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informazione carente?

Post n°203 pubblicato il 08 Febbraio 2009 da Ganim

Recentemente, proprio parlando con un collega dell'intervento video di Travaglio di cui al post "stragi di stato", mi sono sentito dire che sono il solito credulone che si beve la storiella dell'esistenza di poteri che hanno interessi a "guidare" l'informazione, che sono un sovversivo, che voglio trovare magagne dappertutto e soprattutto non è vero che in Italia l'informazione è pilotata!!!!????

E' possibile che io non sappia ragionare con la mia testa e/o che non abbia gli elementi per distinguere e riconoscere la verità (ma mi si dovrebbero mostrare gli strumenti dai quali traggono la corretta informazione coloro che mi accusano di creduloneria). A questo punto, come spesso accade in questi casi, bisogna affidarsi a chi ha una maggiore "autorevolezza" (attenzione non "autorità" che in Italia purtroppo si acquisisce con logiche non sempre di merito). Riporto dunque alcune estratti di una intervista sulla LOTTA ALLA MAFIA rilasciata nel 2005 da Gian Carlo Caselli :

[...] Stabilita la doverosità [...] di indagare anche sugli imputati "eccellenti" (altrimenti si userebbero due pesi e due misure, oltre a essere disonesti, vili e illegali), va detto che anche questi processi hanno conseguito risultati significativi. Ci sono state importanti condanne, ma nessuno ne parla: Vespa nel suo salotto non ce l'ha mai detto, come non ha mai parlato delle centinaia di ergastoli inflitti ai mafiosi DOC... Ci sono anche state assoluzioni, ma sempre secondo lo schema tipico dell'insufficenza di prove. Ci sono stati proscioglimenti per intervenuta prescrizione. Ma questi particolari (insufficenza di prove, prescrizione) sono taciuti. Soprattutto si tace che sempre, in tutte le sentenze, sia di condanna sia di assoluzione o prescrizione, si trova la dimostrzione della sussistenza di gravi episodi realmente accaduti o di reati commessi ancorchè prescritti.[...] Questi fatti accertati, gravissimi, sono, o meglio potrebbero essere, a disposizione dell'opinione pubblica, se non ci fosse un'informazione, diciamo così, a senso unico. Sono a disposizione della politica non compromessa. Costituiscono una massa d'urto la cui conoscenza dovrebbe innescare rigorosi percorsi di "bonifica politico-morale". invece, succede poco in tal senso. Anzi, molte volte gli imputati, pur responsabili a livello penale o politico-morale di fatti gravissimi, vengono regolarmente "beatificati"; e i magistrati, naturalmente sono sempre cialtroni o felloni. Non si tratta di criminalizzare nessun inquisito o imputato, evidentemente: ma neanche di rimuovere quelle che sono risultanze obiettive, intorno alle quali sarebbe bene articolare, quanto meno, una riflessione o una discussione. Al contrario, sono lo stravolgimento della verità e la "cancellazione" a farla da padroni. [...]

Non è certamente la cancellazione che avvicina alla verità, quale essa sia. Di più. Essa racchiude in sè un grave pericolo: un sostanziale invito alla "scaltrezza", tipica del tempo passato, quando i rapporti tra mafia e politica tutti erano bravi ad ammetterli in teoria, per poi far finta di niente nelle prassi giudiziarie. Gli attacchi ai magistrti che concepiscono l'antimafia con rigore (senza compromessi), impunemente ripetuti a raffica, ossessivamente diffusi attrverso i più incisivi mezzi di informazione, incidono in maniera negativa sull'immagine, sulla credibilità e quindi anche sull'efficenza di chi sta semplicemente compiendo un servizio. Indebolire l'azione della magistratura significa, obiettivamente, dare più spazio e più tempo alle organizzazioni criminali, che la magistratura deve istituzionalmente combattere, per riorganizzarsi. [...]

 

 
 
 

Helder Camara

Post n°202 pubblicato il 07 Febbraio 2009 da Ganim
 
Tag: memoria

Dom Helder Camara

Oggi ricorre il centenario della nascita di questo grande uomo, una voce profetica del nostro tempo.

Su wikipedia è citata una sua frase che secondo me lo rappresenta molto:

« Quando io do da mangiare a un povero, tutti mi chiamano santo. Ma quando chiedo perché i poveri non hanno cibo, allora tutti mi chiamano comunista. »
 
(Dom Hélder Câmara)
 
 
 

stragi di stato?

Post n°201 pubblicato il 21 Gennaio 2009 da Ganim

L'ho appena ascoltato... se fosse vero è terrificante, ma una cosa è certamente vera: non se ne sente parlare affatto!


http://www.youtube.com/user/StaffGrillo


povera patria!

