CARLO PARLANTI FREE

Conferenza: aspettando il resoconto di Katia...


Appena possibile penso che Katia farà un resoconto dettagliato. L'ho sentita una ventina di minuti fa. La conferenza è stata breve, e lei non ha potuto completare tutto il discorso che aveva preparato. Resta il fatto che si sono affrontate sia le situazioni di Carlo e quelle di Angelo Falcone e Simone Nobili. Veramente rada la presenza dei grandi giornali, molto presenti testate minori e blog che hanno già parlato di Carlo. Katia ha parlato con una giornalista de "La stampa" che sembra interessata in generale al caso, e forse a dare una mano nella diffusione della storia nei media americani.Per quanto riguarda il resto: la risentenza di Carlo sembra essere stata spostata al 7 novembre. Chiunque passa di qui e voglia collaborare con noi per contattare i media americani rimanga nei paraggi... potrebbe esserci da fare. sia che conosca l'inglese o meno, il testo è praticamente pronto. Appena ne so qualcosa di più vi aggiorno.Qui sotto intanto, vi posto il discorso che Katia avrebbe dovuto leggere per intero oggi.Ho scritto quello che volevo dirvi perchè se dovessi parlare a ruota liberadi tutti i diritti violati in questa assurda vicenda dovrei raccontarvi 3anni di sofferenza di Carlo, della sua famiglia e mia, non ce ne sarebbe iltempo e per chi ha l'umanità di volerci vedere chiaro in questa storia puofare una piccola ricerca in internet con la chiave Carlo Parlanti e andaresul sito www.carloparlanti.it. Quello che penso e' che l'Europa, la corteeuropea dei diritti umani si e' presa la responsabilità di estradare Carlosulla base che gli USA sono un paese garantista, probabile, ma e'sufficiente leggere le arringhe di parte, quella stessa dell'accusa, peravere evidente che per Carlo Parlanti non e' stato affatto garantista, anzise si va avanti nei fatti si evince quanto sia invece tiranno, la procura diMilano nella persona del capo procuratore Dott. Minale che non ha mairisposto ai miei appelli e della procuratrice Dott.ssa Sardoni, non hannoavvisato estremi di processo archiviando un fascicolo che denunciava invecedelle illegalità nei confronti di un ItalianoHo vissuto con Carlo 3 anni, prima che lui si trasferisse in California,sono tornata a vivere con lui negli ultimi due anni prima che fossearrestato, ho seguito tutte le sue vicissitudini negli anni in cui havissuto negli Stati Uniti, in quanto siamo rimasti amichevolmente incontatto e abbiamo condiviso qualche volta piccole vacanze in Italia e inEuropa.Dopo aver superato lo shock dell'arresto di Carlo, che mi ha visto senza suenotizie per vari giorni, mentre lo pensavo per un viaggio di lavoro inGermania ho cominciato a prendere informazioni sull'avvenuto. Mi è bastatoleggere il rapporto della polizia di Ventura, CA, definito dal giornalistadella Nazione, che ha scritto su questa vicenda, un surrogato della mentefertile di uno sceneggiatore di soap americane, perché mi fossero evidentil'inattendibilità sia della accusa che dell'accusatrice. Sono innamorata diCarlo e questa vicenda ha distrutto i miei sogni di vita di coppia con lui emi ha anche dissanguato economicamente (insieme alla famiglia di Carlo edalcuni dei suoi amici più cari) ma vi prego di credermi che questo non èl'unico motivo per cui da più di tre anni e le mezzo cerco così assiduamentedi far sentire una voce in sua difesa. Seduta in una corte di Ventura hoascoltato 4 giorni di testimonianze di una donna che raccontava fattifisicamente e biologicamente impossibili, decine di bugie prontamentesconfessate da lei stessa o dalle domande di difesa e d'accusa edinnumerevoli storie discrepanti l'una con l'altra, tanto da farla chiamaredall'avvocato della difesa la "costantemente incostante Rebecca White".Da tre anni e mezzo assisto impotente alla violazione dei diritti umanifondamentali, informandomi su riviste on line ho scoperto che purtroppoquanto succede a Carlo rischia di essere e per alcuni aspetti lo è già, unmale sociale, pericoloso, pericoloso per tutti e in prima analisi per levere vittime di violenza.L'intera vicenda potrebbe costituire una perfetta farsa teatrale se nonfosse per la tragedia che ha causato nella vita di Carlo e delle persone chelo amano e nella vita di altre persone innocenti a venire.Voglio leggervi alcune testimonianze di persone che mi hanno chiesto diportarvi il loro punto di vista e che ogni giorno dedicano il loro preziosotempo ad aiutare Carlo, o meglio dedicano il loro tempo a voler dare unsenso alla giustizia e non sono potute essere presenti oggi:Testimonianza di MarieLa vicenda di Carlo l'ho conosciuta tramite il blog di Mara. Nel mese