senza età

XVIII


Tanti e tanti secoli orsono. A quell'epoca la stampa non esisteva, ribatté il ragazzo. Non c'era alcuna possibilità che tutti venissero a conoscenza dell'Alchimia. Perché, allora, questo linguaggio tanto strano, pieno di disegni? A questo l'inglese non rispose malgrado l'insistenza. Gli disse, invece, che da alcuni giorni prestava attenzione alla carovana, mache non riusciva a scoprire nulla di nuovo. L'unica cosa che aveva notato era che le voci sulla guerra erano sempre più insistenti. Un bel giorno il ragazzo restituì i libri all'inglese. Allora, hai imparato tante cose? gli domandò questi, pieno di aspettativa. Aveva bisogno di qualcuno con cui poter parlare per distogliersi dalla paura della guerra. Ho imparato che il mondo possiede un'Anima, e chi riesce a comprendere quest'Anima riuscirà a comprendere il linguaggio delle cose. Ho appreso che tanti alchimisti hanno vissuto la propria Leggenda Personale e hanno finito per scoprire l'Anima del Mondo, la Pietra Filosofale e l'Elisir. Ma, soprattutto, ho appreso che queste cose sono talmente semplici da poter essere scritte su uno smeraldo. L'inglese ne rimase deluso: gli anni di studio, i simboli magici, le parole difficili, gli strumenti di laboratorio... nulla di tutto ciò aveva colpito quel ragazzo. Deve avere un'anima troppo primitiva per poter comprendere tutto ciò, fu la sua conclusione. Radunò i suoi libri e li rimise nei sacchi caricati sul cammello. Tornatene alla tua carovana, disse. Neppure lei mi ha insegnato granché. Il ragazzo se ne tornò, allora, a contemplare il silenzio del deserto e la sabbia sollevata dagli animali. Ognuno ha la propria maniera per apprendere, si ripeteva fra se e se. La sua maniera non è la mia, e la mia non è la sua. Ma tutti e due siamo in cerca della nostra Leggenda Personale, e per questo io lo rispetto. La carovana cominciò a viaggiare di giorno e di notte. Giungevano continuamente messaggeri incappucciati e il cammelliere, che era diventato amico del ragazzo, gli spiegò che la guerra fra i clan era cominciata. Sarebbero stati fortunati se fossero riusciti ad arrivare all'oasi.  Il ragazzo, però, era silenzioso. Aveva imparato il silenzio dal deserto e si beava nel guardare le palme davanti a se. Aveva ancora tanta strada da percorrere per arrivare alle Piramidi e quel mattino, un giorno, sarebbe stato soltanto un ricordo. Ma adesso era il suo presente, la festa di cui aveva parlato il cammelliere, e lui stava cercando di viverlo seguendo gli insegnamenti del propriopassato e i sogni del proprio futuro. Un giorno, quella visione di migliaia di palme sarebbe stata solo un ricordo. Ma per lui in quel momento, significava ombra, acqua, e un rifugio dalla guerra. Così come il bramito di un cammello poteva trasformarsi in pericolo, una fila di palme poteva significare un miracolo. Il mondo parla tanti linguaggi, pensò il ragazzo. Quando le ore trascorrono veloci, anche le carovane corrono, pensò l'Alchimista vedendo avvicinarsi all'Oasi centinaia di persone e di animali. La gente gridava appresso ai nuovi arrivati, la polvere occultava il sole del deserto, e i bambini saltellavano eccitati vedendo i forestieri. Gli animali erano esausti, e gli uomini sempre più silenziosi. Il silenzio era più terribile durante la notte, quando il semplice bramito di un cammello, che prima non era altro se non il bramito di un cammello, adesso spaventava tutti e poteva essere il segnale di un attacco.