Creato da dobladillaa il 24/09/2006

il canto del gitano

ululare alla luna

 

 

la scala mobile

Post n°16 pubblicato il 28 Novembre 2006 da dobladillaa
Foto di dobladillaa

le scale mobili venivano ingoiate dalla bocca di ferro. tenevo lo sguardo fisso sul bordo, dove si stagliava la sagoma delli scalini. la valigia strisciava contro la parete e quel rumore scandiva i miei ricordi.

immobile, in movimento mi stavo allontanando dal mio passato e da quel futuro che avevo creduto essere ciò che desideravo.

in effetti non lo avevo desiderato affatto.

semplicemente un disegno di cartone, la scenografia di un film che avevo proiettato nella mente e che gli altri avevano visto come fosse la mia vita.

le persone mi superavano, perché avevano fretta di arrivare in fondo, alla scala. io no, non avevo fretta, perchè, in fondo, non mi aspettava niente oltre quegli scalini, se non l'immobilità del piano.

non ci avevo mai creduto. così, come un curato che abbia scelto il convento per sfuggire alla fame, svolgevo le mie funzioni senza pensarci, per non dovermi sentire in colpa e non dare dispiacere a chi si aspettava un posto in paradiso.

non voglio vedere persone che si buttano il sale alle spalle o che si fanno il segno della croce a oltranza, non ce l'ho con nessuno.non è stata colpa di nessuno.

semplicemente è finita la commedia, nonostante nessuno abbia voglia di applaudirmi. si è chiuso il sipario, adesso mi strucco e vado a cambiarmi.

eccomi, mi presento. mi chiamo Carola.

questa è la mia vita. troppe volte ho provato vergogna per il desiderio che ho di potermi fermare, sulle scale mobili, a guardare i visi delle persone che salgono e scendono, che sostano, che cadono, che si rialzano, che spariscono, che vanno più veloce, che tornano indietro e poi ancora avanti, che strusciano i vestiti sul bordo, che guardano in basso, che mi osservano e scrutano le persone intorno.

ho provato vergogna e ho cercato di andare avanti, di arrivare in fondo e di dirigermi da qualche parte, così, come vedevo fare agli altri, ma senza sapere, esattamente, quale fosse la mia direzione.

ne ho scelta una solo perché quelli che erano ancora sulla scala potessero credere che avessi da fare. magari qualcuno di loro mi  ha anche invidiata.

ora sono qui, sulla scala, che vado su e giù e, poi, ancora su e ancora giù.

adesso mi accorgo di quante persone salgano e poi riscendano, di quante restano in cima a guardare quelle che scendono e viceversa.

nella vita bisogna superare degli scalini, facendo attenzione a non inciampare, ma, talvolta, può essere utile lasciarsi trasportare da uno scalino in movimento, che ti porti, lentamente, verso la fine di quella scala e ti dia il tempo di vedere le indicazioni intorno.

(e se poi mi dovesse capitare di vedere quella della toilette....vuol dire che la vita è una merda e che conviene "cessarla"....ma non credo)

 
 
 

009854673990

Post n°15 pubblicato il 22 Novembre 2006 da dobladillaa
Foto di dobladillaa

ancora uno.

la luce del mattino sfumava nel grigiore denso della nebbia.

00985467399 teneva la piastrina tra le dita della mano destra. con lo sguardo ceracava di penetrare la foschia e raggiungere le linee indefinite della collina di fronte, dove cercava di immaginare altri uomini che, tenendo le piastrine tra le dita, guardavano attraverso la stessa nebbia.

ancora uno.

non c'era differenza tra i rumori ed i silenzi della notte e quelli del giorno. rumore,silenzio,rumore,silenzio,rumore,silenzio.

00985467399 ascoltava il frenetico brusio della vita che si faceva ingoiare da suoni sordi e pesanti, che si lasciavano alle spalle,di nuovo,il silenzio. un ritmo scandito dal tempo necessario per caricare,mirare,attendere e poi, per pensare,ricordare e attendere.

ancora uno.

il sipario di nebbia cominciava a levarsi svogliatamente, di fronte ad un teatro che nessuno aveva voglia di applaudire.

