CARLO PARLANTI FREE

Carlo ed io...


Era il 24 agosto 2007. Tornavo da un settimana di vacanza, la prima vera vacanza dopo tanto anni. Ero riposata, soddisfatta, ritemprata, abbronzata e nelle orecchie avevo ancora l’eco delle risate fatte con gli amici. Mi trovavo alla stazione di Metaponto,il treno che doveva riportarmi a casa aveva un lungo ritardo, almeno 2 ore, così al bar ho cominciato ad acquistare quotidiani e settimanali, la settimana enigmistica non sarebbe bastata a farmi ingannare il tempo. Ho cominciato a sfogliare il giornale che preferisco, pensando di fare come sempre, prima una scorsa veloce ai titoli e poi, indietro a rileggere attentamente. Quel giorno non è stato così, sono arrivata ad un articolo che subito ha catturato la mia attenzione, e che ho letto e riletto più volte, Libero quel 24 agosto pubblicava la storia di Carlo. E da quel giorno ho cominciato a seguire Carlo e la sua vicenda incredibilmente terribile, sempre da più vicino. Il giorno dopo ho pubblicato il primo post, poi il secondo, e intanto mi tenevo informata attraverso il suo sito. Più sapevo e meno mi capacitavo, sembrava una storia surreale, quasi grottesca, impossibile che fosse capitata a un uomo dei nostri giorni. Un giorno vengo invitata a scrivere su un sito di informazione e lì scopro che altri si interessano di Carlo, oltre ai mei scritti su di lui ci sono i loro. La rete degli amici di Carlo sul Web si allarga e così sino a quando la redazione di Digiland Libero, sulla cui piattaforma c’è il mio blog,mi contatta per una intervista telefonica. Era il 19 settembre e quel giorno per la prima volta ho contattato Katia, la fidanzata di Carlo, le scritto una e.mail per dirle che la redazione di Digiland Libero la voleva intervistare e aveva bisogno del cellulare. Da quel momento in poi per me è stata full immersion nella vicenda di Carlo. I miei post non sono passati inosservati, la già nota sensibilità di un'altra blogger, Marie, è rimasta scossa dalla storia di Carlo e con lei abbiamo cominciato a chiederci cos'altro potessimo fare per aiutarlo ad uscire dall'incubo oltre a scrivere nei nostri blog, invitare gli amici a farlo o chiedere di inserire nei blog un banner creato apposta. Qualche giorno dopo ci è venuta l'idea di creare un blog per Carlo, un blog aperto di modo che chiunque potesse scriverci, e da qui il passo è stato breve perchè l'indignazione crescesse e inducesse più di una persona a collaborare, anche solo con una idea, la proposta di una iniziativa. Giorno dopo giorno è stato un fiorire di attività a cui ognuno partecipa con le proprie competenze, chi prepara i testi da inviare, chi li traduce in inglese, chi prepara i video, chi ricerca gli indirizzi di posta elettronica a cui inviare quanto elaborato, nessun obbligo ma solo tanta spontanea partecipazione. Risposte ne abbiamo avute ben poche e quando le abbiamo avute sono state solo di rinvio ad altre persone, altri enti. Chi di dovere se ne lava le mani come Ponzio Pilato, solo la gente comune risponde con entusiasmo perchè toccata nelle corde dell'indignazione e della sofferenza di un uomo. La sera, spesso, quando ci sentiamo facciamo un bilancio della nostra giornata per Carlo, e l'amarezza è grande, pensiamo di non avere fatto abbastanza o di non avere avuto ancora l'idea migliore per percorrere la strada giusta. Mi sono chiesta più volte il perchè di tanta indifferenza della classe politica, solo un parlamentare si è interessato al caso di Carlo, gli altri nemmeno ci rispondono. Più rifletto sui perchè e meno riesco a trovare risposte; quando si cerca di corrispondere con qualcuno è preferibile avere risposte anche negative, importante è sapere qualcosa, Carlo e noi invece siamo tenuti in una situazione di oblìo da cui è quasi impossibile pensare a strategie utili così che spesso procediamo alla cieca tentando ora una carta ora un'altra. Così i giorni passano e mentre ci sono sviluppi inaspettati, come l'aggravamento del suo stato di salute che lo ha fatto ricoverare in isolamento in ospedale, nonostante pregresse recenti analisi non facessero pensare ad una situazione così grave, come l'impossibilità di sentirlo per telefono, la preoccupazine per lui raggiunge livelli di allarme, dagli Usa arrivano notizie sporadiche e frammentarie quando i funzionari del Consolato riescono a parlargli per telefono; la situazione è già quella che è, la mancanza di un referente che dia certezze, positive o negative, peggiora le cose. Ho ripetuto più volte che non voglio fare discorsi da innocentista o da colpevolista, l'augurio che faccio a Carlo è quello di un giusto processo e che i suoi diritti di uomo e di detenuto vengano garantiti e tutelati.