IO E I MIEI COCCI

Di un tesoro e di un dolore (passeggero)


Come patisco la tua lontananza.La distanza a cui mi tieni.Mascherandola poi con atteggiamenti che poco comprendo. Io e te spesso ci siamo capite senza parlare, abbiamo avuto il dono di trovarci mentre vagavamo ognuna nel suo mondo, forse nemmeno troppo soddisfatte.Siamo diventate sorelle senza avere lo stesso sangue. Molte volte abbiamo sentito l’una lo stesso dolore dell’altra, facendo i turni nelle nostre sfighe.Abbiamo superato insieme qualche periodo negativo e avuto lo stesso identico desiderio di passare tutto il tempo “buono” che ci era concesso, insieme.Amo il tuo bambino come se fosse il mio e aspetto con impazienza di  farti diventare zia per vedere quella stessa gioia mia anche nei tuoi occhi. Occhi così belli e che non san nasconder niente (“nemmeno quanto tu sia intelligente”).Soffro il tempo che il quotidiano ci costringe a passare lontane e se cerco di tirarmi su in un momento di sconforto il mio pensiero corre da te, da voi, a quanto siamo in grado di ridere fino alle lacrime per le cose più assurde, alla nostra impareggiabile capacità di stare bene insieme anche addormentandoci tutti e cinque davanti alla tv, alla naturale disinvoltura tra noi tipica soltanto di persone della stessa famiglia. Ma noi siamo una famiglia.Quando rifletto sul passato, mi accorgo che ci sei sempre stata (quando il tempo non passava / non passava la nottata / eri solo più lontana / ma tu ci sei sempre stata)E se la mia testa azzarda un passo verso il futuro, non lo posso nemmeno immaginare senza te. E allora, dì, adesso, dove sei?