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In ricordo di Zio Pino

Post n°223 pubblicato il 15 Settembre 2009 da Ganim
 
Tag: memoria
Foto di Ganim

Il 15 settembre del 1993 veniva ucciso un prete del quartiere brancaccio di Palermo, un vero pericolo per la mafia. La mafia non ama chi la ostacola, chi lavora davvero per il bene comune, per il bene del "suo" popolo. Ma che colpa aveva questo prete? Forse semplicemente amava la verità!

Per ricordare Don Pino Puglisi a me piace riportare questo "sketch" di Ficarra e Picone.

 
 
 

8 settembre

Post n°222 pubblicato il 08 Settembre 2009 da Ganim

Avrei voluto scrivere qui dell'8 settembre. Mi pareva fosse il caso di ricordare quella drammatica data che segna un tragico periodo della nostra storia. Ad essa sono legati eventi drammatici, eventi eroici, eventi ignominiosi eppure è storia patria.

Ricordare l'eccidio degli italiani di Cefalonia, ricordare la fuga dei vertici del nostro Stato, ricordare la resistenza per la difesa di Roma è ricordare chi siamo, quale sia il nostro passato per ritrovare le radici della nostra storia in momenti tanto poco edificanti del nostro presente.

Avrei voluto ricordare... ma mi duole leggere le esternazioni del nostro presidente del consiglio. Riporto la notizia come l'ho letta dall'agenzia di stampa.

Voler accertare la verità sulle stragi (sono più che semplici fatti) di quegli anni in cui morirono autentici servitori dello Stato che, loro si, lavoravano per il bene comune del Paese. Voler sapere cosa c'era nella strategia stragista della mafia che "parlava" uccidendo vittime innocenti e non solo personaggi scomodi per i suoi interessi. E' chiaro che inviava messaggi, intimidazioni allo Stato, a tutti noi; ed è dovere dello Stato fare luce su quegli avvenimenti ed è per il bene comune conoscere la verità. Per quanto riguarda i soldi sono convinto che sono meglio spesi di quelli che mi hanno chiesto per andare a votare due volte anzicchè una sola nel giro di pochi giorni; sono meglio spesi di quelli che mi chiedono e mi chiederanno per aver regalato l'Alitalia a pochi amici; sono meglio spesi di quelli che servono per finanziare opere pubbliche di sospetta utilità quale può essere il ponte sullo stretto.

Nè l'8 settembre nè mai si dovrebbe dire... "chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scordiamoci del passato...." soprattutto quando di mezzo c'è la verità, c'è il sangue degli italiani, c'è la libertà dai regimi mafiosi che hanno insanguinato e soggiogano il paese.

 
 
 

Libero davvero...

Post n°221 pubblicato il 29 Agosto 2009 da Ganim
 
Tag: memoria
Foto di Ganim

Ricevuta la richiesta di pizzo, denuncia i suoi estorsori, sia alle forze dell'ordine, sia pubblicamente con una lettera al "Giornale di Sicilia" del 10 gennaio 1991. La decisione di combattere la mafia incontra il consenso della sua famiglia, ma gli procura anche l'isolamento dei suoi colleghi, che subiscono l'estorsione del pizzo. L'11 aprile 1991 è invitato alla trasmissione televisiva "Samarcanda" per parlare della sua lotta solitaria, rendendo il caso noto a livello nazionale e divenendo simbolo di lotta alla mafia. Il suo esempio di ribellione non può essere tollerato dai mafiosi, che lo uccidono il 29 agosto 1991

una curiosità: il suo nome, o piuttosto l’aggettivo, com'egli stesso affermava, gli era stato imposto per tramandare la memoria del sacrificio di Giacomo Matteotti. Il nome segna così il destino di colui che muore per affermare la propria libertà.

 
 
 

Ancora due vittime della mafia da ricordare

Post n°220 pubblicato il 06 Agosto 2009 da Ganim
 
Tag: memoria

Ieri un post per commemorare Antonino Agostino oggi un nuovo post per commemorare altri due operatori di giustizia.

Ninni Cassarà - Castelvetrano Selinunte

E' il 6 agosto 1985, Antonino Cassarà, detto Ninni, dirigente della sezione Investigativa rientra a casa sita in viale Croce Rossa, 41. L'alfetta è blindata, Ninni sa che dopo la morte di Beppe Montana, suo amico e maestro, è nel mirino di Cosa Nostra. E' per questo che da una settimana vive barricato negli uffici della squadra mobile. Il 6 decide di tornare a casa. Ad attenderlo un gruppo di nove uomini armati di fucile AK-47 (il Kalashnikov) appostati nella palazzina in costruzione di fronte alla sua abitazione. L'agente Roberto Antiochia apre lo sportello a Cassarà e quasi subito i due vengono investiti da una pioggia di proiettili (si conteranno circa 100 bossoli). Cassarà riesce a trascinarsi fino alle scale di ingresso della palazzina dove morirà fra le braccia della moglie che affacciata al balcone ha visto tutta la scena insieme alla figlia. Alla sua richiesta di aiuto nessuno risponde.
Un altro agente, Natale Mondo, rimase illeso nascondendosi sotto l'auto blindata. Chi fu la talpa? Chi informò il commando che Ninni stava tornando a casa?
 