00985467399 pareva indifferente di fronte allo scompiglio che gli formicolava intorno. uomini senza ricordi attendevano un suo ordine,un suo consiglio,anche solo un colpo di tosse.

ancora uno.

il tepore del sole cominciava a svegliare i fiori,che sbadigliavano i loro profumi, con una irritante indifferenza. ci si sarebbe potuti chiedere cosa avesse  la natura da gioire in quel giorno di dicembre.

00985467399 teneva il gomito appoggiato sulla gamba,a sua volta poggiata su una pietra. dicono fosse un bell'uomo,che amasse parlare e stare con la gente. adesso c'era chi pensava che un grumo di parole gli si fosse fermato in gola e che la voce evaporasse insieme al sudore. dicevano che avrebbe aspettato di trovarsi di fronte a 00983217744 per buttarlo fuori e che come un proiettile,l'avrebbe ucciso.

ancora uno.

la brezza invernale graffiava i visi in movimento, come una lama sospesa. silenzio e di nuovo rumore.

00985467399 si tirò su, lasciò cadere la piastrina sul petto e chiuse gli ultimi tre bottoni della giacca, poi si sistemò l'elmetto con entrambe le mani. si diresse lentamente verso gli altri.

non si può avere fretta di morire.

ormai l'aria era nitida e limpida,soltanto il fumo storpiava le immagini e le faceva danzare in un lento ballo di morte.

00985467399 alzò lo sguardo verso il cielo,senza che la supplica intorpidisse i suoi occhi. fece un cenno con la testa e una scarica martellante di ricordi,di rimorzi,di parole sbagliate,di promesse e di menzogne riecheggiò nella valle.poi soltanto il silenzio della pietà.

ancora.

le ombre si nascosero dietro gli alberi,dietro le colline,dietro i corpi.

00985467399 continuava a guardare il cielo, questa volta con lo sguardo di chi non sa abbastanza per rimproverare e che sa che il perdono non potrebbe bastare.dicono che abbia dato un colpo di tosse,verso quel cielo.

00985467399.

ancora uno,come molti altri,sul campo di battaglia.

 
 
 

"CONCORSO PER FOLLI"

Post n°14 pubblicato il 16 Novembre 2006 da dobladillaa

Concorso "La Follia scorre tra i blog"

Indetto concorso per Folli, Matti, PazziFuoriDiTesta, Schizzati, FuoriDalComune, Fusi, Shokkati, Persi, Fumati, Sballati, Squilibrati, Squinternati, Sbomballati, Scimmie, Spasciati, Stolti, Insensati, UbriachiD'Ossigeno, TossiciDelloScherzo, Trash, Sbirulini, QualunquistiDell'Intersezione, CercatoriDelNuovo, SommelierDelVetusto, insomma cerchiamo te!

Regolamento: Presentare tramite post una foto di una delle vostre facce accompagnata da un curriculum delle vostre imprese eroiche e da una fabulizzazione di un evento che ha segnato la vostra follia.

La nostra redazione selezionerà i dieci ritenuti più fuori di testa. Questi parteciperanno alla seconda fase in cui verranno votati da tutti. Il Vincitore avrà l'onore di essere presente nel sito con un suo box completo di immagine, curriculum e link al proprio blog o profilo.

