come le nuvole

Storie di....


"Heaven" Erano già sei mesi che viveva in mezzo a loro, così ben mimetizzata che il suo musetto appuntito, il  pelo striato e folto, gli occhi tondi e vispi, avevano colpito molti dei maschi della specie e le sue serate erano  piacevoli, piene di inviti e corteggiatori. Non che fosse tentata sessualmente da nessuno di loro: troppe erano le diversità morfologiche e solo il duro allenamento in Accademia e un animo libero da pregiudizi,  facevano  sì che trovasse divertente avere a che fare con specie tanto lontane dalla sua.La sua missione era di andare alla ricerca di nuovi mondi, esplorare nuove civiltà e forme di vita e arrivare, come recitava il motto della Federazione, “là dove nessun uomo era mai giunto prima”. Gli alieni del posto erano in generale simpatici, allegri e curiosi. Forse un po’ infantili e caotici, ma pacifici e dediti al godimento della vita.  L’esistenza sembrava riservare loro solo momenti gradevoli e l’ordinamento sociale prevedeva molto tempo libero, vita all’aria aperta, sport e fitte conversazioni con amici sempre numerosi e disponibili. Si mangiava vegetariano e l’ordine e  il rispetto per le leggi erano massime. Un vero paradiso.Inviava regolarmente i suoi rapporti al Comando intergalattico, illustrando tradizioni e usi del posto ed era consapevole che quella missione cominciava ad assomigliare ad una lunga e rilassante licenza. Si trovava davvero a suo agio e comprendeva perché da qualche tempo le sue nuove amiche non facessero altro che annunciarle imminenti maternità. In effetti la società prosperava, le derrate alimentari aumentavano ogni giorno  e il benessere e la dolcezza del vivere erano in decisa crescita. I mezzi di informazione sprizzavano ottimismo e invitavano al godimento e al consumismo più sfrenato, per cui era naturale, in quelle condizioni, avere  voglia di fare figli.I soli momenti di disagio li viveva quando occhiate perplesse le comunicavano che era strano il suo  dichiararsi orgogliosamente single e senza prole.Distesa su di un verde prato, cullata dalla brezza marina aspettava che  Cri, il suo migliore amico del momento,  le portasse l’aperitivo quando senti per la prima volta parlare del Giorno del Rinnovamento. La sua attenzione di etnologa si destò all’istante.Quando Cri, porgendole il bicchiere ghiacciato, le chiese se poteva averla vicina quel  giorno, ricorse a mille astuzie per farsi spiegare cosa di speciale avvenisse, ma non riuscì a capirne granchè. Continuò pertanto a godersi la vita, nuotando nei freddi torrenti, facendo lunghe camminate in mezzo agli alberi secolari, andando a vela  e vivendo giornate di intensa socialità.Poi arrivò la sera del Giorno del Rinnovamento e fu davvero gran festa. Tutti erano vestiti con i loro abiti migliori e l’euforia era massima. La gente si riversava per le strade e cantava e ballava. Sembrava che ognuno trovasse spassosa qualsiasi frase detta dagli amici e rideva e si scambiava grandi manate amichevoli sulle spalle. A mezzanotte le porsero un elegante calice con del liquido frizzante e colorato e tutti insieme alzarono i bicchieri verso la volta stellata per poi in un silenzio improvvisamente solenne, bere all’unisono. Lei finse accostando le labbra ma non inghiottì, curiosa di osservare cosa sarebbe successo. Caddero tutti addormentati là dove si trovavano e l’alba del giorno seguente illuminò solo un decimo della popolazione che riapriva gli occhi. Tutti gli altri morirono. I più deboli, i malati, i fragili. Sopravvissero, a quello che scoprì essere un veleno potentissimo, solo i migliori, i più forti, i prescelti.Ecco il prezzo del Paradiso, deI cibo abbondante e di una vita dolce. Ecco come si era concretizzata su quel pianeta la selezione naturale della specie. Nella capsula di ritorno, mentre aspettava che un sonno lungo cinquant’anni calasse su di lei come una morbida coltre, considerò come quella mela mangiata per desiderio di conoscenza avesse bandito l’intero Universo dal Paradiso. Poi, girandosi sul fianco destro fece un lungo sospiro e si addormentò.                     
P.S.: Questa storia nasce dal racconto di una guida norvegese sui Lemming, una specie di roditori che vive in quei luoghi. Dapprima sembrava compissero  suicidio volontario  di massa gettandosi tutti assieme da un precipizio. Ciò avveniva quando, a causa della sovrabbondanza di cibo, la popolazione raggiungeva vette inammissibili di individui. Poi si scoprì che non si gettavano dai dirupi ma mangiavano volontariamente erbe velenose che facevano sì che solo i più forti sopravvivessero. Inutile dirvi che la storia mi ha molto colpito.