senza età

XXV


Il deserto era popolato di uomini che si guadagnavano da vivere perché riuscivano a penetrare con facilità nell'Anima del Mondo. Erano conosciuti come Indovini e temuti dalle donne e dai vecchi. I Guerrieri li consultavano di rado, perché era impossibile affrontare una battaglia sapendo di andare a morire. Questi preferivano il sapore della lotta e l'emozione dell'ignoto: il futuro era stato scritto da Allah e, qualunque cosa Egli avesse scritto, era sempre per il bene dell'uomo. I Guerrieri, dunque, vivevano solo il presente, perché il presente era pieno di sorprese, e loro dovevano prestare attenzione a tante cose: a dove fosse la spada del nemico, a dove fosse il cavallo, e a quale sarebbe stato il prossimo colpo da sferrare per salvarsi la vita. . Il cammelliere non era un Guerriero, e aveva già consultato vari indovini. Molti gli avevano detto cose giuste, ma altri gli avevano detto cose sbagliate. Finché uno di loro, il più vecchio, e anche il più temuto, gli aveva domandato perché mai egli fosse tanto interessato a conoscere il futuro. Per poter agire, aveva risposto il cammelliere. E per cambiare ciò che vorrei non accadesse. Allora non sarebbe più il tuo futuro, aveva replicato l'indovino. O forse, allora, io desidero conoscere il futuro per prepararmi a quello che verrà. Se fossero cose belle, sarebbe una piacevole sorpresa, aveva detto l'indovino. Se dovessero essere cose brutte, cominceresti a soffrire assai prima che accadano. Voglio conoscere il futuro perché sono un uomo, aveva insistito il cammelliere con l'indovino. E gli uomini vivono in funzione del loro futuro. L'indovino era rimasto in silenzio per un po'. Era un esperto delle bacchette, che venivano lanciate per terra e interpretate in base al modo in cui cadevano. Quel giorno, però, non le aveva lanciate: le aveva avvolte in un fazzoletto e riposte nella sacca. Mi guadagno da vivere indovinando il futuro per gli altri, aveva soggiunto. Conosco la scienza delle bacchette e so come usarle per penetrare nello spazio in cui tutto è già scritto. Posso leggervi il passato, scoprire quanto ormai è dimenticato e capire i segnali del presente. Quando qualcuno miconsulta, io non leggo il futuro: indovino il futuro. Perché il futuro appartiene a Dio, ed egli lo rivela solo in circostanze straordinarie. E come riesco a indovi nare il futuro? Dai segnali delpresente. Il segreto risiede solo nel presente. Se presterai attenzione al presente, potrai migliorarlo. E se migliorerai il presente, anche ciò che accadrà dopo sarà migliore. Dimentica il futuro e vivi ogni giorno della tua vita negli insegnamenti della Legge, e nella fiducia che Dio ha cura dei propri figli. Ogni giorno porta con se l'Eternità. Dio aveva mostrato il futuro a quel ragazzo, pensò il cammelliere: perché voleva che quel ragazzo fosse il Suo strumento. Vai a parlare con i capi tribù, disse il cammelliere. Racconta loro dei guerrieri che si stanno avvicinando. Rideranno di me. Sono uomini del deserto, e gli uomini del deserto sono abituati ai segnali. Allora lo sapranno già. Non se ne preoccupano. Credono che, se ci fosse qualcosa che Allah desideri che loro sappiano, qualcuno gliela dirà. E’ già successo tante volte, prima. Ma oggi questo qualcuno sei tu. Il ragazzo pensò a Fatima. E decise di recarsi dai capi tribù. Vi porto i segnali del deserto, disse alla sentinella che si trovava davanti all'ingresso dell'immensa tenda bianca nel centro dell'oasi. Voglio vedere i capi. La guardia non disse nulla. Entrò e si trattenne a lungo all'interno. Poi ne uscì con un giovane arabo, vestito di bianco e oro. A questi il ragazzo raccontò quello che aveva visto. Il giovane arabo gli chiese di attendere e rientrò nella tenda. Scese la notte. Entrarono e uscirono vari arabi e vari mercanti. A poco a poco i falò cominciarono a spegnersi e l'oasi divenne silenziosa come il deserto. Soltanto la luce della grande tenda rimaneva accesa. Durante tutto questo tempo, il ragazzo aveva pensato a Fatima, senza riuscire ancora a comprendere la loro conversazione di quel pomeriggio. Finalmente, dopo lunghe ore di attesa, la guardia fece entrare il ragazzo che, vedendo ciò che vide, rimase incantato. Non avrebbe mai potuto immaginare che, in mezzo al deserto, esistesse una tenda come quella. Il suolo era ricoperto dei tappeti più belli su cui avesse mai messo piede, e dal soffitto pendevano lampadari di metallo giallo lavorato,che reggevano candele accese. I capi tribù erano seduti in fondo alla tenda, a semicerchio, con le braccia e le gambe poggiate su cuscini di seta dai preziosi ricami. Entravano e uscivano servitori con vassoi d'argento traboccanti di spezie e di tè. Alcuni avevano il compito di mantenere accese le braci dei narghilè, e un dolce profumo di fumo saturava l'ambiente. Vi erano otto capi, ma il ragazzo capì subito quale fosse il più importante: un arabo che indossava un abito bianco e oro, seduto al centro del semicerchio. Accanto a lui si trovava il giovane arabo con cui aveva parlato prima. Chi è lo straniero che parla di segnali? domandò uno dei capi, guardandolo. Sono io, rispose il ragazzo. E raccontò quanto aveva Visto.