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Capitolo (nel senso verbale) giù per le scale


Chiuso nella tetra e silenziosa biblioteca cordobese di medicina, tento invano di chinarmi sulle sudate carte di nefrologia.. Purtroppo una serie troppo ravvicinata di sfortunati eventi (che non per forza devono essere resi noti ai fini della storia) mi ha posto di fronte a un quesito che sento il bisogno di rendere immediatamente pubblico: rimorso o rimpianto? Remordimiento o arrepentimiento? (ndr “¡joder, que lío!”).Davanti a una epica lotta di tali proporzioni, su che fronte schierarsi?Per quel che mi riguarda, da anni a questa parte, ho abbracciato la sacra filosofia del “carpe diem”, ancestrale cammino che insegna a vivere ogni attimo come se fosse unico, irriproducibile nella sua semplicità, e devo dire che la cara vecchia legge mi ha sempre ripagato fino ad ora.
Ultimamente però, la scuola filosofica latina e il buon Orazio fanno un po’ cilecca: forse che questo Carpe Diem funzioni solo a piccole razioni? L’atmosfera Erasmus, che si respira qui, è un po’ un amplificatore dei 5 sensi (anche del sesto), e ben presto è facile perdere la bussola e non capire più quale sia il limite tra i due (rimorso e rimpianto).. a tal punto che, d’un tratto, ti rendi conto che il limite è stato superato da un pezzo e che la fuga dal rimpianto ti ha portato poco a poco, senza neanche che te ne accorgessi, sull’altro fronte..Il tanto focalizzarsi su di un obiettivo spesso porta a tralasciare altri aspetti, che sono addirittura più importanti, ma, come spesso succede, nos damos cuenta solo nel momento in cui sono inevitabilmente persi..Ah, difficile districarsi tra queste arzigogolate questioni: e voi tutti avete trovato la chiave di volta a questo immortale quesito?? Dalla Spagna è tutto.. il vostro Pier