“Non mi chiedete chi sono i politici compromessi con la Mafia perché, se rispondessi, potrei destabilizzare lo Stato” (Tommaso Buscetta)Parte II Dicevamo del glamour che, la Mafia, sembra possedere…Eppure, allontanandoci di qualche metro da Hollywood , la Mafia ha queste poco fotogeniche facce
e questi corpi così poco fashion
La Mafia, privata di sceneggiatori in gamba, è un padre degenere che assolda due sicari perché uccidano sua figlia, rea di essersi innamorata di un uomo che non era il legittimo consorte…(si sa, con le donne il decalogo viene applicato senza sconti!)
La Mafia, senza coreografi all’altezza, è una elegante via residenziale della tua città trasformata, in pochi attimi, in una strada di Beirut con, sparsi e frammischiati sull’asfalto, brandelli dei corpi di un valoroso magistrato, di un uomo della sua scorta e di un assolutamente inconsapevole portiere, che aveva appena finito di bere il caffè del mattino.
La Mafia, senza scenografi bravi, sono gli innumerevoli cippi funerari, con davanti periodici mazzi di fiori e burocratiche corone, che commemorano qualche “uomo dello Stato” proprio nel punto dove ha versato il suo sangue…e quando, in una giornata di sole, passeggiando, realizzi che il tuo centro città ne è costellato, ti senti in una sorta di cimitero open air.
La Mafia, priva di colonna sonora, sono quei riti ridicoli e puerili dove, uomini in età, si pungono un dito e sporcano di sangue un santino con raffigurata la Vergine (e ci si chiede come è che non vengano fulminati all’istante!).
La Mafia, senza romanzieri, è un padre che, consapevolmente, alleva sicari e, per assuefarli alla necessaria crudeltà, li costringe a sparare a cavalli e piccoli animali.
La Mafia, senza pathos, è una madre che condanna, i propri stessi figli, ad una vita di pericoli e latitanze, esistenza, il più delle volte, breve e per di più costellata da lunghi periodi di “non vita” all’interno di un carcere di massima sicurezza…
La Mafia, senza un regista d’essai, se deve scegliere tra Eros e Tanatos , tra la vita e la morte, sceglie sempre quest’ultima perché, il vero comandamento mafioso, è quello che brutalmente recita “Comandare, è meglio che fottere!”.
La Mafia, nei titoli di coda, ha l’immagine indelebile di
Rosaria Schifano, 24 anni, che, pressata da una vuota ed ipocrita liturgia del perdono, davanti alla bara del suo giovane uomo dilaniato insieme a Falcone su una autostrada in cui, due ore prima, ero passata anche io, grida “Io vi perdono… però vi dovete mettere in ginocchio….se avete il coraggio di cambiare…ma loro, loro non cambiano”…