come le nuvole

Post N° 53


Vorrei scrivere un messaggio positivo, ma non ce l’ho. Fà lo stesso se ne scrivo due negativi? (Sottotitolo : Non siamo riusciti ad eliminare la fame nel mondo ma almeno tutti quelli che avevano fame sono morti!)                              
E’ proprio vero che la nostra epoca presenta  complessità sempre crescenti e che i problemi etici e morali che man mano ci vengono  posti  sono sempre più ardui e difficili da affrontare.Di conseguenza la decisione, se schierarsi a favore o contro, richiede oramai conoscenze, valutazioni ed  elucubrazioni mentali da  Q.I. >300.            
               
Cosa pensare, ad esempio, del lavoro minorile?                                            
     Ooooh no !  Mai e poi mai…. i bimbi hanno diritto all’infanzia, ai giochi e alla spensieratezza….                                 
Troppo semplice ! Apprendo che, anche in questo caso, la problematica non è così banale e scontata  come appare.  Vi sono infatti bambini che non sono né sfruttati né schiavizzati ma semplicemente possono essere definiti come “poveri in canna”.  Le loro famiglie sono più derelitte di loro e, per tutti, il lavoro rappresenta un essenziale mezzo di sussistenza, oltre che uno strumento per acquisire identità,  sfuggire alla droga, alla delinquenza e all’emarginazione sociale.                               
 Il proibire quindi, tout court, il lavoro minorile li metterebbe sul lastrico perché molto, troppo, spesso con le buone intenzioni  si lastrica (e con un certo sfarzo) l’inferno, per cui emanata la proibizione e rassicurate le coscienze, nessuno si preoccupa più di cosa mai mangeranno questi bambini e le loro famiglie.                               
 A questo proposito esiste persino un’organizzazione denominata “ Nats” ( Ninos y adolescentes trabajadores), che riunisce 80 mila piccoli lavoratori dell’America Latina, uno dei luoghi dove più acuto è il fenomeno della povertà, che rivendica il loro diritto a lavorare e ad essere ascoltati sul tema lavoro minorile. Essi  chiedono solo migliori condizioni  di vita, un’istruzione e formazione professionale nonchè un impegno reale per rimuovere le cause che li obbligano tutt’oggi a lavorare così presto.        
 Anche l’Unicef, a quanto pare, dà loro ascolto e sostegno.                          
La mia terra d’altronde  ha conosciuto, e frequenta tuttora, la miseria e la disoccupazione e i picciutteddi  andavano e vanno spesso a lavorare  da piccoli mentre, le loro famiglie, che non sono, ne possono definirsi, “cattive” o prive di calore familiare, sono solo “morte di fame”.                       
Questi ragazzini, per nulla deprivati affettivamente, sono orgogliosi di contribuire al bilancio familiare e possiamo persino  immaginare, i più fortunati tra di loro, mentre, da grandi,  pronunciano la famosa frase  “io mi sono fatto da solo!”.                             
Se infine volete sapere se personalmente mi dichiaro a favore del lavoro minorile, cosa vi posso rispondere?                                             
No, senza se e senza ma…….(forse !)