senza età

V


A quel punto il ragazzo si rammentò che avevano cominciato parlando del tesoro nascosto. I tesori emergono dalla terra grazie ai corsi d'acqua, e da questi stessi flussi sono seppelliti, disse il vecchio. Se vuoi sapere qualcosa del tuo tesoro, dovrai cedermi un decimo delle tue pecore. E non va bene un decimo del tesoro? Il vecchio sembrò deluso. Se cominci a promettere quanto ancora non possiedi, finirai per perdere la voglia di ottenerlo. Il ragazzo, allora, gli raccont ò di come ne avesse già promesso un decimo alla zingara. Gli zingari sono furbi, sospirò il vecchio. E’ bene, comunque che tu impari come tutto nella vita abbia un prezzo. E' questo che tentano di insegnare i Guerrieri della Luce.Domani, a questa stessa ora, portami un decimo del tuo gregge. Ti insegnerò come trovare il tesoro nascosto. Arrivederci. E scomparve dietro un angolo della piazza. Il ragazzo tentò di leggere il suo libro, ma non gli Riuscì più di concentrarsi. Era agitato e teso, perché sapeva che quel vecchio diceva il vero. Si avvicinò al venditore di fiocchi di mais, ne comprò un sacchetto mentre rifletteva se avrebbe dovuto o meno raccontargli quanto gli aveva dettoil vecchio. A volte è meglio lasciare le cose come stanno, pensò. E non disse nulla. Se gliene avesseparlato, il venditore di fiocchi di mais avrebbe passato tre giorni incerto tra l'abbandonare tutto o no, ed era ormai troppo abituato al suo carrettino. Il ragazzo avrebbe potuto evitargli questa sofferenza. Cominciò a vagare senza meta per la città, spingendosi fino al porto. Lì c'era un piccolo edificio, e nell'edificio c'era una finestrella dove si acquistavano i biglietti. L'Egitto era in Africa. Desidera qualcosa? domandò l'impiegato dietro lo sportello. Forse domani, rispose il ragazzo allontanandosi.Se avesse venduto anche una sola pecora, sarebberiuscito ad arrivare al di là dello stretto. Ma era un'idea che lo spaventava.Un altro sognatore, concluse il tizio dello sportello rivolgendosi al collega, mentre il ragazzo siallontanava. Non ha soldi per viaggiare. Mentre si trovava davanti allo sportello, il ragazzo aveva pensat o alle pecore, e aveva avuto paura di tornare da loro. Erano trascorsi due anni e lui aveva imparato tutto sull'arte della pastorizia: sapeva tosare, accudire le pecore gravide e proteggere gli animali dai lupi. Conosceva tutte le campagne e tutti i pascoli dell'Andalusia. Sapeva qual era il giusto prezzo per acquistare e vendere ognuno dei suoi animali. Decise di tornare all'ovile dell'amico percorrendo la strada più lunga. Nella città c'era anche un castello, e lui decise di salire la scalinata di pietra e sedersi su una delle murate. Da lassù poteva vedere l'Africa. Qualcuno, una volta, gli aveva raccontato che da quella parte erano arrivati i mori, che poi avevano dominato per tanti anni su tutta la Spagna. Il ragazzo detestava i mori: erano stati loro a portare gli zingari. Da lì poteva anche vedere quasi tutta la città, compresa la piazza dove aveva avuto quella conversazione con il vecchio. Maledetta l'ora in cui l'ho incontrato, pensò. Lui cercava soltanto una donna che interpretasse isogni. N‚ questa n‚ il vecchio davano alcuna importanza al fatto che lui fosse un pastore. Erano tuttee due persone solitarie, che non credevano più nella vita e non capivano come i pastori finiscano peraffezionarsi alle proprie pecore. Lui le conosceva una per una nei particolari: sapeva qualemancava, quale avrebbe partorito da li a due mesi, e quali erano le più pigre. Sapeva anche cometosarle e come ammazzarle. Se avesse deciso di partire, loro ne avrebbero sofferto. Il vento cominciò a soffiare. Un vento che conosceva bene: lo chiamavano Levante, perché insieme a quel vento erano arrivate anche le orde di infedeli. Fino a quando non aveva conosciuto Tarifa, non aveva mai pensato che l'Africa fosse tanto vicina. Era un grande pericolo: i mori avrebbero potuto ripetere l'invasione.