“Se la corrente ti stà portando dove vuoi andare, non discutere!” (Isaac Asimov) Qualcuno potrà accusarmi di volare basso, di aver rinunciato al sogno, di aver effettuato una inversione ad U nonostante la doppia striscia continua.E probabilmente avrà ragione. Ma, considerato che al 3.008 manca ancora qualche anno, e preso atto che da qualche parte bisognerà pur cominciare, la mia parte pragmatica mi ha fatto ripiegare su altri generi di robot.
Magari meno glamour, forse esteticamente carenti, sicuramente dalle prestazioni non così risolutive per il benessere psico-fisico dell’individuo, ma certamente anch’essi in grado di fornire risvolti estremamente piacevoli (o almeno così si spera).Insomma, ieri pomeriggio sono uscita e, preda della suggestione da post, mi sono comprata un magnifico, robusto, tondeggiante e vigoroso macchinario: un robot…. per fare il pane.
Ha anche lui parecchi programmi (sigh!), promette anche lui diverse modalità di uso (doppio sing!), fa anche lui “tante cose” (Uhaaaaaa!), per cui stò cercando di auto convincermi che la strada verso gli autòmi, costruiti ad immagine e somiglianza dell’uomo, sia lastricata di rinunce e si percorra a piccoli tratti. Essa passa, fors’anche, attraverso le più umili e morigerate “macchine per fare la pizza”.
Così adesso “lui” mi aspetta paziente di là, in cucina. Io, che ho già letto il libretto delle istruzioni e comprato la farina di Manitoba, ho tirato su i miei lunghi capelli, indossato un ridotto grembiulino che giaceva intonso, proveniente direttamente dal mio corredo matrimoniale (ah mamma, quanta previdenza!)
e mi stò preparando per l’intrigante incontro. La cosa inquietante è che il coniuge si dice impaziente di sapere “come andranno le cose” e vuole anche conoscere e persino constatare “de visu” i risultati del “tète a tète”!!!! L’unica domanda adesso è: avete suggerimenti e/o ricette di pane e pizza da fornirmi?