come le nuvole

Post N° 236


 “Scelgo i miei amici per il loro bell’aspetto, le mie conoscenze per il loro buon carattere e i miei nemici per la loro acuta intelligenza.” (Oscar Wilde)  Quando ero un po' più “acerba”, i miei criteri di selezione, circa le persone che valeva la pena di frequentare, erano abbastanza rigidi, a tratti kohomenisti, spesso implacabili , quasi sempre privi di zone intermedie.    Come, peraltro, così erano i miei criteri, di giudizio e di valutazione,  del mondo e degli uomini su di esso deambulanti. Per me, o stavi da una parte o stavi dall'altra e, i passaggi tra le due aree, erano spesso repentini e definitivi.Maturando, ho rilevato come, contrariamente alle mie articolazioni ed arterie, la situazione si è andata, via via, flessibilizzando.Le sfumature di colore hanno preso il posto del solo bianco e nero e i giudizi emessi subiscono, spesso, revisioni e cambiamenti. Uno dei criteri, precedentemente più in voga, nella scelta di chi frequentare, era il fascino, anche perverso, che la persona era in grado di esercitare su di me.L'intelligenza, anche aggressiva, la lucidità di pensiero, fosse pure tagliente come una lama, il fascino, seppur luciferino, mi conducevano a sottovalutare anche l' eventuale assenza di clemenza verso il prossimo non dotato di similari qualità. Adesso, mi accorgo di dare, rispetto al passato, un punteggio più alto a valori come la bontà e la generosità d'animo, la lealtà e la misericordia.Se prima, nella scelta, avevano prevalenza le doti intellettive, ora tendo a privilegiare quelle dell'animo.Qualità come una mente brillante ed arguta , una vasta cultura, una indole da leader che rende sicuri di sè, sono state leggermente sopravanzate da cose come la coerenza morale, la franchezza, la mitezza di chi è capace di vedere oltre.  A volte ho come l'impressione di aver “abbassato” i miei criteri di selezione, mentre, probabilmente, ho solo messo a frutto l' esperienza e capito che, alla resa dei conti, quello che dà spessore ad un rapporto, non sono solo le doti intellettive, ma sopratutto le qualità morali. Con questo non intendo dire che mi piace accompagnarmi a degli “amabili idioti”, ma che li preferisco (se la scelta dovesse rivelarsi così drastica) a dei “brillanti bastardi”.Unico elemento che, mi pare, permanere uguale, e a cui continuo a tenere, adesso come allora, è che siano elementi poco noiosi e banali, magari (crepi l'avarizia) anche dotati di un, benché minimo, sense of humor.   Meglio, altrimenti, una dignitosa solitudine.Odio, tutt’oggi, sentire il mio cervello girare a vuoto durante una conversazione.