, un giorno che non chieda più di te. Hai solo bisogno di imbrogliare, di credere che al mondo non ci siano malattie o persone capaci di rapire chi e ciò che ami dall'oggi al domani, bisogno di sapere che il tuo giorno servirà a qualcosa che va oltre gli interessi personali e la cattiveria della gente. A volte può crollare il mondo ma tu devi andare, armato di penna, fino al rifugio sul lago immune al tempo e lì scorgere una stella, per chiamarla Madre, Dio o Amore. ***Non puoi definire una persona "sbagliata" se non sai cos'è giusto davvero. Non puoi chiamare "fallito" uno che non ha mai smesso d'inseguire il suo sogno lottando contro tutto e tutti, perfino contro la parte oscura del suo cuore. Piuttosto, per quanto fragile, io lo chiamerei "eroe"; un testardo, silenzioso eroe di porcellana simile a tanti che il frastuono dei giorni nasconde alla gente ma non a Dio e ai fiori dello spirito. Certe anime non possono prendersi rivincite in questa vita, troppo diverse, piccole o grandi, a seconda dei punti di vista, dinanzi al malcostume sociale, al bisogno di apparire più che di essere, pilastro del comune pensare; la loro vittoria però è insita nel fatto stesso che continuino a lottare, a sperare in una zona reale o fantastica in cui la vita è meno iniqua e la mano di Dio più vicina. E' un sabato come tanti altri questo, potrei dire, ma so che ogni giorno è unico, imperdibile, e tante domande senza risposta mi frullano in testa. Quel tipo che vedo sempre in strada e che ho visto anche poco fa con l'ombrellino agganciato al polso e la camminata alla Charlot nel primo sole di Primavera, dove va? Vorrei dirgli che lo vedo, mentre tutti lo scansano, ma le parole di rado escono dalla mia bocca al momento giusto, spesso non possono. Per questo le affido alla mia penna, per poi lanciarle, imbottigliate, nel mare più lontano che conosca. Follia? forse... siamo punto e a capo: chi può dire cosa è folle e cosa è sano? Chi può dire dov'è andato lo spirito di quel gatto che ieri mi è morto in mano, gelido, e che solo una settimana fa andava dietro alla vecchia palla che gli lanciavo, dietro alla foglia caduta dal mandorlo appena fiorito? Ecco la mia zona fantastica. Lontano da qualsiasi prigione dorata, mi piace pensare che ora sia pura energia in attesa di una nuova esistenza, un granello di luce dentro un fiore che nessuno vede, nessuno a parte te, Mamma. Carlo Bramanti