diagosto, ci chiese di aiutarla a diffondere questa assurda storia. Carlopotrebbe essere uno di noi. Questo mi è bastato per sostenerlo.L'indifferenza che percepisco dietro a questo caso mi risveglia il cuore..Marie devi fare qualcosa... ho cercato di usare il mio blog, per diffonderequesta vicenda, per sensibilizzare gli animi, le persone però vivono nelloro guscio, fatto di poche certezze e di troppo egoismo.. dicono "poverino".. di fatto poi il giorno dopo non ricordano che un uomo stasoffrendo per il fatto che non stanno rispettando i suoi diritti. MaraMi sono appassionata alla vicenda di Carlo perchè Carlo potrei essere io,mia figlia, il mio vicino. E non vorrei mai vivere la sua stessa sorte. Nonsi vorrebbe mai vedere soffrire le persone che amiamo così come staaccadendo a Carlo. Seguire la storia di Carlo da vicino è ormai la miaprincipale preoccupazione ma spesso mi sento inerme come se non riuscissi afare mai abbastanza per lui. Sono ottimista però, la fiducia e la speranzasono le armi giuste...Carlo, il mio abbraccio!ValentinaHo scoperto la storia di Carlo per caso, e non sono riuscita a smettere dipensare a lui e alla situazione che sta vivendo. E' orribile ciò che hoscoperto. Ciò che sta accendendo a Carlo è tremendo. Nessuno dovrà passarepiù ciò che Carlo sta soffrendo ora.  Ho detto a me stessa: Valentina, nonpuoi rimanere ferma, devi fare qualcosa per lui. E poi, c'è qualcosa che mispinge ancora di più ad aiutarlo: la sua dignità. Non potreste ma immaginarein tutta la vostra vita la dignità che Carlo Ha. Anche quando le cose vannomale.  Ed io voglio continuare ad aiutarlo, facendo tutto il possibile.PietroMi chiamo Pietro Beretta, ho 31 anni e, come Carlo Parlanti, sono un programmatore informatico. Ho appreso la storia di Carlo nell'agosto 2005 leggendo un articolo di Riccardo Bocca sul settimanale L'Espresso. Pur tra le mille notizie drammatiche che ci travolgono ogni giorno, questa vicenda mi ha fatto subito gelare il sangue nelle vene. Forse perché Carlo è un collega. O forse perché anch'io, come molti tra quelli che fanno il nostro mestiere, lavoro e viaggio all'estero, dove ho spesso conosciuto la sensazione spiacevole di vulnerabilità che colpisce chi è straniero e lontano dai propri riferimenti, specialmente di fronte all'arroganza delle autorità. Ma forse questa storia mi ha più semplicemente sconvolto in quanto cittadino italiano, che improvvisamente si sente mancare sotto i piedi le garanzie e i diritti che credeva ormai consolidati nel proprio Paese e nei Paesi che vengono oggi definiti "civili". Subito dopo la lettura dell'articolo ho visitato il sito dedicato e Carlo e ho contattato Katia Anedda per esprimerle la mia vicinanza. In quell'occasione ho trovato una persona forte e appassionata, ma allo stesso tempo equilibrata e intelligente, che nonostante i propri limiti (la scarsa conoscenza della lingua inglese, ma anche e soprattutto i non infiniti mezzi finanziari) aveva deciso di dare letteralmente la vita per aiutare il proprio compagno. Stimolato dalla determinazione e dall'esempio di Katia, ho deciso di dare il mio contributo alla battaglia di Carlo, condividendo da allora sino ad oggi tutte le stazioni di questa interminabile via crucis.  Verso fine del 2005 si preparava il processo. L'estradizione in America, nell'incredibile indifferenza delle nostre istituzioni, era già avvenuta. In quel periodo Katia mi chiedeva spesso di tradurre la fitta corrispondenza di email che scambiava ogni giorno con l'avvocato difensore. Carlo, nonostante le forti pressioni esercitate dall'avvocato e dal procuratore, si era strenuamente rifiutato di ammettere i reati contestatigli. Nonostante l'esito altamente incerto di un processo con giuria popolare, l'impianto accusatorio a suo carico era infatti così inconsistente e fantasioso che sarebbe stato praticamente impossibile dimostrare la sua eventuale colpevolezza. E lui, come era ed è suo diritto, voleva GIUSTIZIA, anche per gli anni già trascorsi nelle prigioni tedesche. Tralascio per ragioni di tempo e di buon gusto la cronaca giudiziaria di quel processo, che è comunque ben documentato dalle trascrizioni disponibili su internet. Mi limito a dire che, dalle improbabili fotografie magicamente apparse a distanza di due anni dalla denuncia, fino alle infinite ritrattazioni e rettifiche della presunta vittima, che si è addirittura spinta a spostare la data del crimine di una settimana per far quadrare la sua ricostruzione, il procedimento sembrava sempre più evidentemente avviato verso l'assoluzione di Carlo, il quale nel frattempo aveva comunque già patito abusi e pene infernali durante la