Scadenza: Domenica 26/11/2006 alle ore 24:00

 
 
 

tra il cielo e l'acqua

Post n°13 pubblicato il 12 Novembre 2006 da dobladillaa
Foto di dobladillaa

il fumo ne fuoriuscì dimenandosi. dalla bocca del vecchio marinaio, il fumo, cercava di scappare, spingendosi nella stretta fessura che gli aveva concesso. seduto su una vecchia sedia malandata e appesantita dalla salsedine, guardava il mare di fronte. nel molo altri marinai con la testa china cucivano le reti. vecchie donne vestite di nero, distratte, consumavano i loro rosari e si lasciavano dondolare al ritmo della risacca. dalla pancia un gemito gli rotolò in gola, dove divenne rauco e si trasformò in un colpo di tosse. masticò a vuoto e fece schioccare la lingua sul palato. aveva i denti ingialliti dalla nicotina, le gengive ritirate, le labbra screpolate e una cicatrice sul lato sinistro del labbro inferiore, che lo rendeva ondulato, come il mare. i baffi bianchi gli si gettavano sulla bocca svogliatamente, quasi fossero inibiti dall'odore di alcool che i suoi sospiri diffondevano nell'aria circostante. passò un gabbiano e urlò il suo verso prepotente. la sigaretta pendeva dalle sue labbra e si contorceva e ardeva, ormai come rassegnata a finire. la brezza marina gli scomponeva i capelli e li costringeva in strane pose. il fetore di pesce marcio gli graffiava le narici, che si contraevano in una smorfia ad ogni respiro. gli occhi. gli occhi di un marinaio hanno visto tutto quello che avrebbero creduto solo un racconto, hanno creduto alle leggende a cui ci si deve aggrappare per non essere travolti dalla follia della solitudine, hanno smesso di osservare il movimento per non farsi nauseare dal ritmo delle onde ed hanno imparato a perdersi nella fissità intrinsica delle cose o nella fantasia di ciò che si può solo immaginare. così i suoi occhi, profondi, circondati da una geografia di ricordi, dai solchi in cui scivola la vita e in cui le lacrime si perdono,si lasciavano tormentare dal passato e illudere ancora da un futuro glorioso. "...vaffanculo..." disse muovendo appena le labbra. l'orologio del campanile battè le sei. il tempo, a un marinaio, scorre addosso come l'acqua delle tempeste. il tempo, per un marinaio, non è che il passare delle onde sotto la chiglia, che le taglia, ma non le separa. il tempo è solo un gioco maledetto tra ironia e malasorte, solo il passare da un amore ad un altro, il vedere il riflesso del sole sul vetro del peschereccio alternarsi a quello della barca sull'acqua illuminata dalle grosse luci notturne. era vecchio. non se ne era mai accorto, forse perché non lo era mai stato prima o perché non si può mai avere coraggio in modo assoluto. c'è chi affronta gli uragani e chi affronta se stesso. il faro perdeva la sua luce all'orizzonte. un cane gli passò davanti e pisciò su una vecchia ancora abbandonata. un ticchettio di donna gli camminò nella mente e il suo sguardo si assentò dall'infinito. una giovane donna camminava sul molo con incedere vivace e presuntuoso. i capelli neri sembravano volerla tiraare indietro, e si dimenavano per farsi ascoltare. il corto vestito rosso pareva voler assecondare il desidero degli uomini del porto, scoprendole le gambe e giocando con il vento. la guardò come lei sperava di essere guardata da un giovane ragazzo di mare e scorse il piccolo tatuaggio che aveva sul collo, appena sotto l'orecchio sinistro. una spirale. si lasciò travolgere da quella piccola spirale e vide la vita trascorsa di lei. vide come da bambina avesse subito le morbose attenzioni del nonno,di come avesse visto andarsene la madre insieme ad un pirata e l'avesse ritrovata morta su una scogliera, nuda, con gli occhi sbarrati. vide suo padre che vomitava in cucina, sbronzo e disperato, udì l'invidia della sorella che cercò di strapparle la bellezza con una corda, respirò il profumo delle mele che raccoglieva nel campo dove aveva fatto l'amore con un giovane avventuriero, scappato alla legge e scomparso. ascoltò i suoi pianti di bambina, di ragazzina a cui la vita aveva rubato l'innocenza e la fantasia per venderla, probabilmente, ad un marinaio come lui. vide tutto questo e provò pietà. il suo rossetto, adesso, gli sembrò solo nascondere le labbra secche di un'adolescente che non ha più il coraggio di parlare e che spera che qualcuno le noti ugualmente e abbia voglia di chiederle di raccontare la sua storia. forse avrebbe funzionato se non si fosse messa la gonna troppo corta ed i tacchi. la avvicinò un uomo di mezza età, con la pancia gonfia di birra, i baffi sporchi e le sopracciglia arruffate. li vide che parlavano e guardò l'uomo estrarre dalla tasca destra dei pantaloni lezzi dei soldi. lei non sorrise, ma riprese a camminare frettolosamente, questa volta con lo sguardo basso. lui le si fece dietro ridachiando con voce arrugginita e le dette una pacca sul sedere, poi sparirono in una barca poco distante. il sole sparì tra il cielo e l'acqua, come per non voler sapere la fine della storia o, forse, per non doversi sentire in colpa. "...vaffanculo..." disse muovendo appena le labbra il vecchio marinaio.

