IL CASELLANTE

L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL'ESSERE (parte prima)


 Arriva il bel tempo. Nei campi rosseggiano i papaveri. Presto torneranno le rondini. Il polline delle graminacee mi tormenta. Ecco i segnali della buona stagione. Giunge l’ora felice di riempire le tasche dei cappotti con fiori di lavanda e caramelle di formalina. Camminerò a piedi nudi dentro i miei sandali. Accorcerò le maniche.   Ieri sera ho invertito il guardaroba. D’inverno sistemo nei cassetti superiori  le canottiere  di  lana, mentre ripongo le T-shirt di cotone negli scomparti bassi, più disagevoli per il mio cronico mal di schiena.  D’estate inverto le posizioni: sopra la roba leggera, sotto la pesante, che tanto non s’usa. Inverto anche gli armadi, le cassapanche e i comodini. Creo spazi adeguati al nuovo equipaggiamento. Via le giacche grigie, via le scarpe massicce, via i maglioni intrecciati.  Col bel tempo sono preferibili tessuti freschi e colori vivaci. Non è una semplice questione di praticità. Una forma, seppur blanda, di adattamento all’ambiente richiede di collocare le risorse secondo un principio d’ordine: vicino, nell’armadio ai piedi del letto, quelle di più immediata utilità; lontano, nelle scatole sopra l’armadio (qualcosa anche in mansarda, qualcos’altro in cantina) la roba meno attuale e gli arnesi che adesso non servono. Occorrono adeguate capacità geometriche e un equilibrato senso estetico. Piegare le camice in base ad uno schema omologato di angoli e linee; impilarle secondo una coerente gradazione di colore, procedendo dai toni scuri ai toni chiari; distinguere righe e quadretti; arrotolare le cravatte in senso antiorario; eliminare il superfluo: l’ordine ha bisogno di essenzialità. Ogni cosa al suo giusto posto. Non è proprio una questione di razionalità. Le persone ordinate, con qualche eccesso patologico di natura compulsiva, ambiscono piuttosto all’armonia. Come i quadri di Magritte.-         Sarebbe?-         A te piacciono le ballerine di Degas, a me gli omini con la bombetta.-         Ntz. Troppo razionali.-         Piovono dal cielo. Hanno il cielo dentro la faccia, oppure una mela invece della testa, o niente: né faccia né testa. Ti sembra razionale?-         Il surrealismo è profondamente razionale. Iper razionale. Tu sei surrealista.-         Tu, invece, che sei? Impressionista? Impressionabile? Ti commuovi davanti alle ballerine di Degas. Brava. Animo sensibile. A me, però, piacciono di più gli omini. Va bene, sarò surrealista. E’ un reato?-         Ntz.-         Allora siamo d’accordo.-         Ntz.-         Non siamo d’accordo? -         I tuoi omini sono evocativi. Le mie ballerine, commoventi. L’evocazione è uno spasmo della mente. La commozione è una vibrazione del cuore.-         La commozione del cuore! Che vibra. Bello. Me l’annoto.-         Tu da quanto tempo non piangi?-         Non può piacermi Magritte? Devo piangere per forza? Guardare un poster di Degas, e piangere?  Non piango. Io preferisco Magritte. Mi emoziono per Magritte. Vale lo stesso, anche se non piango.-         Da quanto? -         Si, più o meno… No. La questione adesso è… Qual è la questione?-         Io non ti ho mai visto piangere.-         Al funerale di mio padre piangevo.-         Io non c’ero.-         Pazienza. Avrò pianto senza di te. Posso piangere senza di te?-         Piangi senza di me. Vuoi che esca? Ti lascio solo?-         Perché?-         Per piangere.-         Perché?-         Piangere fa bene.-         Che discorsi!-         Tuo padre è morto dieci anni fa. Allora non mi conoscevi. -         Ho pianto senza conoscerti. Si può?-         Adesso non più. Adesso mi conosci. -         Infatti adesso sono felice e non piango. -         Mai?-         …-         Hai mai pianto da quando mi conosci?-         …-         Ti sei commosso almeno una volta?-         ...-         Sei davvero così felice?-         …-         Mi ami?