senza età

XII


Tornerò a essere esattamente quello che ero prima, pensò il ragazzo. E le pecore non mi hanno insegnato a parlare l'arabo. Le pecore, tuttavia, gli avevano insegnato una cosa ben più importante: che nel mondo esisteva un linguaggio che tutti capivano, e che il ragazzo aveva utilizzato durante tutto quel periodo per far progredire il negozio. Era il linguaggio dell'entusiasmo, delle cose fatte con amore e con volontà, in cerca di qualcosa che si desiderava o nella quale si credeva. Tangeri non era più una città estranea,ed egli ebbe la sensazione che, proprio come aveva conquistato quel luogo, avrebbe potuto conquistare il mondo. Quando desideri una cosa, tutto l'Universo trama affinché tu possa realizzarla, gli aveva detto il vecchio re. Ma il vecchio re non aveva parlato di rapine, di immensi deserti, di persone che conoscono i propri sogni ma non desiderano realizzarli. Il vecchio re non aveva detto che le Piramidi erano soltanto mucchi di pietre, e che chiunque avrebbe potuto costruirsi un mucchio di pietre nel proprio giardino. E si era dimenticato di dirgli che, una volta ottenuto il denaro per comperare un gregge più grande di quello che si possedeva prima, bisognava acquistarlo. Il ragazzo prese la bisaccia e la mise insieme agli altri sacchi. Scese le scale: il vecchio stava servendo una coppia di stranieri, mentre altri due clienti giravano per il negozio bevendo il tè in coppe di cristallo. Era un buon movimento per quell'ora del mattino. Dal punto in cui stava, not ò per la prima volta come i capelli del Mercante ricordassero molto quelli del vecchio re. Si rammentò del sorriso di quel venditore di dolci, il primo giorno a Tangeri, quando lui non sapeva dove andare n‚ cosa mangiare. Anche quel sorriso ricordava il vecchio re. Come se fosse passato da queste parti e avesse lasciato un'i mpronta, pensò. E ciascuno avesse già conosciuto questo re in qualche momento della propria vita. In fin dei conti, ha detto che compariva sempre per chi vive la propria Leggenda Personale. Se ne andò via senza congedarsi dal Mercante di Cristalli. Non voleva piangere per paura che qualcuno potesse vederlo. Ma avrebbe avuto nostalgia di quel periodo, e di tutte le cose belle che aveva appreso. Adesso aveva più fiducia in se stesso e aveva voglia di conquistare il mondo. Ma sto avviandomi verso dei campi che già conosco, per badare di nuovo alle pecore. E di questa sua decisione non era più contento. Aveva lavorato un anno intero per realizzare un sogno, e questo sogno, un istante dopo l'altro, andava perdendo di importanza. Forse perché non era il suo sogno. Magari è meglio essere come il Mercante di Cristalli: non andare mai alla Mecca e vivere del desiderio di conoscerla. Ma teneva in mano Urime Tumim, e le pietre gli davano la forza e la volontà del vecchio re. Per una coincidenza - o per un segnale, pensò il ragazzo - arrivò al bar dov'era entrato il primo giorno. Quel ladro non c'era più, e il padrone gli servì una tazza di tè. Potrò sempre tornare a fare il pastore, pensò. Ho imparato a governare le pecore, e non dimenticherò mai come sono. Ma forse non mi si presenterà più un'altra occasione per arrivare fino alle Piramidi d'Egitto. Il vecchio aveva un pettorale d'oro, e conosceva la mia storia. Era un re per davvero, un re saggio.