Creato da carlocorallo il 08/04/2008
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« Il modello di vitaL'imprenditore-padrone ... »

Un mestiere chiamato "Ragioniere"

Post n°2 pubblicato il 08 Aprile 2008 da carlocorallo

A grandi linee possiamo dire che gli esseri umani si dividono in due categorie: quelli che sono già ricchi e quelli che lo vogliono diventare. Lasciando per adesso da parte i ricchi, che probabilmente lo sono o perché lo erano i propri predecessori da cui hanno ereditato la fortuna o perché i soldi se li sanno conservare e non li sperperano, passiamo ad analizzare quelli che ambiscono a diventare ricchi, che poi sono la stragrande maggioranza.

        Per fare soldi si può tentare la fortuna in proprio, investendo in attività redditizie, cercando di inventarsi qualcosa che ancora non esiste o copiando qualcun altro che già è stato baciato dalla fortuna: comunque, anche per una piccolissima attività, bisogna saper rischiare al momento giusto e nel posto giusto!

        Più semplicemente si può imparare un mestiere o studiare per arrivare a prendere un titolo per lavorare in proprio o alle dipendenze di altri: e quest’ultima è naturalmente la categoria più numerosa.

        Degli infiniti lavori dipendenti esistenti al momento possiamo fare un’altra grande classificazione: ci sono i lavori e quelli che io chiamo “posti di lavoro”. Questi ultimi sono in genere lavori statali, parastatali, ex statali privatizzati, posti di favore ottenuti spesso con la “raccomandazione” che nel nostro paese è un’istituzione. Tutti questi posti sono così difficili da ottenere che poi è quasi impossibile perderli. I più bravi della categoria diventano inevitabilmente modelli per gli altri e spesso finiscono per fare la carriera politica, distinguendosi per la capacità di lavorare poco e quel poco di riuscire a farlo fare agli altri! Caratteristiche principali di quelli che hanno il posto di lavoro sono: la possibilità di fare una pausa-caffè in qualsiasi momento della giornata; la possibilità di programmare con largo anticipo e con precisione i giorni di ferie che gli spetteranno; la possibilità di ammalarsi; lo stipendio sicuro e puntuale.

        Tutti quelli che non rientrano nella categoria dei “posti di lavoro” fanno parte semplicemente della categoria dei “lavoratori dipendenti” che si suddividono in lavoratori dipendenti con regolare contratto e lavoratori dipendenti sfortunatamente con nessun contratto, sempre più fortunati comunque dei lavoratori disoccupati o in attesa di nuova occupazione!

        La nostra attenzione si concentrerà su un lavoratore dipendente in particolare: la figura professionale del ragioniere, che per maggior eleganza viene ormai internazionalmente definito “impiegato contabile” ma tutti noi italiani abbiamo imparato a mitizzare con la faccia del ragionier Ugo Fantozzi.

        Il ragioniere, a dispetto del significato etimologico della parola, non ha quasi mai il tempo di ragionare; deve prendere decisioni importanti, anche tre o quattro contemporaneamente, nel più breve tempo possibile. Tutto quello che fa quotidianamente è dovuto, mentre se poco poco gli sfugge qualcosa viene subito additato come nulla facente o menefreghista. Quando però improvvisamente viene a mancare, tutto il mondo ricade in testa al datore di lavoro che, solo per orgoglio, finge di non fregarsene niente, ma in realtà gli rode dentro e va in tilt!

        Credo comunque che ragionieri si nasce o lo si diventa fin da piccoli: le caratteristiche tipiche sono l’ordine, la precisione, la puntualità e la pignoleria e soprattutto una dose infinita di pazienza e accondiscenza verso gli altri. Forse anche un po’ di timidezza e di modestia! Ecco, diciamo che si tratta di persone così miti, tranquille e forse troppo educate tanto da risultare perfino spente e senza stimoli o ambizioni. In realtà, il ragioniere è un freddo calcolatore che si pone in ogni momento di ogni giornata lavorativa la seguente domanda: vale la pena eseguire una determinata azione? I costi da sostenere eguagliano i benefici ottenibili? Che risultato massimo posso raggiungere? Insomma, il ragioniere non fa mai niente per niente e ad ogni azione assegna un valore tangibile.

        Notoriamente il ragioniere è cattolico e va regolarmente a messa ogni domenica dove sente dire sempre che bisogna essere più buoni, bisogna saper perdonare il prossimo ed è convinto che il prete si rivolga sempre a lui.  Egli in cuor suo sa che è buono e che finirà certamente in paradiso, ma non sa che anche lì lo aspetterà un ruolo di subordine:  sarà sempre un contabile!