carcerazione preventiva. Si può dunque comprendere con che dolore e con che sorpresa abbiamo appreso, il 20 dicembre 2005, il verdetto di colpevolezza che condannava questo italiano già provato dalla malattia e dalla depressione a scontare 9 anni di carcere lontano dalla sua famiglia e dal suo Paese! Da quel tristissimo Natale è stato purtroppo un susseguirsi di delusioni e notizie negative. La salute di Carlo peggiorava di giorno in giorno, il mondo politico e diplomatico e i mass media rispondevano distrattamente ai nostri appelli, il processo di revisione si annunciava costoso e disperato, mentre mille difficoltà di ordine pratico ed economico rendevano sempre più penosa la carcerazione ingiusta del Parlanti. Unica nota positiva in tanto dolore era l'impegno instancabile di Katia e di altri pochi ma determinati sostenitori. Io stesso, pur limitatissimo nelle mie possibilità di tempo e di quattrini, ho scritto appelli su appelli e ho spedito a Carlo numerose lettere. Le sue risposte, scritte sui fogli ingialliti e diafani che la direzione carceraria concede ai detenuti, sono la fotografia di un uomo affranto e depresso, ma allo stesso tempo incredibilmente lucido e a volte persino ironico, pur nell'ingiustificata follia che lo ha travolto. Oggi le notizie che ci giungono sul nostro connazionale sono allarmanti, ma non sorprendenti. Le condizioni disumane della detenzione, unite alla precarietà fisica e alla prostrazione morale, stanno portando Carlo a un comprensibile deterioramento che oggi rende plausibile preoccuparsi per la sua stessa sopravvivenza. Per questo motivo ripeto, insieme a Katia e ai 10.000 firmatari della petizione, l'appello che da tre anni viene rivolto al mondo politico e giornalistico. Occupatevi di Carlo Parlanti, denunciate la sua sofferenza ingiusta, garantitegli cure mediche, dignità, attenzione, ma soprattutto una GIUSTIZIA CHE SIA FINALMENTE GIUSTA.Ce ne  sono migliaia di testimonianze e migliaia di commenti sulla petizioneon line, ma il tempo e' tiranno come al solito e comunque sono facilmenteconsultabili dal sito.Vi voglio pero leggere le parole di Carlo:Enrica è riuscita a farmi avere un fax con un pezzo di blog ed un articolodi secondo protocollo.. ringrazia tuttiprego che la biopsia non mi dia per morto e che Dio mi lasci la forza dilottare ancora un po', anche se ti giuro che non ce la faccio proprio più.mi sento molto solo senza il conforto di nessuno ora, neppure di una letteraod un messaggioRitornando al punto principale L'Europa, tramite la Germania, la corteeuropea dei diritti umani, la stessa Italia, la procura di Milano, leprocure e i procuratori che non si sono interessati a far rispettare lagiustizia, il ministero di giustizia che non si e' interessato a bloccaredei crimini contro un italiano, si e' presa la responsabilità di mandareCarlo Parlanti negli USA dove ha subito un processo a dir poco farsa, ora,quello che stiamo chiedendo e che stanno chiedendo più di 10000 persone chehanno firmato le petizioni tra quella internazionale e quella lanciata daSecondo protocollo e' che l'Europa si attivi per ristabilire questaGIUSTIZIA, lo farebbe la famiglia di Carlo se ci fossero i fondi sufficientiper avere le investigazioni idonee, di cui parte le abbiamo ottenute e sonodocumenti che dichiarano che in quel processo sono state presentate provefalse contro un italiano, questo e' un crimine, nelle dichiarazioni delprocesso ci sono perjury che non e' necessario dimostrare, che sonodimostrate dalla stessa presunta vittima, anche questo e' un crimine,crimini che tengono Carlo sotto sequestro.Carlo ha contratto l'Epatite C nel carcere e gli hanno gia tolto quindi 10anni di vita e se non viene adeguatamente curato (cosa che per l'Epatite nonsta succedendo) lo hanno gia condannato a morte. Carlo lo danno per malatodi TBC o forse un cancro, dopo due settimane non hanno stabilito cosa abbiaed e' in isolamento, strano però che nemmeno il consolato italiano possavisitarlo, strano che Carlo in una delle sue lettere lo aveva previstol'isolamento sino al 25, strano che tutte le persone che si interessanoumanamente a questa vicenda avevano previsto che Carlo sarebbe statoisolato, perchè avere notizie dal mondo esterno gli dava forza e la procuradi uno degli Stati che si vanta di esportare la democrazia nel mondo civuole indebolire, come donna, italiana, persona che conosce dettagliatamentei fatti vi chiedo di fermare questi crimini, che non sono solo contro Carloma anche nei confronti delle persone che come Mara, Marie, Valentina,Claudio, Sandro e potrei coprire mille pagine di nomi, credono ancora nellagiustizia e nei diritti umani.