 
 
 

Come le volpi di Sansone

Post n°200 pubblicato il 20 Gennaio 2009 da Ganim
 

David Grossman

Come le volpi del racconto biblico di Sansone, legate per la coda a un’unica torcia in fiamme, così noi e i palestinesi ci trasciniamo l’un l’altro, malgrado la disparità delle nostre forze. E anche quando tentiamo di staccarci non facciamo che attizzare il fuoco di chi è legato a noi - il nostro doppio, la nostra tragedia - e il fuoco che brucia noi stessi. Per questo, in mezzo all’esaltazione nazionalista che travolge oggi Israele, non guasterebbe ricordare che anche quest’ultima operazione a Gaza, in fin dei conti, non è che una tappa lungo un cammino di violenza e di odio in cui talvolta si vince e talaltra si perde ma che, in ultimo, ci condurrà alla rovina.

 

Assieme al senso di soddisfazione per il riscatto dello smacco subito da Israele nella seconda guerra del Libano faremmo meglio ad ascoltare la voce che ci dice che il successo di Tsahal su Hamas non è la prova decisiva che lo Stato ebraico ha avuto ragione a scatenare una simile offensiva militare, e di certo non giustifica il modo in cui ha agito nel corso di questa offensiva. Tale successo prova unicamente che Israele è molto più forte di Hamas e che, all’occasione, può mostrarsi, a modo suo, inflessibile e brutale.

Allo stesso modo il successo dell’operazione non ha risolto le cause che l’hanno scatenata. Israele tiene ancora sotto controllo la maggior parte del territorio palestinese e non si dichiara pronto a rinunciare all’occupazione e alle colonie. Hamas continua a rifiutare di riconoscere l’esistenza dello Stato ebraico e, così facendo, ostacola una reale possibilità di dialogo. L’offensiva di Gaza non ha permesso di compiere nessun passo verso un vero superamento di questi ostacoli. Al contrario: i morti e la devastazione causati da Israele ci garantiscono che un’altra generazione di palestinesi crescerà nell’odio e nella sete di vendetta. Il fanatismo di Hamas, responsabile di aver valutato male il rapporto di forza con Tsahal, sarà esacerbato dalla sconfitta, intaserà i canali del dialogo e comprometterà la sua capacità di servire i veri interessi palestinesi. Ma quando l’operazione sarà conclusa e le dimensioni della tragedia saranno sotto gli occhi di tutti (al punto che, forse, per un breve istante, anche i sofisticati meccanismi di autogiustificazione e di rimozione in atto oggi in Israele verranno accantonati), allora anche la coscienza israeliana apprenderà una lezione. Forse capiremo finalmente che nel nostro comportamento c’è qualcosa di profondamente sbagliato, di immorale, di poco saggio, che rinfocola la fiamma che, di volta in volta, ci consuma.

È naturale che i palestinesi non possano essere sollevati dalla responsabilità dei loro errori, dei loro crimini. Un atteggiamento simile da parte nostra sottintenderebbe un disprezzo e un senso di superiorità nei loro confronti, come se non fossero adulti coscienti delle proprie azioni e dei propri sbagli. È indubbio che la popolazione di Gaza sia stata "strozzata" da Israele ma aveva a sua disposizione molte vie per protestare e manifestare il suo disagio oltre a quella di lanciare migliaia di razzi su civili innocenti. Questo non va dimenticato. Non possiamo perdonare i palestinesi, trattarli con clemenza come se fosse logico che, nei momenti di difficoltà, il loro unico modo di reagire, quasi automatico, sia il ricorso alla violenza.

Ma anche quando i palestinesi si comportano con cieca aggressività - con attentati suicidi e lanci di Qassam - Israele rimane molto più forte di loro e ha ancora la possibilità di influenzare enormemente il livello di violenza nella regione, di minimizzarlo, di cercare di annullarlo. La recente offensiva non mostra però che qualcuno dei nostri vertici politici abbia consapevolmente, e responsabilmente, afferrato questo punto critico. 2

Arriverà il giorno in cui cercheremo di curare le ferite che abbiamo procurato oggi. Ma quel giorno arriverà davvero se non capiremo che la forza militare non può essere lo strumento con cui spianare la nostra strada dinanzi al popolo arabo? Arriverà se non assimileremo il significato della responsabilità che gli articolati legami e i rapporti che avevamo in passato, e che avremo in futuro, con i palestinesi della Cisgiordania, della striscia di Gaza, della Galilea, ci impongono?

