senza età

XV


La carovana cominciò a procedere in direzione di levante. Viaggiavano per tutta la mattinata, si fermavano quando il sole si faceva più forte e di nuovo riprendevano la marcia all'imbrunire. Il ragazzo parlava poco con l'inglese, che trascorreva la maggior parte del tempo assorto nei suoi libri. Cominciò, allora, a osservare in silenzio la marcia degli animali e degli uomini nel deserto. Adesso era tutto molto diverso dal giorno in cui erano partiti: allora, confusione e grida, pianti e urla di bambini e versi di animali si confondevano con gli ordini nervosi delle guide e dei commercianti. Nel deserto, però, c'erano soltanto il vento eterno, il silenzio e gli zoccoli degli animali. Anche le guide parlavano poco fra di loro. Ho già attraversato tante volte queste sabbie, disse una sera un cammelliere. Ma il deserto è tanto grande, gli orizzonti rimangono così lontani da farti sentire piccolo e lasciarti senza parole. Il ragazzo, pur non avendo mai messo piede prima in un deserto, capì quello che il cammelliere voleva dire. Ogni volta che guardava il mare o il fuoco, anche lui poteva rimanersene per ore intere in silenzio, senza pensare a nulla, immerso nell'immensità e nella forza degli elementi. Ho imparato con le pecore e ho imparato con i cristalli, pensò. Posso imparare anche con il deserto: mi sembra più vecchio e più saggio. Il vento non cessava mai. Il ragazzo ripensò al giorno in cui aveva avvertito proprio quel vento, mentre sedeva presso un forte a Tarifa. Forse adesso stava sfiorando lievemente la lana delle sue pecore, ancora in cerca di cibo e di acqua per le campagne dell'Andalusia. Non sono più le mie pecore, si disse fra se e se, non sentendo alcuna nostalgia. Ormai si saranno abituate a un nuovo pastore e mi avranno dimenticato. Ed è un bene. Chi è abituato a spostarsi, come le pecore, sa che arriva sempre il giorno in cui bisogna partire. Si ramment ò, poi, della figlia del commerciante, ed ebbe la certezza che ormai doveva essersi sposata. Magari con un venditore di fiocchi di mais, oppure con un pastore che sapesse anche lui leggere e raccontare storie straordinarie. In fondo, non doveva certo essere l'unico, lui. Ma fu colpito da un presentimento: forse stava imparando anche lui questo famoso Linguaggio Universale, che conosce il passato e il presente di tutti gli uomini. Presentimenti, come soleva dire sua madre. Il ragazzo cominciò a capire che i presentimenti erano come delle rapide immersioni dell'anima in questa corrente universale della vita, dove le storie di tutti gli uomini sono legate intimamente fra di loro, e dove possiamo conoscere tutto, perché tutto è scritto. Maktub, disse il ragazzo, rammentandosi del Mercante di Cristalli. Il deserto era una distesa di sabbia e, a volte, di sassi. Quando la carovana arrivava davanti a un masso, lo aggirava; quando si trovava davanti a una roccia, compiva un lungo giro. Quando la sabbia era troppo sottile per gli zoccoli dei cammelli, si cercava un percorso dove le sabbie fossero più consistenti. Certe volte, il terreno era ricoperto di sale, proprio lì dove un tempo doveva esserci stato un lago. Gli animali allora si lamentavano, e i cammellieri smontavano e li aiutavano a uscirne. Poi si mettevano i carichi sulle spalle, attraversavano la parte traditrice e di nuovo caricavano le bestie. Se una guida si ammalava o moriva, i cammellieri tiravano a sorte e ne sceglievano una nuova. Ma tutto ciò accadeva per un'unica ragione: non importava quanti giri dovesse fare, la carovana procedeva sempre in direzione di uno stesso punto. Dopo avere superato gli ostacoli, si volgeva di nuovo verso l'astro che indicava la posizione dell'oasi. Quando, sul fare del giorno, gli uomini lo vedevano brillare nel cielo, sapevano che esso indicava un luogo dove c'erano donne, acqua, datteri e palme. L'unico a non capirlo era l'inglese: passava la maggior parte del tempo immerso nella lettura dei suoi libri. Anche il ragazzo aveva con se un libro, che aveva tentato di leggere nei primi giorni di viaggio. Ma trovava assai più interessante guardare la carovana e ascoltare il vento. Appena ebbe imparato a conoscere meglio il suo cammello e ad affezionarglisi, buttò via il libro: era un peso inutile, anche se in lui si era creata una sorta di superstizione per cui, ogniqualvolta egli apriva il libro, incontrava qualcuno di importante. Finì per fare amicizia con il cammelliere che viaggiava sempre al suo fianco. Di notte, quando si fermavano intorno ai fuochi, soleva raccontargli le sue avventure da pastore. Durante una di queste chiacchierate, il cammelliere cominciò a parlargli della propria vita. Vivevo in un paese vicino al Cairo, raccontò. Avevo il mio orticello, i miei figli, e una vita che non sarebbe cambiata fino al giorno della morte. Un anno, in cui il raccolto era stato migliore, partimmo tutti per La Mecca, e io compii così l'unico dovere che mi mancava nella vita. Potevo morire in pace, e ne ero felice.