sogni incurabili

UN ATTIMO PRIMA DI SVEGLIARMI QUANDO GIA’ NON DORMO PIU’


Ho sei anni e a settembre andrò a scuola. Non vedo l’ora di cominciare anche se so già leggere e scrivere, me l’ha insegnato la mamma. Voglio andare a scuola perché così saprò di essere un po’più grande. Per ora comunque è ancora estate e io sono al mare, a casa della zia, con mamma. Dormiamo nel soggiorno, sul divano letto aperto e rivestito di lenzuola bianche, fresche e profumate. So che in qualche modo mi sto svegliando proprio ora, fra queste lenzuola un po’ estranee e un po’ novità da godersi. Lo so anche se non ho ancora aperto gli occhi. Io sento il sole e so che è tarda mattinata, dopo le undici. I bambini dormono tanto, quando non vanno ancora a scuola. E io sono contenta, sono così contenta di svegliarmi così, in questa mattina d’estate. Sento le loro voci, provenire di là, dalla cucina. Questa casa è piena di gente, piena di donne. La zia ha quattro figlie femmine e due maschi, sono tutti più grandi però. Rumori e voci indistinte ancora confuse tra il sole e il profumo di bucato fresco di questo cuscino, pentole e voci di donne che sembrano ancora bisbigliare. Un brusìo confuso tra tutte loro, ma mi piace. Come, se so cos’è un brusìo? Certo che lo so. Ho sei anni e so cos’è un brusìo, e allora? Che c’è di tanto strano? Ah, so ben altre cose io, nei miei bei sei anni. Non capisco cosa ci sia da stupirsi tanto, è solo una parola come le altre, nemmeno tanto difficile come per esempio … accidenti, non mi viene nessun esempio, devo ancora svegliarmi, volete lasciarmi in pace? Ecco, accidenti, la parola stessa “accidenti” è più difficile da pronunciare di brusìo, no? Del resto ogni cosa per saperla, basta averla imparata prima, non importa quando. Biancaneve? Cenerentola? Cappuccetto Rosso? Qualche brusìo nel bosco? Non lo so, non ricordo, quello avveniva quando  avevo circa tre anni, adesso la mia mamma mi legge Achille Campanile e Luca Goldoni, la sera. No, non sto scherzando, come farei a sapere chi sono sennò? Ah, e Luciano Satta, “Parole” appunto. E comunque adesso voglio tornare al mio brusìo familiare che precede questo dolce risveglio. Non capisco quel che dicono perchè non sono del tutto sveglia, sto appena incominciando, e proprio a causa loro. Appena un po’ e già distinguo i suoni, so chi tra di loro è mia madre, riconosco il tono squillante della cugina più grande, quello appena un po’ più pacato della zia. So esattamente dove sono e perché e cosa farò per il resto della giornata anche se non ho ancora aperto gli occhi, solo grazie a quelle voci. Tra un po’ mamma verrà di qua e allora io aprirò gli occhi, o forse li aprirò prima e andrò io di là, a piedi nudi e capelli arruffati. Qualcuno mi darà latte e biscotti. Non capisco ancora niente della vita ma non lo so, sono convinta invece di sapere e di avere tutto quel che mi serve, e che l’unica cosa che mi serva sia fare, fare, fare. Correre e giocare con i bambini del vicinato o magari seduta tranquilla al sole con i miei quercetti, le perline, o Barbie con tutte le sue scarpe colorate. Se andrò in spiaggia mi porterò secchiello, palette e formine invece. Oppure potrei andare a fare spese con la mamma, lei conosce tanti negozi bellissimi qui, sia per lei che per me, e io non mi annoio affatto, ci passerei ore nei negozi a guardare tutto. Pomeriggio farò merenda con pane, olio e zucchero, o meglio sarò forse mandata a comprare per tutta la truppa un intero cartone di gelati a stecco che chiamano “pinguini” perché sono bianchi dentro e col cioccolato fuori, al bar qui all’angolo. Giocherò nella stradina con gli altri o andrò a trovare quella bimba che ha una casa spettacolare con una grande veranda fuori in cui esercitarci a fare danza classica. E stasera a passeggio sul lungomare, e a mangiare un altro gelato. So di essere una bambina fortunata perché mangio tutti i gelati che voglio, mia mamma non mi dice mai di no quando mi va di mangiare qualcosa e non mi ficca mai in bocca per forza qualcosa che non mi piace o non mi va in quel momento. E io non sono denutrita, non sono grassa e non sono mai stata male. Sono una bambina normale e sanissima e se mia mamma deve proprio dirmi di no per qualche cosa mi dice pure perché. Tanto se non lo capisco oggi, lo capirò domani, l’importante è capire dall’inizio che c’è un motivo a tutto. E’ terribile sentire tutti quei bambini che urlano come matti perché quei genitori cattivi dicono loro un sacco di no senza spiegargli nemmeno mai il perché, vorrei andare da loro e rompergli il muso. Non c’è niente di più terribile che essere un bambino che riceve un “no” ma non un “perché”, è come essere considerato un robot che non capisce niente e non merita spiegazioni ma deve solo ubbidire a un tasto premuto sul telecomando. Per favore mamme e papà del mondo, non fatela voi la figura dei capricciosi, e se proprio dovete dire di no ai vostri figli spiegategli pure il perché, se non lo capiranno oggi, lo capiranno domani e comunque impareranno a capire che c’è un motivo, una ragione, dietro a tutto. Dunque torniamo alla mia giornata che sta per cominciare. Posso scegliere infinite varianti su come passare il tempo. Non mi manca quest’ultimo, non mi manca la fantasia, non ho fretta e non ho fame. E’ una sensazione di onnipotente beatitudine che mi accompagna in questo risveglio. Le voci si sono fatte più distinte e comincio a comprendere le loro parole, parlano del pranzo, e di me che sto ancora dormendo, dicono loro, ma non è vero. Sta passando una gonna lilla accanto alla mia faccia, l’ho vista, quindi so di avere aperto gli occhi adesso. E’ mamma. Wow, buongiorno, che si fa di bello oggi?