Sempre il 6 agosto ma del 1980 viene ucciso in strada il Procuratore Capo della Repubblica della città di Palermo. Una delle più accreditate ricostruzioni del movente è legata al fatto che egli avesse firmato personalmente dei mandati di cattura nei confronti del boss Rosario Spatola ed alcuni dei suoi uomini. Che altri suoi colleghi si erano rifiutati di firmare! Non credo ci siano parole migliori per ricordarlo di quelle che la moglie Rita Bartoli Costa pronunciò nel 2000 durante la Messa di commemorazione...

"Vent’anni fa, in un caldo pomeriggio di Agosto, nella parte alta di via Cavour, senza scorte, mentre era fermo a guardare i libri esposti in una bancarella, un killer di mafia, indisturbato, in tutta tranquillità, aggrediva alle spalle, uccidendolo, mio marito, Gaetano Costa, Procuratore Capo della repubblica di questa città, colpevole di aver sempre fatto rispettare le leggi dello Stato da ogni forma di prevaricazione criminale, in difesa della società di questa Repubblica.Ho deciso, in questo ventesimo anniversario di prendere io la parola per commemorarlo, credo giustamente, perché sono la persona che meglio di ogni altra ne ha conosciuto il non comune spessore umano sia nel privato che nel pubblico.Come i suoi colleghi ben ricorderanno, Gaetano Costa è stato magistrato di grande valore e di indiscussa preparazione e ciò malgrado non ebbe la dovuta solidarietà, diciamo, dal suo ufficio e da chi aveva il sacrosanto dovere di difendere il suo modo di amministrare la giustizia.

Io non voglio fare polemica con nessuno, perché ritengo che gli anni coprano tante cose, coprono con una coltre di silenzio vizi e anche virtù.

E gli anni che passano pesano sulle mie spalle e sono tanti e mi avvicinano, in fretta, al grande viaggio senza ritorno; e davanti a Dio credo sia giusto che ci si presenti senza rancori, ma dopo tanti anni non posso non dire che mi mortifica e che mi addolora ancora dover prendere atto che tra i tanti pentiti che hanno parlato di tutto e del contrario di tutto, nessuna ha saputo dire dell’uccisione del Procuratore Costa.

Fatta eccezione del cosiddetto "principe dei pentiti" il signor Buscetta, che parlò del delitto Costa come da copione valido a scagionare tutti addossandone la sola responsabilità a un certo mafioso "allora emergente" il quale era convinto che uccidendo Costa, avrebbe dimostrato tutta la sua forza ai grandi capi.

Dopo vent’anni ho il diritto di pensare che i mandanti del delitto Costa non si sono voluti cercare né trovare, nel rispetto della logica dominante secondo la quale i morti sono morti e i vivi debbono sopravvivere e magari fare carriera ed essere rispettati.

Conseguentemente invito tutti dall’onorevole Ministro della Giustizia all’ultimo uditore voglioso di amministrarla alla maniera di Gaetano Costa, di non dimenticare che in questa città è stato assassinato dalla mafia, dai suoi ispiratori, dai suoi suggeritori , dai suoi protettori e dalla indifferenza, un Uomo giusto che ancora non riposa in pace perché non ha avuto giustizia anche se è morto per l’affermazione della stessa.

Io oggi, dopo vent’anni, parlo non solo come donna privata, ma come cittadina delusa e mortificata nelle sue aspettative di giustizia.

Mi rimetto alla loro coscienza a alla loro sensibilità Signori Magistrati, perché la Giustizia è la più importante delle amministrazioni dello Stato e, anche se tanti anni sono passati, loro non dovranno mai dimenticare la solitudine in cui Gaetano Costa fu lasciato, solo, a contrastare l’impatto con la criminalità di questa città: e il modo ancor mi offende e offende i miei figli".

 
 
 

L'omicidio dell'agente Agostino

Post n°219 pubblicato il 05 Agosto 2009 da Ganim
 
Tag: memoria

Il 5 agosto 1989  il poliziotto Antonino Agostino, veniva ucciso a Villagrazia di Carini (Pa). Nell’agguato perse la vita anche la  moglie incinta di cinque mesi. Questo poliziotto è stato ucciso per quello che sapeva, ma molto probabilmente non è stata la mafia ad ucciderlo visto che a fronte delle richieste avanzate dai magistrati inquirenti nei confronti dei servizi segreti è stato opposto il segreto di stato (anche sull'archivio Genchi hanno posto il segreto di Stato; vuoi vedere che la mafia non esiste o al più è un segreto di Stato????)

Il senatore Lumia, membro della commissione antimafia così mala-mente guidata da Pisanu, ha detto: “L’assassinio dell’agente Antonino Agostino è un’altra triste vicenda che umilia la nostra democrazia”, ed ancora “Bisogna avere il coraggio – conclude Lumia - di andare fino in fondo e abbattere tutti gli ostacoli, soprattutto quelli che vengono frapposti per custodire i cosiddetti segreti di Stato”.

 

"Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos'è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore...
ma non vi danno un po' di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?"

(Povera Patria - Franco Battiato)

 
 
 

JOVANOTTI "A TE"

 

LE NUVOLE...


difficile capire perchč mi piace tanto questa poesia...

 

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