come le nuvole

Post N° 115


Devo confessarlo, sono nato molto giovane. (Groucho Marx)  Il mio amico Il Pirata (no, non quello del pesche fresco sul lungomare!), mi ha condotto a rimembrare la mia esperienza su un due ruote, detto anche motorino…. Cominciamo il racconto dall’ovvietà che, cioè, i miei genitori si opponevano strenuamente all’indipendenza che tale mezzo avrebbe comportato…Passiamo quindi da un periodo di strenua lotta, cui sarebbe stata appropriata, quale colonna sonora, la voce soave degli Intillimani , soprattutto quando cantano vigorosi  “El pueblo, unido, caman sarà benzido”…(che poi, se non è scritto così, sono sufficientemente sicura che è così che si pronuncia)…                                                 
Approdiamo infine alla resa del valoroso genitore che, un bel giorno d’estate, a coronamento di una sudata promozione, se ne spuntò con un meraviglioso scassume di ottava mano, sbilenco e brutto come la morte, ma…..pur sempre ciclomotore!                             
Che dire se non che me ne innamorai perdutamente e, parafrasando gli Squallor di “Morire in Porche,  “sul manubrio lo baciai ma, per fortuna, contro nessun albero l’amai”….ero finalmente proprietaria di un fantasmagorico Ciao della Piaggio….  Furono avviate le necessarie personalizzazioni, per cui lo dipinsi di giallo con su disegnate delle margherite (nessuno osi ridere, erano gli anni della “fantasia al potere” ed io ho sempre avuto rispetto dell’autorità!) e, iniziai, la mia vita da motociclista….                                        
Grazie ad una imperizia oserei dire professionale e ad una capacità di controllo del mezzo inferiore a zero mi schiantai, (una prima volta) contro un muro, abbordando una curva un po’ troppo larga, a causa del peso di mia sorella assisa sul sedile posteriore ( …assisa….diciamo che era seduta praticamente sulla ruota)….Non ci facemmo quasi niente (il quasi è dovuto al fatto che si fece un po’ male solo lei) anche grazie al fatto che andavamo alla folle velocità di cinque o sei chilometri orari….praticamente come andare  a piedi! In un’altra occasione, con sempre mia sorella seduta dietro ( che, da adesso, potremmo indicare col semplice termine di “vittima sacrificale”), prendendo arditamente la rincorsa su un dosso, per provare l’ebbrezza del volo, atterrai col la perizia non proprio di Yuri Chechi
 e finimmo miseramente sull’asfalto….la poverina si graffio entrambe le ginocchia e, inoltre, disgrazia volle che l’incidente avvenisse davanti ad un’officina meccanica…… da essa fuoriuscì un solerte diciassettenne lavoratore .. quest’ultimo pensò per darci soccorso, con un colpo di genio alla dottor House,  di strofinare sulla ferita, senza peraltro averla pulita dal pietrisco, mezzo limone…. a mò di disinfettante….Non vi descrivo le urla della “vittima”, peraltro particolarmente dotata sui toni alti….                                  
Successivamente mia sorella convinse mio padre a regalarle un Vespino 50, per cui è ancora viva…..