sogni incurabili

Verso la superficie


Supponendo di non essere per nulla preoccupata per il mio futuro, lentamente la prospettiva cambia. Ciò non toglie che a volte posso continuare a preoccuparmi per il mio presente. D'altronde senza una base da cui partire nel presente mi pare del tutto superfluo ed inutile preoccuparsi del futuro. A volte ce ne dimentichiamo ma esso si presenta a noi giorno dopo giorno e comunque quando lo vediamo giungere non ce ne accorgiamo, poichè esso si è già trasformato in un altro presente. Come del resto non ci accorgiamo che un passato che stimiamo da lontano luminoso, magari non ci sembrava più di tanto brillante mentre lo stavamo vivendo da presente. Con questi presupposti, la prospettiva del vivere "ventiquattr'ore per volta" diventa stimolante. D'altronde si sa che da ventiquattr'ore non si pretende che ci sconvolgano la vita, però si può ben più facilmente trovare il modo di organizzarle per renderle interessanti. E ricompaiono all'improvviso, sfrondati da quel carattere imperioso che hanno le grandi imprese o le realizzazioni definite e definitive, anche i desideri. Desideri così semplici, quotidiani, che finiscono per confondersi nella massa dei pensieri di chi elucubra su passato, presente, futuro, incertezze, modelli, miti e mete. Desideri come: farsi delle meches arancio, mangiare prosciutto per cena, starsene a casa a leggere un romanzo anche se è venerdì sera poichè diluvia e non si ha nessuna voglia di uscire, mica è un obbligo, la vita è stata, è e sarà piena di venerdì e sabati, di estati, inverni, autunni e primavere e anche di insospettabili mercoledì in grado di riservare sorprese. Forse. O forse di spingere a crearne. Il punto fondamentale per me è che è ora di uscire definitivamente dalle profondità che mi sono imposta e a cui sono grata per aver saputo suscitare l'ammirazione altrui, ma che in fondo in fondo non sono ciò in cui sto meglio. Ho visitato le acque torbide e profonde alla ricerca di chissà quali tesori per poi accorgermi che l'habitat ideale in cui vivere è forse proprio la chiara superficie del lago, con le sue trasparenze, le sue iridescenze sotto il sole, la vita che si offre nei colori dei fiori d'attorno, nel cinguettio degli uccelli, il gracidare dei ranocchi di ninfea in ninfea saltellanti. Qui, in superficie, e per scelta. Dopotutto credo di potermelo permettere, ora, senza alcun timore di perdere di significato.