 
 
 

illusione dei sensi

Post n°12 pubblicato il 11 Novembre 2006 da dobladillaa
Foto di dobladillaa

non posso vederli.

ma li ascolto.

Oscurità e Buio che si amano in silenzio. si intrecciano e si rincorrono, si confondono e si fanno sorprendere da un raggio di luce che, imbarazzato, si spenge.

li sento, mentre respirano la notte e si abbandonano al piacere della sua desolazione.

è impossibile distinguerne la forma, impercettibile la loro separazione, inutile cercare di insinuarsi nel loro groviglio di materia inconsistente.

resto immobile e trattengo il respiro.

ridono, piano, come se potessero essere scoperti da occhi capaci di penetrare la loro scura immaterialità. ridono e mi scivolano intorno, mi si posano sugli occhi, quando, stanca di cercarli, li chiudo e mi accarezzano i capelli.

resto immobile e trattengo il respiro.

sento la pelle fremere allo spostamento dell'aria che mi respirano addosso e ho paura di partecipare della loro nudità.

le mani mi scorrono sul corpo come se cercassero di inseguire una goccia del mio sangue ed, insieme, di scaldarmi.

ho paura e resto immobile e trattengo il respiro.

riprendono a ignorarmi e assecondare la loro voglia di sfidare la corporeità dell'amore.

apro gli occhi e scorgo una luce che vuole raggiungermi ,che vuole arrivare a sfiorarmi, che vuole scoprirmi.

è su di me, si insinua tra le ombre del mio essere viva e cerca di arrampicarsi sulle lievi forme di bambina per raggiungere il mio viso.

chiudo gli occhi ed ancora posso vedere Oscurità e Buio che si amano e vorrei farmi trascinare in loro e perdere la mia consistenza.

resto immobile e trattengo il respiro. 

 
 
 

la persistenza della memoria

Post n°11 pubblicato il 11 Novembre 2006 da dobladillaa
Foto di dobladillaa

persone che vanno, persone che restano.

queste parole sono per restare.

la paura di sparire è sempre stata il cruccio dell'uomo, che, spesso, ha fatto della fantasia la sua sopravvivenza.

ho paura di non riuscire a ricordare i particolari di questa mia vita, così lascio ai particolari il mio ricordo.

perché chi nasce come particolarizzazione di un Tutto, non può accontentarsi di essere solo "genere".

 

 
 
 

Equilibrio.

Post n°10 pubblicato il 04 Novembre 2006 da dobladillaa
Foto di dobladillaa

cammino su un filo, sospeso a metri e metri da terra. sotto di me molti sguardi che, arroganti, non mi concedono di tornare indietro o di fermarmi un istante.

cammino, con un ombrellino rosso in mano e loro mi osservano.

ho come la sensazione che respirino più forte, per vedere se l'aria che spostano mi faccia cadere.

lotto tra la voglia di non compiacerli e il desiderio di fermarmi.

maledetti...

ci sono tante cose che vorrei dalla vita, prima tra tutte, appunto...il mio equilibrio..

