il canto del gitano

notte maledetta


...eccomi...potrei trasformarmi in una maledetta creatura della notte...intrisa della sensualità dell'oscurità e del fascino del piacere dell'ebrezza. poitrei trasformarmi in un essere senza volto, un'ombra che ti segue e ti striscia accanto attaccandosi alle tue caviglie per nascondersi dalla luce di un lampione. se cerchi di calpestarmi, di afferrarmi, ti sfuggo e rincorro i tuoi movimenti isterici finché, esausto, non ti arrenderai alla mia inconsistenza.potrei essere quel sogno che ti fa contorcere nelle lenzuola, che ti stringono in una morsa senza aria e che ti fa svegliare sconvolto in una stanza che ti sembra di non riconoscere.potrei essere la lacrima di un ubriaco, che assapora la Vita, che si prende gioco di lui, lo spintona e lo rialza, lo fa girare e poi dà un calcio al mondo perché giri più veloce e che,dopo avergli strappato dalla bocca la sola linfa che lo faceva ancora ridere, lo abbandona in una strada di periferia.potrei essere il buio della stanza di un bimbo che si nasconde dietro un orso di pezza e piange la luce.potrei essere il sonno che ruba agli amanti la loro notte.potrei essere quel brivido che ti senti strisciare addosso, lentamente, sulla schiena, che ti fa chiudere gli occhi e sperare di non essere solo, in una casa di campagna.potrei essere la sagoma di un ulivo al chiaro di luna, che sembra prendere vita e cercarti con i suoi rami scomposti.potrei essere il respiro caldo di una creatura nelle cui vene non scorra il tepore della vita e che cerchi di rubarti il piacere di sentirsi viva per quelche istante affondandoti l'unica sua cattiveria nella pelle.potrei essere l'eclissi che oscura la Luna mentre cerchi di spiare chi non ti guarderebbe mai nel riflesso del giorno.potrei essere la perversione di un fanciullo pallido e composto che tutti continueranno a vedere in una fotografia di famiglia, in piedi, accanto al padre. potrei essere la follia di una donna che è stanca di contenere il suo dolore in una  dignitosa serietà.potrei essere il vento che, sibilando, entra dalla finestra che hai lasciato socchiusa dopo che hai fumato e che spenge la sola candela accesa che ti illuminava ed il fumo che da essa si separa con una danza ondulata e bianca.potrei essere ancora molte cose in una notte maledetta, intrisa della sensualità dell'oscurità e del fascino del piacere dell'ebrezza, ma potrei anche semplicemente restare solo me stessa, affacciata alla finestra a ceracare con la fantasia di farmi stordire dai pensieri che contengono la linea di confine tra la pazzia e la sobrietà e farmi sedurre dalla solitudine in cui varcare quel confine ti induce..