come le nuvole

Post N° 341


  “L’omicidio è sempre un errore: non si deve mai fare niente di cui non si possa poi parlare in un dopo cena”   (Oscar Wilde) Oggi leggendo i giornali ho realizzato di soffrire di inesplicabili e inattuali tabù…Di essere fuori contesto, fuori moda, fuori tempo…Sopravvivono in me antiche resistenze,  retaggi di epoche diverse.Atavici freni inibitori, stupide paure ancestrali, impolverati sensi morali, repulsioni immotivate, abitano il mio animo….Tutto ciò mi impedisce di comprendere fino in fondo, di entrare a pieno titolo nel nuovo modo di sentire dei giovani abitanti del pianeta azzurro. Il fatto è che (ho fatto mente locale e ne sono certa), non riuscirei a premeditare e realizzare l’uccisione di un essere umano.      A maggior ragione se lo conosco e non mi ha fatto nulla, tranne minacciare il mio status quo.         A maggior ragione se non sono un sicario della mafia, un killer specializzato, un professionista del crimine.Figuratevi che mi farebbe impressione colpirlo a calci e pugni e avrei resistenza a stringergli il collo con un filo elettrico….Assurdamente mi farebbe senso avvertire il dibattersi del poveretto mentre cerca di riprendere fiato, mi si stringerebbe il cuore nel guardarlo piangere e non sopporterei di leggere nei suoi occhi il terrore.Dopo averlo ucciso avrei ancora una irrazionale reverenza nei confronti delle sue spoglie mortali e, questo ciarpame morale, non mi consentirebbe di essere disinvolta mentre lo spoglio dei suoi indumenti, lo trascino per 50 metri e dò fuoco alla sua carne immota….Girerei la faccia di lato nel vedere la pelle accartocciarsi e sarei costretta a turarmi il naso quando l’odore acre di bruciato cominciasse a spandersi nell’aria…Ne mi verrebbe facile legarlo a delle pietre e gettarlo in fondo ad un pozzo…Credo che, anche adesso che sono abbondantemente adulta, avrei difficoltà a gestire la morte di un altro essere umano....A maggior ragione se, di anni, ne avessi 15 o 16 . Ho la convinzione, probabilmente immotivata, che uccidere un uomo non sia operazione semplice, ne asettica, ne poco faticosa o incruenta.Eppure tre ragazzini di Niscemi, senza alcun precedente a loro carico, hanno realizzato un omicidio dopo averlo ben bene pianificato e, ops, hanno ucciso una loro coetanea.L’hanno prima portata in una desolata campagna, hanno abusato di lei, l’hanno picchiata “per stordirla”,  l’hanno strangolata, spogliata, bruciato il corpo e lo hanno gettato nel fondo di un pozzo.Terminata l’operazione, se ne sono tornati alla loro vita di sempre, quella di studenti, ragazzi che mangiano la pizza con gli amici e guardano la televisione.     Dai salotti di casa hanno ascoltato l’accorato appello del padre in lacrime che prometteva, per quella da lui creduta una fuga col moroso, totale perdono e comprensione purchè tornasse a casa.                                         
Loro hanno ascoltato, hanno visto le immagini, sentito i commenti del paese, ma nulla nel loro cuore si è mosso, nulla ha dato segni di sofferenza, nulla è mutato nel tran tran della loro vita. Nulla, tranne i telefonini, improvvisamente sovraffollati e bollenti per i frenetici messaggi tra i tre compari….I telefonini, oramai unici testimoni e partecipi delle efferatezze di questi bambini mal cresciuti…A volte, mi sento una aliena.    A volte ho difficoltà a capire.