(e scusatemi, ma è l'autunno che mi fa quest'effetto..non sarebbe giusto lasciare che solo le foglie, arrossendo, si lascino cadere in un'ultima, leggera danza...con la primavera ciò che sembra morto, rinasce,..bene...adesso attendo l'inverno...vieni, bastardo, vieni...non puoi niente su di me...iahahahaha.....)

 

 

 
 
 

percorsi

Post n°9 pubblicato il 03 Novembre 2006 da dobladillaa
Foto di dobladillaa

Siediti.

chiudi gli occhi e respira lentamente.

immagina di essere seduto davanti a una finestra, piccola.

di fronte a te vedi una grande città, guarda il campanile che si staglia sulla collina, osserva le antenne sopra i tetti, in lontananza, i fiori che ondeggiano, mossi dal vento.

piove.

senti il ticchettio della pioggia che ti rimbalza nei pensieri, che bussa ai ricordi, che stordisce il tuo sguardo e scivola nel riflesso dei tuoi occhi immobili.

senti un grumo di parole che ti raschia la gola e i rumori della vita che ti circonda che rotolano nel buio sentiero che li dovrebbe portare fino in fondo alla tua mente e che, invece, li fa perdere, echeggiare e morire nella testa.

ti sporgi leggermente dalla finestra, quanto basta perché una goccia di pioggia ti cada sul viso.

è lì, in un punto qualsiasi della fronte, ma la senti che vuole scendere, vuole conoscerti o vuole semplicemente scappare, tornare insieme alle altre, per diventare, prima o poi mare.

scivola giù, ti sfiora un sopracciglio, che la respinge, torna indietro e poi riparte, si insinua nel pendio che divide l'occhio dal naso e cerca di cibarsi delle tue lacrime, ma tu non glie le offri.

si trascina sulla tua guancia, ha paura. ha lasciato una scia fresca sul tuo viso accaldato.

sta perdendo corpo.

arrivata quasi vicino al  mento si arresta, forse, per prendere fiato.

alzi una mano e la porti vicino a lei. potresti spazzarla via e non ti opporrebbe resistenza, invece la adagi su un dito, la guardi mentre si aggrappa alla tua pelle e cerca, ancora, di bere, ma inutilmente. hai le mani un po' secche.

tendi la mano fuori dalla finestra e lì un'altra goccia ti cade sul dito.

si abbracciano e cadono giù, sul bordo della finestra e scivolano e si separano e si uniscono ad altre goccie e cadono in strada e lì un fiumiciattolo le porta lontano, verso il fiume che le porterà al mare.

non asciughi la scia che ti ha lasciato in viso e senti la brezza che viene a bere su di te, che beve ciò che resta della piccola goccia, per portarla al vento, che la restituirà alle nuvole e loro, la daranno al mare.

un giorno andrai al mare e proprio quando ti sarai dimenticato della piccola goccia che hai salvato, sentirai che qulacosa ti scivola sul volto, bagnato; disegna il tuo profilo e, brillando, se ne va.

 
 
 

notte maledetta

Post n°8 pubblicato il 31 Ottobre 2006 da dobladillaa
Foto di dobladillaa

...eccomi...potrei trasformarmi in una maledetta creatura della notte...intrisa della sensualità dell'oscurità e del fascino del piacere dell'ebrezza.

 poitrei trasformarmi in un essere senza volto, un'ombra che ti segue e ti striscia accanto attaccandosi alle tue caviglie per nascondersi dalla luce di un lampione. se cerchi di calpestarmi, di afferrarmi, ti sfuggo e rincorro i tuoi movimenti isterici finché, esausto, non ti arrenderai alla mia inconsistenza.

potrei essere quel sogno che ti fa contorcere nelle lenzuola, che ti stringono in una morsa senza aria e che ti fa svegliare sconvolto in una stanza che ti sembra di non riconoscere.

potrei essere la lacrima di un ubriaco, che assapora la Vita, che si prende gioco di lui, lo spintona e lo rialza, lo fa girare e poi dà un calcio al mondo perché giri più veloce e che,dopo avergli strappato dalla bocca la sola linfa che lo faceva ancora ridere, lo abbandona in una strada di periferia.

