come le nuvole

Post N° 316


 “La mancanza di qualcosa che si desidera è una parte indispensabile della felicità”   (Bertrand Russell) Dalle amene conversazioni di una pasquetta trascorsa davanti al camino scoppiettante, mentre fuori il vento ulula e la pioggia scroscia, è risultato che…Una delle differenze che sembra potersi rilevare tra le adolescenze mie e dei miei amici e quella di coloro che sono giovani oggi, stà probabilmente nella forza e nell’intensità del desiderio.
La mia generazione, si conquistava, giorno per giorno, i suoi diritti civili, quali andare alle feste, rientrare dopo il coprifuoco, avere degli amori, godere del rispetto per la propria ed inviolabile sfera personale.E c’era come una maggiore capacità di desiderare, una sorta di avidità per ciò che, i genitori del tempo, tendevano a rinviare, a posporre, a vietare.Le mille difficoltà che, padri e madri amorevoli, mettevano sulla strada dell’autonomizzazione dei figli, ci si rende conto adesso, sono quelle che consentono, ai nostri ricordi, di acquisire, oggi, spessore mitico, proprio perché, avventurosi e travagliati, furono gli eventi di allora.                         
D’altra parte, ogni volta che ho sofferto, battagliato, faticato per ottenere o mantenere qualcosa, il tempo e la distanza hanno reso le situazioni simpatiche, gli ostacoli epici, le piccole vittorie gustose, gli aneddoti numerosi, i ricordi divertenti.E’ grazie alla inflessibilità teutonica di mia madre che oggi, quasi con la tenerezza di un veterano della seconda guerra mondiale, posso andare con la memoria al ricordo di  quelle che furono le “fughe” , i sotterfugi, le strategie, i gesti eroici di “resistenza” alle imposizioni, nonché le rappresaglie, affrontate con spirito indomito, che hanno caratterizzato la fase teenager, mia e di mia sorella ( e degli altri miei coetanei) .                                                                
Ho raccontato ieri di quando rientravo, con mia sorella, la notte oltre ogni orario imposto (avveniva di rado, giuro!), con le scarpe in mano per non farci sentire, e ci capitava di vedere nostra madre, perfettamente sveglia ed irritata dalla lunga attesa che, in cima alle scale, in camicia da notte, senza proferire verbo, lanciava un significativo e pedagogico, colpo di pantofola (senza mai prenderci), per poi pronunciare le oramai abituali e lapidarie parole “Da domani….non si esce più!”....E noi, placate, ci andavamo a coricare...”El pueblo, unido, jamàs serà vencido!”                                             
O, quando, in estate, scavalcavo la finestra della cucina nell'ora della pennichella dei miei, per andarmi ad incontrare col moroso, e mi sentivo una via di mezzo tra Tom Cruise di “Mission Impossibile” e Sean Connery in “007- Operazione Tuono”, semplicemente perché non mi era consentito avere amori così precoci… (avevo 15 anni, lui 17, si chiamava Gianni, aveva gli occhi azzurro ghiaccio, era bellissimo e valeva il reato di “evasione”).                           
Oppure ricordo mia madre che, per rappresaglia, nascondeva la candela del motorino a mia sorella e lei, volpina, che riusciva a ritrovarla sempre, per cui la genitrice, non appena sentiva il rumore dell'accensione del motore correva fuori, troppo tardi per fermare la ribelle, ma in tempo per lanciarle, a mò di sfogo,  la scopa dietro....(Si, in effetti, era una splendida lanciatrice...mancava un po' nella mira, ma non si demoralizzava e continuava a scagliare quello che aveva tra le mani.....). Se ci avessero proposto un viaggio, per qualsiasi destinazione, credo che saremmo partiti anche a piedi. Se ci avessero proposto una festa, in qualunque location, saremmo andati anche con la febbre. Se ci avessero proposto qualsiasi cosa, da fare in comitiva, avremmo accettato, senza stare a domandare chi c’era, e chi non c’era.  
Oggi, davanti ad uguali proposte, si valuta, si riflette, si pondera, dove e quando si andrà, chi verrà, gli impegni che si hanno, l'eventuale stanchezza, e ogni altro genere di considerazioni tipiche di chi  “è sazio”...