CARLO PARLANTI FREE

Avenal, Settembre 2008


E’ stata scattata il 13 settembre. Fortunatamente a livello prettamente fisico, Carlo sta un pochino meglio. Non moltissimo a dire il vero, ma la sua capacità polmonare è risalita di un pochino. E’ ancora molto lontana dai livelli in cui dovrebbe trovarsi data la sua età, lo stile di vita condotto prima della detenzione e della sua altezza. Ma è leggermente migliorata rispetto a giugno. Il che, può rappresentare in qualche modo una piccola consolazione.  La schiena sta ancora male, ma la macchia al polmone, che ancora non si sa cosa sia (ufficialmente) ma che è quasi sicuramente Valley Fever, continua ad essere lì, anche se si sta, fortunatamente riducendo. Carlo è però allo stremo psicologicamente. Perché nella sua esistenza si sono affacciate diverse persone in questi ultimi mesi che lo hanno portato a sperare e che poi, senza motivazione, sono sparite. Persone che hanno promesso molto, e che avevano iniziato ad agire molto. Ed ancora una volta lo hanno lasciato solo. Katia ovviamente sta male per questo stato di cose. Ora si trova negli Stati Uniti. Non è sempre facile districarsi tra le mille difficoltà e non è facile per lei, quando si reca in visita ad Avenal, vedere Carlo tremare per la disperazione. Nonostante ciò, mercoledì 24 settembre, terrà un'altra conferenza stampa a Los Angeles per sensibilizzare la gente, i media, e la polizia del luogo. Un giornalista di Fresno ci ha chiesto un articolo sulla vicenda di Carlo per il prossimo numero della sua rivista. Anche l’Ansa ha parlato di Carlo qualche giorno fa. Ma la verità dei fatti, purtroppo, continua a languire, come se a nessuno interessasse che vi sono le prove dell’innocenza di Carlo. Lui continua ad essere rinchiuso, e la sua accusatrice macchiatasi di così tante perjury da farsi almeno vent’anni, se ne sta libera, sovvenzionata dallo stato della California. Come ricordava pochi giorni fa Marie, è passato ormai un anno da quando questo blog è nato. E molta gente… non c’è più, è sparita in silenzio senza lasciare traccia. Spero con tutto il cuore che chiunque voglia aiutare Carlo, anche nelle piccole cose, ci faccia vivo e ci aiuti a fare di tutto per tirarlo fuori da quell’inferno Io non riesco a fare a meno di pensare a questo sguardo basso, uno sguardo che non è da Carlo. Quegli occhi abbassati che sembrano dire: “non ce la faccio più, non ce la faccio nemmeno a lottare”. Quando mi capita di sentirlo al telefono ed esprime il suo non farcela più, spesso mi incavolo e gli rispondo, in maniera anche un po’ “ignorante” (per non utilizzare altri epiteti) fino al portarlo a reagire incavolandosi, per farlo arrivare poi a dire che non si arrende, che nessuno lo metterà a tacere sulla sua innocenza. Non mi riesce sempre, e fa male farlo. Ma sono dell’idea che se si ferma e smette di lottare lui, allora è veramente la fine di tutto. Aiutateci a non farlo smettere di lottare per favore. Basta veramente poco: un aiuto con delle traduzioni, una e-mail di sensibilizzazione, una lettera a lui. Vi sono tanti modi. Ed ognuno rappresenta una piccola goccia d’acqua in quel vaso da riempire che è ora la vita di Carlo.