potrei essere il buio della stanza di un bimbo che si nasconde dietro un orso di pezza e piange la luce.

potrei essere il sonno che ruba agli amanti la loro notte.

potrei essere quel brivido che ti senti strisciare addosso, lentamente, sulla schiena, che ti fa chiudere gli occhi e sperare di non essere solo, in una casa di campagna.

potrei essere la sagoma di un ulivo al chiaro di luna, che sembra prendere vita e cercarti con i suoi rami scomposti.

potrei essere il respiro caldo di una creatura nelle cui vene non scorra il tepore della vita e che cerchi di rubarti il piacere di sentirsi viva per quelche istante affondandoti l'unica sua cattiveria nella pelle.

potrei essere l'eclissi che oscura la Luna mentre cerchi di spiare chi non ti guarderebbe mai nel riflesso del giorno.

potrei essere la perversione di un fanciullo pallido e composto che tutti continueranno a vedere in una fotografia di famiglia, in piedi, accanto al padre.

potrei essere la follia di una donna che è stanca di contenere il suo dolore in una  dignitosa serietà.

potrei essere il vento che, sibilando, entra dalla finestra che hai lasciato socchiusa dopo che hai fumato e che spenge la sola candela accesa che ti illuminava ed il fumo che da essa si separa con una danza ondulata e bianca.

potrei essere ancora molte cose in una notte maledetta, intrisa della sensualità dell'oscurità e del fascino del piacere dell'ebrezza, ma potrei anche semplicemente restare solo me stessa, affacciata alla finestra a ceracare con la fantasia di farmi stordire dai pensieri che contengono la linea di confine tra la pazzia e la sobrietà e farmi sedurre dalla solitudine in cui varcare quel confine ti induce..

 
 
 

materia, forma e umanità

Post n°7 pubblicato il 28 Ottobre 2006 da dobladillaa
Foto di dobladillaa

Angie, mi hai fatto riflettere, così appunto le riflessioni che mi hai indotto in un altra parentesi di questo blog.

penso che le maschere che indossiamo facciano parte del "noi stessi" di cui tanto si parla.

è impossibile, infatti, pensare l'uomo senza le sue maschere, perché è impossibile che si faccia influenzare, per quanto in minima parte, dagli eventi che gli accadono intorno, dalle altre persone e dalle loro maschere, appunto.

sarebbe un po' come pretendere di parlare di una Forma e di una Materia come due enti separati, ma Aristotele è convinto che sia impossibile farlo nel campo del reale: sono un sinolo inscindibile se non a livello teorico.

uomo: maschera= forma : materia.

l'importante è avere ognuno le sue maschere, uniche nel loro genere e differenti da quelle di tutti gli altri: in questo, a mio avviso, potrebbe risiedere la vera forza....forse...

attendo commenti! e vi abbraccio ( scusate le torte, ma che ci posso fare?)

 
 
 

AREA PERSONALE

 

TAG

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 7
 

ULTIME VISITE AL BLOG

antonino_blundaaclaudio_menichinidobladillaaOiriCaroldani.caccinCinderella017laziothebeststancamenteevals0psicologiaforensecarolagarganiTymora79Arvaliusfalco58dgl
 

ULTIMI COMMENTI

ehi Fil!....come mai questo cambio di identità?.....è solo...
Inviato da: dobladillaa
il 25/10/2007 alle 15:09
 
Sereno ritrovo.Sono Filottete3
Inviato da: Manfredi.E
il 18/10/2007 alle 01:32
 
ciao MArco!...che piacere trovare una tua visita qui!...era...
Inviato da: dobladillaa
il 14/10/2007 alle 15:25
 
bentornata carola!!!
Inviato da: mala11
il 12/10/2007 alle 20:36
 
dove6?!!?ciaooooooooo!^_-
Inviato da: angiejade0
il 12/03/2007 alle 16:25
 
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963