Quando il variopinto fumo dei proclami di vittoria dei politici si dissolverà, quando finalmente comprenderemo il divario tra i risultati ottenuti e ciò che ci serve veramente per condurre un’esistenza normale in questa regione, quando ammetteremo che un intero Stato si è smaniosamente autoipnotizzato perché aveva un estremo bisogno di credere che Gaza avrebbe curato la ferita del Libano, forse pareggeremo i conti con chi, di volta in volta, incita l’opinione pubblica israeliana all’arroganza e al compiacimento nell’uso delle armi. Chi ci insegna, da anni, a disprezzare la fede nella pace, nella speranza di un cambiamento nei rapporti con gli arabi. Chi ci convince che gli arabi capiscono solo il linguaggio della forza ed è quindi quello che dobbiamo usare con loro. E siccome lo abbiamo fatto per così tanti anni, abbiamo dimenticato che ci sono altre lingue che si possono parlare con gli esseri umani, persino con nemici giurati come Hamas. Lingue che noi israeliani conosciamo altrettanto bene di quella parlata dagli aerei da combattimento e dai carri armati.

Parlare con i palestinesi. Questa deve essere la conclusione di quest’ultimo round di violenza. Parlare anche con chi non riconosce il nostro diritto di vivere qui. Anziché ignorare Hamas faremmo bene a sfruttare la realtà che si è creata per intavolare subito un dialogo, per raggiungere un accordo con tutto il popolo palestinese. Parlare per capire che la realtà non è soltanto quella dei racconti a tenuta stagna che noi e i palestinesi ripetiamo a noi stessi da generazioni. Racconti nei quali siamo imprigionati e di cui una parte non indifferente è costituita da fantasie, da desideri, da incubi. Parlare per creare, in questa realtà opaca e sorda, un’alternativa, che, nel turbine della guerra, non trova quasi posto né speranza, e neppure chi creda in essa: la possibilità di esprimerci. Parlare come strategia calcolata. Intavolare un dialogo, impuntarsi per mantenerlo, anche a costo di sbattere la testa contro un muro, anche se, sulle prime, questa sembra un’opzione disperata. A lungo andare questa ostinazione potrebbe contribuire alla nostra sicurezza molto più di centinaia di aerei che sganciano bombe sulle città e sui loro abitanti. Parlare con la consapevolezza, nata dalla visione delle recenti immagini, che la distruzione che possiamo procurarci a vicenda, ogni popolo a modo suo, è talmente vasta, corrosiva, insensata, che se dovessimo arrenderci alla sua logica alla fine ne verremmo annientati.

Parlare, perché ciò che è avvenuto nelle ultime settimane nella striscia di Gaza ci pone davanti a uno specchio nel quale si riflette un volto per il quale, se lo guardassimo dall’esterno o se fosse quello di un altro popolo, proveremmo orrore. Capiremmo che la nostra vittoria non è una vera vittoria, che la guerra di Gaza non ha curato la ferita che avevamo disperatamente bisogno di medicare. Al contrario, ha rivelato ancor più i nostri errori di rotta, tragici e ripetuti, e la profondità della trappola in cui siamo imprigionati.

David Grossman -Traduzione di A. Shomroni


 
 
 

Save the Children

Post n°199 pubblicato il 17 Gennaio 2009 da Ganim
 

Un estratto da un editoriale del quotidiano israeliano Haaretz.


per chi volesse leggere l'intero articolo link


"Haaretz" 15/01/2009



The IDF has no mercy for the children in Gaza nursery schools

By Gideon Levy



[...]The public's shocking indifference to these figures is incomprehensible. A thousand propagandists and apologists cannot excuse this criminal killing. One can blame Hamas for the death of children, but no reasonable person in the world will buy these ludicrous, flawed propagandistic goods in light of the pictures and statistics coming from Gaza.
One can say Hamas hides among the civilian population, as if the Defense Ministry in Tel Aviv is not located in the heart of a civilian population, as if there are places in Gaza that are not in the heart of a civilian population. One can also claim that Hamas uses children as human shields, as if in the past our own organizations fighting to establish a country did not recruit children.
A significant majority of the children killed in Gaza did not die because they were used as human shields or because they worked for Hamas. They were killed because the IDF bombed, shelled or fired at them, their families or their apartment buildings. That is why the blood of Gaza's children is on our hands, not on Hamas' hands, and we will never be able to escape that responsibility. [...]

 
 
 

JOVANOTTI "A TE"

 

LE NUVOLE...


difficile capire perchč mi piace tanto questa poesia...

 

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