Rarissimo che il ragioniere possa anche diventare un politico né tanto meno un sindacalista: innanzitutto perché non ha tempo da perdere e poi perché la sua cultura liberale lo porta inevitabilmente a non avere troppa fiducia nelle istituzioni.

        Comunque paga le tasse e rispetta le leggi: ad esempio, quando è in auto si ferma al semaforo rosso, mette sempre la cintura di sicurezza, usa l’auricolare per il telefonino, fa passare il vecchietto sulle strisce pedonali e naturalmente si guarda attorno e si sente sempre osservato come un extraterrestre!           

Insomma, la vita del ragioniere è quella classica del gregario, del portatore di borracce del ciclismo o del calciatore mediano (vedi l’Oriali di Ligabue!) che deve correre fin quando ne ha anche per il giocatore di talento.

Fuori dal lavoro, tolta finalmente la maschera che ogni giorno è costretto a mettersi per unificarsi agli altri e passare il più possibile inosservato, il ragioniere ha una seconda vita fatta di intensi rapporti intersociali: raramente è bello, ma risulta sempre un simpaticone pieno di allegria che con maestria riesce a trasmettere anche agli altri; organizza gite, scampagnate, viaggi, partite di pallone ed è sempre in perfetta forma fisica. Addirittura eccelle in alcune attività ma non si prende mai troppo seriamente perché sa che il suo tempo libero a disposizione durante la settimana lavorativa è sempre scarso!

A volte il ragioniere, per ambizione o per cultura personale, trova anche il tempo per laurearsi, ma si è così abituato negli anni a farsi chiamare “ragioniere” che quasi si vergogna a fregiarsi del titolo di “Dottore”, provando un certo disagio verso i colleghi.

Il ragioniere non è un vendicativo ma non dimentica niente: annota, registra e cataloga tutto. Il suo spirito di sacrificio, la sua praticità e la tolleranza verso i suoi superiori lo porta inevitabilmente ad accumulare nel tempo delle enormi tensioni interne che producono quella sindrome da stress di cui soffre abitualmente; però c’è sempre un limite a tutto e, quando quel limite viene raggiunto, smette all’improvviso di ragionare e istintivamente fa emergere tutto quello che ha sopportato per troppo tempo dentro. E finalmente trova il coraggio per togliersi quegli scomodi sassolini che aveva nelle sue scarpe, fino a far venire un dubbio, ormai tardivamente, persino al suo datore di lavoro che tanto lo aveva osteggiato fino a costringerlo ad andarsene: “forse quello lì non era proprio coglione come pensavo!”.

Se per caso notate in vostro figlio adolescente una certa predisposizione alla carriera di ragioniere o comunque una sua semplice vocazione anche per gioco, il consiglio è quello di cercare immediatamente di distoglierlo, facendoli presente che ci sono tanti bei mestieri e anche l’astronauta in fondo, con un po’ di sacrifici e con qualche raccomandazione, può essere un mestiere più semplice… Cercate con il dialogo di ragionarci!

Nella piccola impresa ma, specialmente nel nostro sud anche nella media e grande industria, la figura del ragioniere viene mistificata con quella del “tutto-fare” che va dal portinaio fino al delegato in banca, passando per il ruolo di centralinista, segretario, autista, addetto ufficio acquisti, ufficio vendite, ufficio del personale e talvolta anche operaio specializzato. Solo a tempo perso e in genere il sabato mattina, notoriamente il giorno del riordino dell’ufficio, il ragioniere tenta a bocce ferme di far quadrare i conti, sistemando tutte le operazioni contabili, solamente abbozzate durante la settimana. Infatti, non è casuale che spesso i finanzieri pigri si presentano in azienda il lunedì mattina per sequestrare i documenti!

Il tutto rientra sempre nella ricca busta-paga di impiegato d’ordine e di concetto che il datore di lavoro, con visibile dispiacere, mensilmente è costretto ad accreditare, continuando a pensare che tutto sommato non è proprio giusto al mondo d’oggi, con tutte le tecnologie di cui si dispone, pagare un ragioniere per tenere in ordine due carte e riscaldare una sedia!

Capita a volte che i ragionieri dopo un po’ di esperienza e molta gavetta cominciano a farsi un’idea opposta a quello del loro datore di lavoro e iniziano a pensare che dopotutto, a parte i soldi che inevitabilmente ci vogliono per fare l’imprenditore e a parte una buona idea per sfondare nel mercato, non è che poi fare l’imprenditore sia un’attività così complicata: basterebbe trovare un buon ragioniere e il cerchio si chiuderebbe!

 

 

 

 

 

 
 
 
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