PENSIERI POSITIVI

Non ci resta che fare il politico!


Fra le tante attività lavorative più o meno indipendenti e autonome, tralasciando quelle artistico-intellettuali e quelle più gettonate come il calciatore, il cantante, il comico, la velina e l’opinionista televisivo, dove comunque è richiesto un minimo di talento che non si può certo comprare al supermercato, se proprio non vi va di lavorare, allora non vi resta che fare il politico.        Non è certo facile diventare un uomo politico, ma sicuramente non serve né talento né tantomeno un titolo di studio. A pensarci bene, forse è l’unico mestiere dove basta la licenza elementare!  Bisogna solo trovare un gruppo di persone che ti elegge “leader” di qualcosa: basta già farsi eleggere rappresentante degli studenti della propria scuola o rappresentante degli inquilini del proprio condominio per provare già quella ebbrezza che ti sale nelle vene fino a raggiungere il cervelletto e a farti sentire “al di sopra”.        Oggi giorno chi fa politica lo fa o perché è già ricco e vuole continuare ad esserlo, difendendo quello che ha già ottenuto (prototipo della categoria Berlusconi); o perché è invidioso della ricchezza accumulata dagli altri (vedi i comunisti in genere); o perché non sa fare altro e non ha mai fatto altro nella sua vita (questo è il politico purosangue!); o semplicemente perché non vuole lavorare. Uno su cento, magari ingenuamente, ci crede veramente nell’attività politica e nel suo nobile fine, ma quando poi raggiunge la sua gloria rientra inevitabilmente in una delle categoria su menzionate.        La bravura del politico si misura nella capacità di illusione che riesce a trasmettere agli altri: fingendo di fare gli interessi di una intera collettività, deve accontentare (o perlomeno provarci) la nicchia di persone che lo hanno fatto arrivare fino al potere; spesso si accontenta di fare soltanto delle promesse per rimanere il più a lungo possibile in quella posizione privilegiata che gli basterà per campare tutta la vita!        Ormai non esiste più la contrapposizione fra le diverse ideologie: tutti i partiti e tutte le coalizioni dicono più o meno le stesse cose. Alla fine chi amministra maneggia (e festeggia!), chi è all’opposizione non aspetta altro che vincere le successive elezioni e passare dalla parte opposta: la cosiddetta “regola dell’alternanza” permette al cittadino comune di scegliere liberamente da chi farsi fregare, una volta da destra e l’altra da sinistra!        Addirittura il mio sospetto è che spesso i politici, fingendo di litigare, di accapigliarsi, di querelarsi a vicenda, dichiarando e smentendo con totale disinvoltura e nel giro di poche ore tutto e il contrario di tutto, sotto sotto siano consapevolmente complici nel pianificare e concertare tutte le loro azioni, senza lasciare nulla al caso, comportandosi come un classico ragioniere che massimizza la funzione costi-benefici personali e aziendali.