Si nasce così, non si diventa.I neurologi rivelano che negli onesti non si 'accendono' certe aree legate al controllo e alle decisioni ROMA - Facciamocene tutti una ragione. Onesti si nasce, non si diventa. E non c'è nessuna terapia riabilitativa che consentirà ai malfattori di ravvedersi e agli onesti di comportarsi in modo delinquenziale. Come spesso accade, è tutta una questione di cervello. Lo hanno dimostrato due studiosi della Harvard University di Boston.I due hanno messo a punto un "test dell'onestà" che permette di capire chi è di indole onesta e chi, se ne ha l'occasione, tende ad imbrogliare il prossimo. Il test si basa su un gioco in realtà molto semplice. I partecipanti scommettono sull'esito del lancio di una moneta, il classico "testa o croce". Nella prima parte del gioco, prima del lancio, i volontari scrivono su un foglio la loro previsione. Nella seconda invece, devono dire, a lancio avvenuto, se avevano previsto giusto. Sta dunque a loro dire se hanno vinto o meno la scommessa. E' ovvio che questa dichiarazione sta alla loro onestà personale, perché potrebbero imbrogliare e dire di aver 'azzeccato' l'esito del lancio e quindi vinto la scommessa. Eppure, in molti casi i volontari sembrano rispondere con onestà senza approfittare dell'opportunità di imbroglio; mentre altri tra loro imbrogliano di certo, dicendo di aver previsto bene l'esito del lancio. A questo punto entrano in gioco i neurologi, con il monitoraggio di aree del cervello dei partecipanti, come la corteccia prefrontale, legate alle decisioni e al controllo dei comportamenti, usando la risonanza magnetica funzionale. Il risultato? Nel cervello dei "naturalmente onesti" non si accendono queste aree prima di dichiarare se hanno vinto o perso la scommessa; viceversa esse si accendono nel cervello dei cosidetti imbroglioni. Secondo i neurologi, tutto questo significa che l'onestà è un comportamento di default che non richiede autocontrollo da parte del cervello. Per gli onesti, dunque, non vale il detto "l'occasione fa l'uomo ladro". I disonesti, invece, devono pensare al fatto se sfruttare o meno l'occasione di imbrogliare e, alla fine, se ne hanno la possibilità, lo fanno.
L'onestà? Dipende dal cervello
Si nasce così, non si diventa.I neurologi rivelano che negli onesti non si 'accendono' certe aree legate al controllo e alle decisioni ROMA - Facciamocene tutti una ragione. Onesti si nasce, non si diventa. E non c'è nessuna terapia riabilitativa che consentirà ai malfattori di ravvedersi e agli onesti di comportarsi in modo delinquenziale. Come spesso accade, è tutta una questione di cervello. Lo hanno dimostrato due studiosi della Harvard University di Boston.I due hanno messo a punto un "test dell'onestà" che permette di capire chi è di indole onesta e chi, se ne ha l'occasione, tende ad imbrogliare il prossimo. Il test si basa su un gioco in realtà molto semplice. I partecipanti scommettono sull'esito del lancio di una moneta, il classico "testa o croce". Nella prima parte del gioco, prima del lancio, i volontari scrivono su un foglio la loro previsione. Nella seconda invece, devono dire, a lancio avvenuto, se avevano previsto giusto. Sta dunque a loro dire se hanno vinto o meno la scommessa. E' ovvio che questa dichiarazione sta alla loro onestà personale, perché potrebbero imbrogliare e dire di aver 'azzeccato' l'esito del lancio e quindi vinto la scommessa. Eppure, in molti casi i volontari sembrano rispondere con onestà senza approfittare dell'opportunità di imbroglio; mentre altri tra loro imbrogliano di certo, dicendo di aver previsto bene l'esito del lancio. A questo punto entrano in gioco i neurologi, con il monitoraggio di aree del cervello dei partecipanti, come la corteccia prefrontale, legate alle decisioni e al controllo dei comportamenti, usando la risonanza magnetica funzionale. Il risultato? Nel cervello dei "naturalmente onesti" non si accendono queste aree prima di dichiarare se hanno vinto o perso la scommessa; viceversa esse si accendono nel cervello dei cosidetti imbroglioni. Secondo i neurologi, tutto questo significa che l'onestà è un comportamento di default che non richiede autocontrollo da parte del cervello. Per gli onesti, dunque, non vale il detto "l'occasione fa l'uomo ladro". I disonesti, invece, devono pensare al fatto se sfruttare o meno l'occasione di imbrogliare e, alla fine, se ne hanno la possibilità, lo fanno.